Commento al Vangelo di domenica 5 Dicembre 2021 – Comunità Kairos

505

Un tempo e un luogo ben precisi. In un tempo storicamente ben definito e dettagliato, e in un luogo ben preciso, la parola di Dio, evento senza tempo, si incontra con un uomo: Giovanni.

Il mistero dell’incontro fra Dio e l’uomo avviene nella concretezza spazio-temporale della sua storia, non al di fuori di essa. E questo incontro prepara la strada all’evento unico, la salvezza di Dio che, in Gesù di Nazareth, Parola di Dio fatta carne, irrompe nella storia. Nonostante una situazione politica concreta di dominio e di potere, sia profano che religioso, la salvezza di Dio si fa strada fra le pieghe della storia e incontra uomini e donne capaci di accoglierla.

Nel deserto, luogo per eccellenza dell’incontro con Dio, Giovanni accoglie questa parola e ne fa la sua missione: il suo compito diventa preparare la via del Signore, perché altri uomini e donne possano accoglierla nella propria vita.

- Pubblicità -

L’irrompere di Dio nella storia, il suo venire in mezzo al suo popolo, al cuore stesso dell’umanità, tutto questo va preparato. E Giovanni è il precursore, il profeta che prepara la via al Signore che viene. È colui che chiude l’economia dell’antica alleanza e rimane sulla soglia della nuova alleanza indicando a tutti il nuovo che avanza, la salvezza di Dio che si fa carne in Gesù per poter raggiungere tutta l’umanità.

Preannunziata dalle profezie di Isaia (Is 40,3-5) e Malachia (Ml 3,1), la figura di Giovanni, uomo per eccellenza del tempo dell’attesa, rappresenta la sintesi di tutti i profeti che hanno predicato la salvezza mediante la conversione. L’annuncio profetico, che era riecheggiato ai tempi della deportazione sostenendo la speranza di chi era in esilio, ora risuona con un timbro nuovo, più urgente. “Ogni valle sarà colmata, ogni monte e ogni colle sarà abbassato”: sono le condizioni che aprono la strada per la venuta prossima e definitiva del Signore in mezzo al suo popolo.

Il compito di Giovanni è quello di prepararne la venuta e questo si concretizza in un invito serio alla conversione. Un invito che cerca di scuotere le coscienze addormentate, adagiate su una appartenenza religiosa puramente giuridica e rituale, capace di auto-giustificarsi, piuttosto che attendere la salvezza che viene dall’alto. Non basta dire “Noi come padre abbiamo Abramo” (v.8), occorrono gesti concreti: “chi ha due tuniche ne dia una a chi non ne ha; e chi ha del cibo faccia lo stesso”(v.11), gesti che sono prima di tutto un ritorno all’essenziale. Occorre un cambiamento nella propria esistenza, nel modo di pensare e di agire, per preparare la via a Dio.

La voce di Giovanni che grida nel deserto è un invito a ritornare a Dio, a spianare gli ostacoli che rendono il nostro cuore un luogo impervio alla parola di Dio che vuole raggiungerci. È un invito rivolto a tutti gli uomini; qualunque sia la situazione concreta di vita, tutti possono accogliere il messaggio di salvezza: “Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!”.

Giovanni, attraverso le sue parole e il battesimo di penitenza che propone, si rivela l’araldo di Dio, capace di risvegliare i sensi di chi ascolta per orientarli verso la sua Parola. L’urgenza delle parole di Giovanni, l’urgenza del cambiamento, fa rinascere negli uditori il senso dell’attesa e la speranza. Negli anni in cui nessun profeta aveva parlato, anche la speranza si era assopita facendo quasi dimenticare il desiderio di Dio e la voglia di attenderlo. All’ascolto delle parole di Giovanni, l’attesa del Signore si risveglia: “L’attesa del popolo cresceva e tutti si domandavano in cuor loro se Giovanni non fosse il Messia” (v. 15). Le parole profetiche di Giovanni hanno la potenza di rivelare il desiderio nascosto che abita nel profondo del cuore: incontrare il Signore. Tale è il desiderio di vedere colui che si cerca, da far pensare di trovarlo in chi vuole solo indicare la via. Giovanni distoglie subito l’attenzione da sé per ricondurla verso Colui che viene dopo. Egli è solo una voce che grida nel deserto e il suo battesimo è un battesimo con acqua. Colui che viene dopo invece battezzerà in Spirito santo e fuoco. Colui che viene è il Signore Gesù.

La predicazione di Giovanni, come di chi annuncia la Parola, fa emergere in ciascuno il desiderio che lo abita, il desiderio dell’incontro con Dio: non resta che alimentare l’attesa, preparando la via alla Parola che viene, nella speranza di accoglierlo nella nostra vita.

Nell’attesa dell’incontro con lui, viviamo questo tempo come una benedizione: “la speranza non–vana che domani possa davvero arrivare il Messia e che lo sapremo riconoscere come si riconosce un amico perché lo abbiamo atteso e desiderato. Il giorno del Messia è domani, ma questo domani benedice l’oggi e gli cambia il nome. Alla nostra generazione non manca solo la fede, le manca soprattutto la speranza e il desiderio dell’attesa.” (L. Bruni “la benedizione dell’attesa” Avvenire 25/04/2020)

Commento a cura di Giustina Comunità Kairos


Immagine di Dimitris Vetsikas da Pixabay