Commento al Vangelo di domenica 6 Maggio 2018 – p. Alessandro Cortesi op

“Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo scese sopra tutti coloro che ascoltavano il discorso. E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si meravigliarono che anche sopra i pagani si effondesse il dono dello Spirito Santo”

Non di conversione di Cornelio si tratta. Piuttosto di conversione di Pietro. Ed è provocazione anche per noi ad un cambiamento di orizzonte per il nostro credere.

Un racconto affascinante è situato nel libro degli Atti, là dove l’attenzione si focalizza sul cammino di Pietro: narra di un cambiamento e di un’apertura e respira di quell’aria nuova che entra da finestre spalancate. Dove soffia lo Spirito.

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Tutto inizia con due visioni in due luoghi diversi. A Cesarea, Cornelio, ufficiale dell’esercito romano, uomo religioso è spinto ad inviare suoi uomini per invitare a casa sua un certo Simone. Anche Simone (Pietro) a Giaffa ha una visione: una grande tovaglia ripiena di ogni genere di cibi gli è presentata innanzi con tanti cibi: “Non devi considerare impuro quello che Dio ha dichiarato puro”. Mentre cercava di capire il significato di quel sogno – segno di una chiamata di Dio ad uscire dai suoi schemi religiosi – giungoro gli inviati da parte di Cornelio. Pietro accoglie, pur con qualche resistenza, l’invito e li fa entrare e li ospita. E’ lo Spirito che ha spinto Cornelio ed è lo Spirito che invia Pietro: ‘alzati e và con loro senza paura, perché li ho mandati io da te’. E’ lo Spirito che apre ad ospitare l’altro nella propria casa.

Così Pietro si reca a Cesarea ed entra nella casa di un pagano. Qui la sua vita si apre ad una scoperta nuova. Cornelio lo accoglie andandogli incontro. Pietro si lascia prendere dalla novità di Dio: in quell’esperienza d’incontro lo ha infatti accompagnato ad un nuovo modo di concepire la vita: non si deve evitare nessun uomo come impuro. In ogni volto che vive la ricerca e l’incontro c’è un messaggio di Dio stesso.

Pietro parla così di Gesù e lo Spirito scende. L’intera vicenda è guidata dallo Spirito. Negli incontri ordinari è all’opera lo Spirito santo, per vie non programmabili e non racchiudibili entro schemi prefissati. Discepolo è chi si mette in ascolto di ciò che lo Spirito suggerisce. Dio non fa preferenze, non genera esclusioni, il suo progetto non è quello di appartenenze religiose che tengono fuori.

L’episodio è così il racconto di due cambiamenti. C’è quello di Cornelio che scopre Gesù scorgendo nel suo cammino umano il dono di Dio, già presente nella sua ricerca e nella sua vita. E c’è quello di Pietro. La sua conversione è esempio di una chiamata continua per la chiesa stessa. Nell’andare incontro, nel dialogare, nel superare la distanza e la diffidenza, si può scoprire l’agire dello Spirito che sempre precede, spinge ad uscire, fa scoprire l’ospitalità da offrire e ricevere. L’annuncio del vangelo non può essere racchiuso entro confini di privilegi né in una religione fatta di prescrizioni e di decreti. Tra queste conversioni si situa il nostro cammino anche oggi.

‘Vi ho chiamati amici’. E’ l’ultima parola che Gesù lascia ai suoi. Quasi una definizione di cosa vorrebbe per la sua comunità: una comunità dove l’amicizia sia possibile, dono e quotidianità. L’amicizia è andare oltre i confini, uscire dai territori stabiliti, di appartenenze a gruppi, a popoli, a culture determinate, a religioni che si fanno sistemi che rinchiudono. Amicizia è parola che evoca percorsi aperti, un guardare gli altri non dal piedistallo di una pretesa superiorità, ma lo scendere da cavallo, da prestigio e potere per guardare negli occhi e riconoscersi specchiati nello sguardo dell’altro, inermi e partecipi del medesimo destino, con ele medesime domande nel cuore. Amicizia è non progettare una società di padroni e servi, ma relazioni in cui vi è riconoscimento e comprensione. Amico è parola che accoglie e costruisce intimità, conoscenza di chi comprende fragilità e fatiche. Gesù chiama i suoi con la parola impegnativa ‘amici’ e chiede loro di uscire dalla mentalità dei servi, per camminare nella libertà di chi si sa accolto.

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VI Domenica del Tempo di Pasqua

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Gv 15, 9-17
Dal Vangelo secondo Giovanni

9Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. 10Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. 11Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. 12Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. 13Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. 14Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. 15Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. 16Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. 17Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 06 – 12 Maggio 2018
  • Tempo di Pasqua VI
  • Colore Bianco
  • Lezionario: Ciclo B
  • Anno: II
  • Salterio: sett. 2

Fonte: LaSacraBibbia.net

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