Commento al Vangelo di domenica 6 Maggio 2018 – ElleDiCi

DIO CI CHIAMA TUTTI

La meditazione sul mistero pasquale ci riporta, ogni domenica, su quello che ne costituisce il centro e la sorgente: l’amore di Dio per noi, e sulla risposta a cui quest’amore c’impegna: amare Dio, amare il prossimo.

Dio ama e chiama tutti

Nella la lettura non si parla di amore, ma l’amore di Dio si manifesta, in concreto, nella chiamata alla fede di un ufficiale pagano, Cornelio. Se a noi il fatto non dice nulla di straordinario, non era così per la prima comunità cristiana, composta solo di Ebrei, per i quali l’accesso alla fede in Cristo era condizionato alla circoncisione e all’osservanza della legge di Mosè. La grande novità rivelata da Dio a Pietro, che apriva la Chiesa anche ai pagani senza passare attraverso la legge mosaica, sarà per un pezzo oggetto di vivaci controversie.
Ma l’amore di Dio ormai si rivela in pieno e non fa distinzioni: «Dio non fa preferenze di persone, ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto».

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Dio chiama tutti. Quando la Chiesa minaccia di farsi ghetto, quando dei cristiani guardano senza amore a quelli che non praticano, o non credono, od osteggiano i credenti, come a gente dell’«altra sponda», cessano di essere cristiani. Quando dei cristiani si dimenticano dei tre quarti di fratelli (quattro miliardi!) sparsi per il mondo, che non sono cristiani o neppure credenti o atei dichiarati e militanti, si possono veramente chiamare cristiani? Eppure c’è chi pensa che dopo il Concilio le missioni non siano più attuali; tanto, Dio salva tutti, «non fa preferenze di persone». Certo, quel che dice il Concilio (ma l’aveva detto prima la Parola di Dio) è confortante: «Quelli che senza colpa ignorano il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa, e tuttavia cercano sinceramente Dio, e coll’aiuto della grazia si sforzano di compiere con le opere la volontà di Dio, conosciuta attraverso il dettame della coscienza, possono conseguire la salvezza eterna» (Lumen Gentium, 16). Ma il Concilio aggiunge poco dopo: «Molto spesso gli uomini, che, ingannati dal maligno, hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e hanno scambiato la verità divina con la menzogna, servendo la creatura piuttosto che il Creatore, oppure vivendo e morendo senza Dio in questo mondo, sono esposti alla disperazione finale. Perciò per promuovere la gloria di Dio e la salvezza di tutti costoro, la Chiesa, memore del comando del Signore che dice: “Predicate il Vangelo a ogni creatura” (Mc 16,15), promuove con ogni cura le missioni».

Ma Pietro, che ha proclamato il disegno di salvezza che vuol raggiungere tutti gli uomini, annunzia (in un tratto omesso nella la lettura) Gesù di Nazaret, che «passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo» (At 10,38), che fu messo in croce e risuscitato e ordinò ai discepoli di proclamarlo al popolo salvatore e giudice. La salvezza verrà a Cornelio e ai suoi familiari con la venuta dello Spirito Santo e col battesimo. Dunque, o Chiesa missionaria, o niente Chiesa! Missionaria verso i vicini, i tanti per i quali Cristo è uno sconosciuto, missionaria per i popoli lontani, ai quali non è ancora pervenuta la buona novella.

«Dio è amore»

Perché Dio chiama, perché vuole rivelare e donare la salvezza, donando se stesso? Perché ama. Non c’è altra spiegazione. Che cosa poteva attendersi Dio da noi? «Chi gli ha dato qualcosa per primo, sì che abbia a riceverne il contraccambio?» (Rm 11,35). Dio chiama perché ama. Ma s. Giovanni va più in là: «Dio è amore». La stessa affermazione la ripeterà poco dopo. Qui bisogna ascoltare s. Agostino, il cantore dell’amore: «”Dio è amore”. Cosa si poteva dire di più, o fratelli? Se nient’altro si dicesse in tutte le pagine di questa lettera in lode dell’amore, se niente si dicesse in tutte le altre pagine della Bibbia, e solo questa parola avessimo udito dalla bocca dello Spirito di Dio, non dovremmo chiedere nulla di più».

Amore che dona e che si dona. Dio amore si è donato nel Figlio che ci ha mandato come salvatore: « In questo si è manifestato l’amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui». Dio ci ha amati per primo, ci ha prevenuti col suo amore: «Non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati».

Ci crediamo? Perché, allora, pensiamo così poco a Dio padre nostro, al Figlio che si è sacrificato per noi, allo Spirito Santo che è sceso su noi come su quelli che ascoltavano Pietro? Perché ci abbandoniamo allo sconforto? Perché preghiamo poco e male?

Il Padre ci ama, Gesù ci ama. «Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi». Ci ha amati, dirà poco dopo, d’un amore che non potrebbe essere più grande, fino a dare la vita per noi. La conseguenza è evidente, ed è ancora Gesù che ce la indica con un’esortazione, quasi con una preghiera: «Rimanete nel mio amore». Vuole da noi un amore vero che ci radichi in lui, ci unisca a lui, come amici all’amico. Un amore che si traduca nei fatti, come spiega s. Agostino: «Non crediate di poter essere radicati nel mio amore se non osservate i miei comandamenti; lo sarete, se li osserverete… Nessuno s’illuda dicendo che ama il Signore se non osserva i suoi comandamenti».

Vogliamo vedere nella luce dell’amore il nostro rapporto con Cristo? Nella lettura e meditazione del suo Vangelo, nell’eucaristia, dove egli rende presente e attuale e fecondo per noi il dono che ci ha fatto della sua vita sulla croce?

«Osservate, c’invita s. Giovanni Crisostomo, come l’amore di Dio è intimamente legato con l’amore del prossimo, quasi due anelli d’una catena. Per questo talvolta parla di due comandamenti, talvolta di uno: perché chi ne osserva uno non può non osservare anche l’altro».

«Gli uni gli altri»: cioè tra voi, miei discepoli; nella Chiesa, comunità dei credenti in me. Quando finiremo di comprendere la sterilità, il non senso di tanta contestazione superficiale, amara, contro la Chiesa-istituzione, di tanta ostilità, sorda o aperta e chiassosa, fra persone e persone, fra gruppi e gruppi nella Chiesa?
Quando finiremo, ci ammonisce Paolo, di morderci e divorarci a vicenda? (cf Gal 5,15). Gesù ha dato la sua vita per tutti gli uomini. Cornelio e i suoi familiari rappresentano il mondo non ancora cristiano, al quale Dio manda gli apostoli come messaggeri della sal-vezza. L’amore deve abbracciare tutti. A noi non tocca giudicare, ma amare e donare. Sarebbe una grazia grandissima se fossimo chiamati a dare la vita per i fratelli. Come Gesù. Come tanti che, in tempi vicini e lontani, l’hanno seguito fino al sacrificio di sé per gli altri.

Fonte

Tratto da “Omelie per un anno 1 e 2 – Anno A” – a cura di M. Gobbin – LDC

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VI Domenica del Tempo di Pasqua

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Gv 15, 9-17
Dal Vangelo secondo Giovanni

9Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. 10Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. 11Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. 12Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. 13Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. 14Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. 15Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. 16Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. 17Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 06 – 12 Maggio 2018
  • Tempo di Pasqua VI
  • Colore Bianco
  • Lezionario: Ciclo B
  • Anno: II
  • Salterio: sett. 2

Fonte: LaSacraBibbia.net

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