Don Mauro Manzoni di graficapastorale.it, propone una riflessione sul brano del Vangelo di domenica prossima, 6 novembre 2016.
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[ads2]Nel Vangelo spesso incontriamo persone, o gruppi di persone, che con domande sottili e capziose tentano di mettere in difficoltà Gesù. E’ il caso di questo gruppo di Sadducei, con il racconto dei sette fratelli preoccupati soltanto di assicurare una discendenza e che considerano una donna non come oggetto di una realtà d’amore, ma come strumento da utilizzare: questa donna, nella risurrezione, di chi sarà moglie?
Addirittura ripugnante appare questa domanda tranello. Ripugnante perché tradisce una mentalità e una rivendicazione di diritto di proprietà su una persona. Ed è sciocco, o meglio artificioso, tante volte il modo come ci facciamo certe domande riguardanti la nostra fede.
Come dobbiamo immaginare l’aldilà? Il fatto è che dobbiamo credere nell’aldilà, non immaginarlo e nemmeno azzardarci a descriverlo: io credo, ma mi rifiuto di pensare al come. Il mistero quando non è circondato da rispetto e discrezione, rischia di venir profanato, banalizzato dalla curiosità. E dalla banalizzazione al ridicolo, il passo è breve.
Ogni immaginazione dell’altra vita è sempre un prolungamento della mia esperienza. Tutti i paradisi immaginati dagli uomini sono fittizi. Io non ho bisogno di sapere come è il paradiso e che cosa ci farò. Dico solo che mi fido della fantasia di Dio, non della costruzione della mia immaginazione.
La mia fede nella risurrezione è basata su un Dio amante della vita, su un Dio che non è un Dio dei morti, ma dei vivi. Cristo, se ha allacciato questo rapporto con noi, son certo che non può spegnere il fuoco, non può spezzare il filo o interromperne la storia e questo mi basta. Per il resto, sono sicuro che il Dio dell’amore sorprendente e sempre nuovo non può essere il Dio della noia.
San Paolo ci ricorda di tener duro, fidandoci in Colui che ci ha amato. Dopo provvederà Lui, il Signore della vita.
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XXXII Domenica del Tempo Ordinario – Anno C
- Colore liturgico: verde
- 2 Mac 7, 1-2. 9-14; Sal 16; 2 Ts 2, 16 – 3, 5; Lc 20, 27-38
27Gli si avvicinarono alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: 28«Maestro, Mosé ci ha prescritto: Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. 29C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli.
30Allora la prese il secondo 31e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. 32Da ultimo morì anche la donna. 33La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». 34Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; 35ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: 36infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio.
37Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosé a proposito del roveto, quando dice: Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. 38Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».
- 06 – 12 Novembre 2016
- Tempo Ordinario XXXII, Colore verde
- Lezionario: Ciclo C | Anno II, Salterio: sett. 4
Fonte: LaSacraBibbia.net