Dire e non fareโฆ
Nel vangelo secondo Matteo, dopo diversi scontri e controversie tra Gesรน e scribi, sacerdoti, farisei (cf. Mt 21,23-22,46), durante il suo ultimo soggiorno a Gerusalemme, egli pronuncia un lungo discorso, il penultimo, prima di quello escatologico. Si tratta di una raccolta di invettive e di ammonizioni indirizzate da Gesรน proprio a quei suoi avversari che tante volte lo avevano contraddetto, gli avevano teso tranelli, lo avevano messo alla prova, lo avevano calunniato e insidiato con giudizi e complotti. Questo discorso, registrato al capitolo 23, รจ duro, e puรฒ meravigliarci di trovarlo sulla bocca di chi con misericordia perdonava i peccatori, mangiava con loro e li faceva sentire amati da Dio, anche se non meritavano tale amore. Gesรน โ possiamo dire โ attacca i legittimi pastori del suo popolo, i dirigenti, quelli che erano riconosciuti esperti delle sante Scritture, che erano ritenuti maestri e modelli esemplari per i credenti. Sia perรฒ chiaro che queste sue parole vanno a colpire vizi religiosi non solo giudaici ma anche cristiani!
E si faccia attenzione: Gesรน non fa di tutta lโerba un fascio, non si scaglia contro i tutti i farisei, tutti i sacerdoti, tutti i maestri, ma contro coloro che in quel preciso tempo dominavano, erano al comando; contro quelli che lo accuseranno, lo perseguiteranno e, dopo averlo condannato, lo consegneranno ai pagani per lโesecuzione capitale. Dunque, questi rimproveri non vanno applicati generalizzando, ma vanno ripetuti per noi cristiani, noi che nella chiesa svolgiamo una funzione e sovente siamo ritenuti โuomini e donne di Dioโ, secondo il linguaggio corrente.
Ma ascoltiamo con piena obbedienza le parole di Gesรน, che cosรฌ apre il suo discorso: โSulla cattedra di Mosรจ si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciรฒ che vi dicono, ma non agite secondo le loro azioni, perchรฉ parlano ma non realizzano ciรฒ che predicaโ. Cโรจ una cattedra del popolo di Dio, cโรจ un ministero, un servizio reso ai credenti, ossia il compito di proclamare la parola di Dio contenuta nella Torah data da Mosรจ a Israele nel deserto, dopo la liberazione dallโEgitto. Il Dio che ha liberato il suo popolo dalla schiavitรน ha anche dato al suo popolo la Torah, lโinsegnamento, affinchรฉ conoscesse la sua volontร e fosse dunque un popolo di testimoni capaci di proclamarla a tutte le genti.
Dopo Mosรจ, molti e diversi sono stati i maestri, dotati di un magistero per il popolo, ma quanti in quel momento storico (30 d.C.) erano i dirigenti e le guide religiose, abitualmente insegnavano in modo conforme alla tradizione ma in loro non cโera coerenza di comportamento, perciรฒ mancavano di autoritร (exousรญa). Predicavano ai fedeli ma in realtร non osservavano quanto dicevano. Erano persone divise, che con le labbra dicevano una cosa ma con il cuore ne pensavano altre (cf. Mt 15,8; Is 29,13). Fare e osservare sono le espressioni con cui il popolo ha scelto il Signore, ha ripudiato gli idoli e ha sancito con lui lโalleanza: โQuanto il Signore ha detto, noi lo faremo e lo ascolteremoโ (Es 24,7), ovvero โlo comprenderemo nella misura in cui lo metteremo in praticaโ.
Tale promessa doveva valere tanto piรน per i capi del popolo del Signore, e invece costoro esaurivano la realtร nella sua proclamazione verbale. In profonditร non ascoltavano, perchรฉ chi ascolta il Signore obbedisce. Ma essi preferivano sentire la parola del Signore per predicarla senza invece ascoltarla, senza fare lโesperienza della faticosa realizzazione della volontร di Dio attraverso un intelligente discernimento e unโazione piena di caritร . Succede anche a noi di dire e poi di non agire conseguentemente, ma lo dobbiamo confessare ai fratelli e alle sorelle, senza pretendere di essere esemplari se non siamo coerenti nel nostro comportamento reale e quotidiano: siamo peccatori e ciรฒ non va nascosto! Gesรน definisce questo comportamento โipocrisiaโ e lo condanna, perchรฉ di fatto favorisce una cecitร su se stessi, fino a credere di vedere e addirittura a giudicare gli altri come ciechi (cf. Gv 9,41). Costoro fingono, recitano una parte senza essere nรฉ convinti nรฉ conseguenti.
