Stiamo vivendo una Quaresima inaspettata, sofferta per tanti fratelli che sono vittime di questa epidemia, nel chiuso delle nostre case, quasi impauriti come gli apostoli durante la passione di Cristo. Non avremo le processioni con le Palme benedette, non ci troveremo a pregare nelle Parrocchie e nelle chiese insieme ai nostri sacerdoti.
Il silenzio irreale delle strade ci riporta al silenzio dell’inizio della Passione di Gesù. Certo, ascolteremo anche quest’anno, nella versione di San Luca, il racconto dell’ultima cena di Gesù con i suoi, l’arresto, la via Crucis…ma lo vivremo in modo totalmente diverso dagli altri anni.
Per alcuni nella sofferenza e nel dolore, per molti nella solitudine, per tutti di fronte alla precarietà del domani.
Stiamo vivendo un’attesa. Un’attesa carica di incertezze e di timore.
In questo momento, nel silenzio delle nostre città si fa spazio Gesù: Lui ha già affrontato tutto questo per noi. Ha accettato di essere insultato, flagellato, ha voluto vivere nella sua carne il terrore, la paura, la solitudine del Getsemani, ha voluto entrare nella morte fisica. Ha accettato e preso su di sé le conseguenze del peccato. Lui che non aveva peccato.
Lo ha fatto da uomo, soffrendo.
Lo ha accettato per noi, perché oggi non ci sentissimo più soli e abbandonati al nostro destino.
Quest’anno, forse come mai, possiamo capirlo. E ricevere la Grazia di desiderare di accogliere questo Amore nella nostra vita.