Commento al Vangelo di domenica 6 novembre 2016 – mons. Giuseppe Mani

La liturgia della Parola di questa domenica ci mette davanti dei testi difficili. Ci mette dinanzi il fatto della Resurrezione, uno dei punti più impegnativi della nostra fede. Nella prima lettura siamo dinanzi a questi fratelli che accettano la distruzione del loro corpo perché credono nella resurrezione.(1lettura). La seconda è la prospettiva di essere come gli angeli del cielo, privati di quelle relazioni che fanno la gioia della vita. (2 lettura). Si ha l’impressione che la vita eterna non salvi la nostra vita attuale ma gli succeda, completamente estranea a ciò che siamo e viviamo. Cominciamo con questa seconda difficoltà.

[ads2]Il mondo della resurrezione. E’ impossibile rappresentare la “vita eterna”. Per noi è un’affermazione della fede non una descrizione. La scrittura ci propone delle immagini di gioia: banchetti, nozze ecc… ma non sono che immagini che non vogliono dire che una cosa: felicità. Ma ci sono molti modi di concepire la felicità. La prima sarebbe quella portata da Cristo, veramente disastrosa, se non avesse niente a che vedere con la nostra “un altro mondo”. La vita attuale non sarebbe che una specie di esame di passaggio, una prova. Una volta superata la prova lo studente passa alle classi superiori dimenticando il passato, distruggendo i sudati quaderni per affrontare la professione. In questa prospettiva la vita attuale perde ogni valore e ogni consistenza, non è più “salvata”.

Ciò che sarebbe salvato sarebbe l’uomo nudo e crudo senza la sua storia. Credo invece che quello che è salvato è tutto l’uomo con la sua storia. E’ il tempo, il nostro tempo. Tutto ciò che è esistito è vivente davanti a Dio, per Lui è attuale. E’ dunque questo mondo che è salvato(non c’è che un mondo diverso dal nostro) anche se diventa un altro, trasfigurato. Niente di ciò che siamo e facciamo è perduto. O meglio tutto ciò che porta anche la minima quantità di amore resterà perché soltanto l’amore resta.

“Non si sposeranno”. E’ impensabile che “essi non si sposeranno”possa essere una privazione perché tutto ciò che noi viviamo è salvato e trasfigurato. Al di la della morte ciò che la coppia umana ha cercato di realizzare attraverso la relazione sessuale si compie nel senso che viene superata e compiuta ogni distanza tra i due e che l’amore cercava di colmare. I due son diventeranno davvero una cosa sola perché l’amore viene realizzato nella sua pienezza. Senza dubbio il piacere è un’anticipazione attuale di questo compimento come la castità lo è alla maniera di profezia. La relazione uomo e donna non è compromessa ma completata.

Era la ragione che portavo continuamente a mia sorella rimasta vedova che, desiderando rivedere suo marito chiedeva al fratello prete se in paradiso la avrebbe incontrato e sarebbe potuta stare per sempre con lui. San Giovanni Crisostomo ritiene che il matrimonio continua oltre la morte perché”l’amore è più forte della morte”…

Commento a cura di mons. Giuseppe Mani dal sito www.lamiavocazione.it.

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XXXII Domenica del Tempo Ordinario – Anno C

27Gli si avvicinarono alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: 28«Maestro, Mosé ci ha prescritto: Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. 29C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. 30Allora la prese il secondo 31e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. 32Da ultimo morì anche la donna. 33La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». 34Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; 35ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: 36infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. 37Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosé a proposito del roveto, quando dice: Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. 38Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».

  • 06 – 12 Novembre 2016
  • Tempo Ordinario XXXII, Colore verde
  • Lezionario: Ciclo C | Anno II, Salterio: sett. 4

Fonte: LaSacraBibbia.net

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