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Segue unโaltra accusa: โLegano fardelli pesanti e difficili da portare e li impongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un ditoโ. Qui Gesรน intravede la funzione assunta da scribi e farisei: spiegare la Legge, determinare il comportamento, interpretare il comando emanando precetti. E cosรฌ la parola di Dio, data come Torah, insegnamento, diventava gravida di prescrizioni legali minuziosissime: in partenza lo scopo era quello di porre una siepe attorno alla Legge per custodirla, ma di fatto questi precetti umani finivano per essere pesi imposti sulle spalle soprattutto dei piccoli e dei semplici, pesi e fatiche che loro, i pretesi legislatori, non conoscevano e certamente non portavano. Di fatto, in tal modo si annullava la parola di Dio, la si eludeva con abilitร , si svuotava il comando dato dal Signore (cf. Mc 7,8-13; Mt 15,3-6)โฆ
Ma la lettura di Gesรน va piรน a fondo: โTutte le loro azioni le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattรจri e allungano le frangeโ. Questo รจ il vizio di chi pensa di avere un potere sugli altri e vuole dunque mostrarlo, per essere riconosciuto dalla gente: farsi vedere per testimoniare la fede, a fin di bene, per educare gli altri e dare il buon esempioโฆ Quante volte questi atteggiamenti coprono intenzioni squallide e menzognere! Le testimonianze devono essere lette da chi vede e ascolta, non date da chi dovrebbe solo vivere, senza fare narrazioni di sรฉ e delle proprie azioni: saranno gli altri, con il loro discernimento, a giudicare la veritร o la falsitร di chi deve parlare solo del Signore, non di se stesso. Questo esibizionismo religioso purtroppo รจ tanto presente, ancora oggi, nelle nostre chiese!
Di seguito Gesรน menziona alcuni status symbol, tanto amati perchรฉ utili a creare consenso. Quelli che il Signore aveva chiesto come segni (โot), diventati filatteri (tephillin, da tephillah, โpreghieraโ), anzichรฉ ricordare a chi li portava il Dio liberatore (cf. Es 13,9.16; Dt 6,8; 11,18), finivano per essere sempre piรน vistosi perchรฉ gli altri li ammirassero (come quelli che tirano fuori dalle tasche in mezzo agli altri un rosario, per essere considerati uomini o donne di preghiera!). Non solo, costoro allargavano anche le frange, cioรจ i fiocchi (tzitzit) nel loro mantello di preghiera, non per ricordarsi di Dio (cf. Nm 15,37-41), ma per farsi ammirare come uomini di preghiera. ร la perversione di strumenti dati da Dio per confermare la fede e lโascolto la sua parola e invece divenuti, attraverso un meccanismo perfido, strumenti per ricevere applausi e onori!
E cosรฌ ecco la conseguenza: โAmano i posti dโonore nei banchetti, i primi seggi nelle sinagoghe, i saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati โmaestriโ dalla genteโ. Quando si esercita lโautoritร , si รจ facilmente preda di queste tentazioni: si รจ ossessionati dalle vesti, si รจ abbigliati come quelli che stanno nei palazzi del potere (cf. Mt 11,8; Lc 7,25), e magari si afferma di comportarsi cosรฌ solo per dare gloria a Dio e prestigio alla chiesa, professando una falsa umiltร . Sappiamo che sotto vestiti ricercati e orpelli sontuosi si nascondono ecclesiastici umilissimi o poveri: non si tratta dunque di dare giudizi sulle persone, ma di indicare dati oggettivamente in contraddizione con il modo di vivere di Gesรน, richiesto a chi fa riferimento al suo Nome. Dโaltra parte, รจ sempre valida lโosservazione di Yves Congar:
Si puรฒ beneficiare ordinariamente di privilegi senza arrivare a pensare che sono dovuti? O vivere in un certo lusso esteriore senza contrarre certe abitudini? E essere onorati, adulati, trattati in forme solenni e prestigiose, senza mettersi moralmente su un piedistallo? ร possibile comandare e giudicare, ricevere uomini in atteggiamento di richiesta, pronti a complimentarci, senza prendere lโabitudine di non piรน veramente ascoltare? Si puรฒ trovare davanti a sรฉ dei turiferari senza prendere un poโ il gusto dellโincenso?
