Commento al Vangelo di domenica 4 giugno 2017 – Enzo Bianchi

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Respirare lo Spirito santo

Nella liturgia odierna, solennitร  della Pentecoste, dopo aver letto il racconto della discesa dello Spirito santo sugli apostoli e su Maria, la madre di Gesรน, il cinquantesimo giorno dopo la Pasqua (cf. At 2,1-11), si proclama il brano del vangelo secondo Giovanni nel quale viene narrato il dono dello Spirito ai discepoli la sera dello stesso giorno della resurrezione, il primo giorno della settimana ebraica (cf. Gv 20,1). Questa differenza รจ in realtร  una sinfonia con la quale la chiesa testimonia lo stesso evento letto in modi diversi ma non discordanti.

Negli Atti Luca ricorda che Gesรน, salito al cielo, ha adempiuto la promessa fatta, mandando sulla comunitร  dei discepoli il vento infuocato dello Spirito santo quando gli ebrei festeggiavano a Pentecoste il dono della Torร  fatto da Dio a Mosรจ. Per Luca รจ il compimento dei compimenti, la stipulazione piena della nuova alleanza, alleanza non piรน fondata sulla Legge ma sullo Spirito santo, scritta non su tavole di pietra ma nel cuore dei credenti (cf. Ger 31,31-33). รˆ la nascita della chiesa, della comunitร  del Signore immersa, battezzata nello Spirito santo, abilitata dallo stesso Spirito a proclamare la buona notizia del vangelo a tutte le genti, da Gerusalemme a Roma.

Giovanni invece, che conclude il suo vangelo con quel giorno della resurrezione, intende attestare la pienezza della salvezza manifestatasi nella vittoria di Gesรน sulla morte, nel dono del santo Soffio che dร  inizio a una nuova creazione in cui la misericordia di Dio ha il primato, regna, e per questo cโ€™รจ la remissione dei peccati del mondo. รˆ questa remissione, questo perdono gratuito e definitivo donato da Dio di cui i discepoli devono essere ministri in mezzo allโ€™umanitร . Nonostante abbiamo giร  letto, ascoltato e commentato questo testo la seconda domenica di Pasqua, torniamo fedelmente e puntualmente allโ€™ascolto e alla meditazione su di esso, chiedendo al Signore di rinnovare la nostra mente in modo che, leggendo parole antiche, ascoltiamo parole nuove per il nostro โ€œoggiโ€.

Siamo dunque nel primo giorno della settimana, il primo dopo il sabato che era Pasqua in quellโ€™anno, il 7 aprile dellโ€™anno 30: รจ il giorno della scoperta della tomba vuota, perchรฉ Gesรน รจ risorto da morte. I discepoli di Gesรน, che erano fuggiti al momento dellโ€™arresto, sono chiusi nella loro casa a Gerusalemme, oppressi dalla paura di essere anche loro accusati, ricercati e imprigionati come il loro rabbi e profeta Gesรน. Sรฌ, la comunitร  di Gesรน รจ questa: uomini e donne fuggiti per paura, paralizzati dalla paura, senza il coraggio che viene dalla convinzione e dalla fiducia, dalla fede in colui che avevano seguito senza capirlo in profonditร . Tuttavia in quellโ€™aporia cโ€™รจ un lavoro che si compie nel cuore dei discepoli e nella vita della comunitร : le parole di Gesรน, ascoltate tante volte, seppur come addormentate sono nel loro cuore; la lettura delle Sante scritture, della Torร , dei Profeti e dei Salmi (cf. Lc 24,44), fatta insieme a Gesรน, continua a generare pensieri e acquisizioni di conoscenza del mistero di Dio e dellโ€™identitร  dello stesso Gesรน; la forza della fede del discepolo amato che โ€œvide e credetteโ€ (Gv 20,8) e di Maria di Magdala che dice: โ€œHo visto il Signoreโ€ (Gv 20,18) li contagia e li smuove.

Paura e fede combattono il loro duello nel cuore dei credenti, quando Gesรน in realtร  รจ in mezzo a loro, finchรฉ possono dire: โ€œVenne e stette in mezzoโ€. Il Signore รจ presente con la sua presenza di risorto vivente e glorioso lร  dove sono i suoi, ma i nostri occhi sono impossibilitati a vederlo, il nostro cuore non ha il coraggio di vedere ciรฒ che desidera e sa essere possibile. Non sapendo dire altro, noi affermiamo: โ€œVenne e stette in mezzoโ€, ma il Risorto รจ sempre presente e appare come Veniente quando noi ce ne accorgiamo. Questa รจ la realtร  che viviamo ogni primo giorno della settimana, ogni domenica, e quei discepoli non erano piรน privilegiati di noi. Gesรน รจ in mezzo a noi, nella posizione centrale: se non lo รจ, significa o che non lo vediamo per mancanza di fede, oppure che prendiamo volentieri il suo posto al centro, attentando alla sua signoria unica di risorto e vivente. Solo chi sa dire: โ€œรˆ il Signore!โ€ (Gv 21,7), sa vederlo e riconoscerlo.

