La richiesta degli Apostoli indirizzata a Gesù in questo brano evangelico, quella cioè di aumentare la loro fede, dovrebbe essere il cuore anche della nostra preghiera quotidiana. Tante volte il contenuto della nostra preghiera si orienta su cose molto materiali, che seppure lecite da chiedere, ci portano a trascurare ciò che è essenziale alla nostra vita, ossia la crescita nel nostro rapporto unico con Dio. Che cos’è infatti la fede, se non una relazione profonda con il Signore? Essa si presenta come lo spazio in cui ciascuno si riconosce insufficiente davanti a Lui, avvertendone il bisogno, nella certezza che solo Lui può realizzare veramente la nostra salvezza.
Oggi, in riferimento alle altre religioni, si tende a parlare di “fedi”. In realtà, la fede in senso stretto, ossia intesa come virtù teologale, con due elementi caratterizzanti, vale a dire la sua dimensione oggettiva (le verità di fede da credere) e la sua dimensione soggettiva (l’atto di fede con cui si crede), è caratteristica unica della fede cristiana, fondata sulla rivelazione dell’Antico e del Nuovo Testamento. Come è evidente in numerosi passi del Vangelo, anche nella vita cristiana, come nello stesso discepolato, la fede non è qualcosa che si possa tenere per dato, in quanto c’è sempre il rischio di ridurla a semplici atti di religione, ossia ad una serie di azioni esterne da compiere, di riti da espletare o di pratiche da svolgere.
La fede cristiana, invece, si fonda su questa relazione amorosa con il Signore, che richiede di essere vivificata, coltivata e approfondita quotidianamente. Molto illuminanti, sul senso della fede, sono le parole di Papa Francesco, nella sua prima Enciclica: “La fede, che riceviamo da Dio come dono soprannaturale, appare come luce per la strada, luce che orienta il nostro cammino nel tempo. Da una parte, essa procede dal passato, è la luce di una memoria fondante, quella della vita di Gesù, dove si è manifestato il suo amore pienamente affidabile, capace di vincere la morte. Allo stesso tempo, però, poiché Cristo è risorto e ci attira oltre la morte, la fede è luce che viene dal futuro, che schiude davanti a noi orizzonti grandi, e ci porta al di là del nostro “io” isolato verso l’ampiezza della comunione. Comprendiamo allora che la fede non abita nel buio; che essa è una luce per le nostre tenebre” (Francesco, Lumen Fidei, n. 4).
Di quanta fede c’è bisogno? Il paragone di Gesù con il chicco di senape fa capire che ne basta davvero poca dal punto di vista della quantità. Quello che si esige, invece, è la qualità di questo atto di fede, che per permettere alla potenza di Dio di agire efficacemente nella nostra vita, deve essere totalizzante e profondo. La fede, tuttavia, non elimina dalla nostra vita le zone d’ombra che pur rimangono, ma ci consente di porre i nostri passi su luoghi sicuri, guidandoci in sicurezza, giorno dopo giorno, ora dopo ora, alla meta, che è l’eternità senza fine. Entrare nella spirale della fede, tuttavia, richiede – come sottolinea Gesù nella parabola finale – un modo di fare che sia libero da qualsiasi calcolo. Chi pensa di vivere il rapporto con Dio nell’ottica del dare/ricevere, o nell’attesa della ricompensa, è fuori dalla logica del Vangelo.
Gesù stesso si è comportato più come il servo di questa parabola, che non come il padrone, mettendosi al servizio dell’umanità solo per amore. Così, ogni discepolo non può essere diverso dal suo Maestro: egli è chiamato a credere, sperare, amare ed agire sempre per pura e amorosa gratuità, non aspettandosi nulla in cambio, ma sentendosi sempre servo, che non ha niente da reclamare davanti al suo padrone, ma solo da attendere il dono della vita eterna.
Fonte – il blog di don Luciano
Letture della
XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C
Prima Lettura
Il giusto vivrà per la sua fede.
Dal libro del profeta Abacuc
Ab 1,2-3;2,2-4
Fino a quando, Signore, implorerò aiuto
e non ascolti,
a te alzerò il grido: «Violenza!»
e non salvi?
Perché mi fai vedere l’iniquità
e resti spettatore dell’oppressione?
Ho davanti a me rapina e violenza
e ci sono liti e si muovono contese.
Il Signore rispose e mi disse:
«Scrivi la visione
e incidila bene sulle tavolette,
perché la si legga speditamente.
È una visione che attesta un termine,
parla di una scadenza e non mentisce;
se indugia, attendila,
perché certo verrà e non tarderà.
Ecco, soccombe colui che non ha l’animo retto,
mentre il giusto vivrà per la sua fede».
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Dal Sal 94 (95)
R. Ascoltate oggi la voce del Signore.
Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia. R.
Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
È lui il nostro Dio
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce. R.
Se ascoltaste oggi la sua voce!
«Non indurite il cuore come a Merìba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova
pur avendo visto le mie opere». R.
Seconda Lettura
Non vergognarti di dare testimonianza al Signore nostro.
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
2 Tm 1,6-8.13-14
Figlio mio, ti ricordo di ravvivare il dono di Dio, che è in te mediante l’imposizione delle mie mani. Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza.
Non vergognarti dunque di dare testimonianza al Signore nostro, né di me, che sono in carcere per lui; ma, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo.
Prendi come modello i sani insegnamenti che hai udito da me con la fede e l’amore, che sono in Cristo Gesù. Custodisci, mediante lo Spirito Santo che abita in noi, il bene prezioso che ti è stato affidato.
Parola di Dio
Vangelo
Se aveste fede!
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 17, 5-10
In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!».
Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.
Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».
Parola del Signore