E qual รจ il luogo migliore per apparire se non i pranzi e le cene con quelli che in questo mondo contano? Cene e ricevimenti che forniscono un autocompiacimento egocentrico, occasioni nelle quali risuonano grandi e altisonanti titoli onorifici, svolazzanti fasce colorateโฆ Allora il titolo era โrabbiโ, โmaestroโ (non ancora termine tecnico per indicare gli attuali rabbini); oggi ce ne sono molti di piรน, mediati dalla mondanitร piรน banale: si pensi per esempio a โeccellenzaโ, titolo estraneo nella chiesa fino al secolo scorso e poi mutuato dal fascismo, che chiamava โeccellenzaโ i prefettiโฆ
Dobbiamo dirlo: sovente siamo caduti nel ridicolo, e oggi molti leggono tante ostentazioni ecclesiastiche come vuote e controproducenti; ma la cecitร รจ tale che tutto sembra continuare come nelle corti bizantine o rinascimentali, se si esclude qualche eccezione. E invece nella comunitร cristiana ogni titolo deve significare ciรฒ che viene realmente vissuto, non deve essere un orpello onorifico. Per questo Gesรน avverte i suoi discepoli: โMa voi non cosรฌ, non fatevi chiamare โrabbiโ, perchรฉ uno solo รจ il vostro Maestro (didรกskalos) e voi siete tutti fratelli. E non chiamate โpadreโ nessuno di voi sulla terra, perchรฉ uno solo รจ il Padre (patรฉr) vostro, quello nei cieli. E non fatevi chiamare โguideโ, perchรฉ uno solo รจ la vostra Guida (katheghรฉtes), il Cristoโ. Il discepolo di Gesรน รจ avvertito: rabbi e guida sono titoli che vanno applicati solo a lui, il Cristo di Dio, cosรฌ come solo Dio va invocato quale Padre. Parole nette, chiare, alle quali perรฒ raramente si รจ rimasti fedeli, perchรฉ giร nella chiesa antica si sono definiti padri quelli che hanno generato a Cristo nella fede fratelli e sorelle e sono stati chiamati maestri e guide quanti erano incaricati dellโinsegnamento e del discernimento spirituale nella comunitร cristiana.
Ciรฒ che รจ decisivo in questo avvertimento di Gesรน si trova alla fine del nostro brano: chi รจ piรน grande o chi รจ il primo della comunitร cristiana โ e ci deve essere chi รจ piรน grande, chi presiede i fratelli e le sorelle โ sia servo di tutti, si abbassi e si spogli di ogni potere e arroganza, sullโesempio di Gesรน, il Servo del Signore, e cosรฌ sarร innalzato (cf. Fil 2,5-11). Altrimenti sarร abbassato, deposto dal trono, retrocesso nel banchetto celeste. A questo punto Gesรน continua ad ammonire scribi e farisei fino alla fine di questo capitolo, pronunciando i sette โguaiโ, che non sono maledizioni ma avvertimenti, aspri richiami in vista della conversione, invettive e lamenti pronunciati da chi continua a sperare che i destinatari di queste parole possano fare ritorno a Dio. In ogni caso, dovremmo leggerli facendo memoria del commento di Girolamo: โGuai a noi, miserabili, che abbiamo ereditato i vizi degli uomini religiosi!โ.
p. Enzo Bianchi
Fonte: Monastero di bose
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XXXI Domenica del Tempo Ordinario – Anno A
- Colore liturgico: Verde
- Ml 1,14 – 2,2.8-10; Sal.130; 1 Ts 2, 7-9. 13; Mt 23, 1-12
Mt 23, 1-12
Dal Vangelo secondoย Matteo
1Allora Gesรน si rivolse alla folla e ai suoi discepoli 2dicendo: ยซSulla cattedra di Mosรฉ si sono seduti gli scribi e i farisei. 3Praticate e osservate tutto ciรฒ che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perchรฉ essi dicono e non fanno. 4Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. 5Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattรจri e allungano le frange; 6si compiacciono dei posti dโonore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, 7dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati โrabbรฌโ dalla gente. 8Ma voi non fatevi chiamare โrabbรฌโ, perchรฉ uno solo รจ il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. 9E non chiamate โpadreโ nessuno di voi sulla terra, perchรฉ uno solo รจ il Padre vostro, quello celeste. 10E non fatevi chiamare โguideโ, perchรฉ uno solo รจ la vostra Guida, il Cristo. 11Chi tra voi รจ piรน grande, sarร vostro servo; 12chi invece si esalterร , sarร umiliato e chi si umilierร sarร esaltato.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
- 05 – 11 Novembre 2017
- Tempo Ordinario XXXI
- Colore Verde
- Lezionario: Ciclo A
- Salterio: sett. 3
Fonte: LaSacraBibbia.net
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