In questa seconda Domenica di Avvento, la liturgia ci presenta la predicazione di Giovanni il Battista nel deserto della Giudea. In tanti accorrono in questa zona e lungo il Giordano facendosi battezzare da lui nel fiume Giordano e confessando i loro peccati. Il precursore del Cristo si rivolge, con parole forti, soprattutto a farisei e sadducei:
“Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione”.
Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del carmelitano, padre Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:
Parole forti e taglienti quelle di Giovanni Battista, aspre e infuocate come il deserto dove si era ritirato: “Convertitevi”, “Razza di vipere!”, “La scure sta per colpire”. L’evangelista Matteo inoltre crea uno scenario che non sembra lasciare scampo: troppi si illudono di cavarsela con qualche rito stropicciato, lasciando intatto dentro il cuore il groviglio di ipocrisie e di compromessi. Essere eredi di Abramo esige ben altro. Dio sta per venire, il suo regno ormai incombe, la sua prossimità esige cambio di vita e disponibilità a uscire dalle ipocrisie: per accogliere il Messia atteso dai poveri e dagli umili. La sua venuta è come fuoco: bisogna esporsi a questa ustione, lasciarsi immergere (battezzare) nella sua novità, che sfida illusioni e presunzioni di essere a posto. Forse per molti di noi la preoccupazione più urgente non è la conversione, ma sono i regali da comprare, le feste da organizzare e dentro cui stordirci. Sono sentieri storti, su cui Dio non passa, e anche noi inciampiamo, affannati e idolatrici. Che aspettiamo a cambiare seriamente, a fare “frutto degno di conversione”?
Fonte: RadioVaticana