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Il Signore รจ in mezzo a noi! Non si dimentichi che la piรน grande tentazione vissuta da Israele nel deserto fu proprio quella di chiedersi: โ€œIl Signore รจ in mezzo a noi sรฌ o no?โ€ (Es 17,7). Ecco la poca fede o la non fede di cui siamo preda noi che ci diciamo credentiโ€ฆ In veritร  Gesรน รจ in mezzo a noi sempre, รจ lโ€™โ€˜Immanuel, il Dio-con-noi (cf. Mt 1,23; 28,20), non ci lascia, non ci abbandona. Se mai, siamo noi che lo abbandoniamo e fuggiamo da lui come i discepoli nel Getsemani (cf. Mc 14,50; Mt 26,56); siamo noi che di fronte al mondo finiamo per dire: โ€œNon lo conosciamoโ€, come Pietro nel rinnegamento (cf. Mc 14,71 e par.); siamo noi che, quando dobbiamo constatare la sua presenza perchรฉ gli altri ce la testimoniano, continuiamo a diffidare e a nutrire dubbi, come Tommaso (cf. Gv 20,24-25).

Ed ecco, nel racconto giovanneo, che appena Gesรน โ€œรจ vistoโ€, dona la pace, lo shalom, la vita piena, e accompagna questa parola con dei gesti. Innanzitutto si fa riconoscere, perchรฉ non ha piรน la forma umana di Gesรน di Nazaret, quella che i discepoli conoscevano e tante volte avevano contemplato. รˆ altro perchรฉ il suo corpo cadaverico non รจ stato rianimato ma trasfigurato, trasformato da Dio in un corpo il cui respiro รจ lo Spirito santo, lo Spirito di Dio, quello che Gesรน respirava nel seno del Padre da sempre, prima della sua incarnazione nel seno della vergine Maria, prima della sua venuta nel mondo. Ma in quel corpo di gloria restano le tracce del suo vissuto umano, della sua sofferenza-passione, dellโ€™aver amato fino a dare la vita per gli altri (cf. Gv 15,13). Sono le piaghe, le stigmate, i segni della croce alla quale รจ stato appeso, e insieme a esse il segno dellโ€™apertura del petto a causa del colpo di lancia, apertura che proclamava il suo amore, che come fiume uscito da lui voleva immergere lโ€™umanitร  per perdonarla, purificarla e portarla alla comunione con il Padre (cf. Gv 7,37-39; 19,34).

E cosรฌ i discepoli lo riconoscono e gioiscono al vedere il Signore. Finalmente la loro incredulitร  รจ vinta e la gioia della sua presenza, della sua vita in loro li invade. Allora Gesรน soffia su di loro il suo respiro, che non รจ piรน alito di uomo ma Spirito santo. Nella creazione dellโ€™uomo, nellโ€™in-principio, Dio aveva soffiato in lui un alito di vita (cf. Gen 2,7); nellโ€™ultima creazione soffierร  un soffio, un vento di vita eterna (cf. Ez 37,9): nel frattempo, ora, ogni volta che รจ presente nella comunitร  dei cristiani e da essi invocato e riconosciuto, lo Spirito continua a spirare. Questo respiro del Risorto diventa il respiro del cristiano: noi respiriamo lo Spirito santo! Ognuno di noi respira questo Spirito, anche se non sempre lo riconosciamo, anche se spesso lo rattristiamo (cf. Ef 4,30) e lo strozziamo in gola, nelle nostre rivolte, nei nostri rifiuti dellโ€™amore e della vita di Dio.

[ads2]Questo Soffio che entra in noi e si unisce al nostro soffio ha come primo effetto la remissione dei peccati. Li perdona, li cancella, in modo che Dio non li ricorda piรน. Questo Soffio รจ come un abbraccio che ci mette โ€œnel seno del Padreโ€ (en tรด kรณlpo toรป Patrรณs: cf. Gv 1,18), ci stringe a Dio in modo che non siamo piรน orfani ma ci sentiamo amati senza misura di un amore che non abbiamo meritato nรฉ dobbiamo meritare ogni giorno. โ€œRicevete lo Spiritoโ€, dice Gesรน, cioรจ โ€œaccoglietelo come un donoโ€. Una sola cosa รจ chiesta: non rifiutare il dono, perchรฉ il Padre dร  sempre lo Spirito santo a quelli che glielo chiedono (cf. Lc 11,13). รˆ il dono della vita piena; il dono dellโ€™amore che noi non saremmo capaci di vivere; il dono della gioia che spegneremmo ogni giorno; il dono che ci permette di respirare in comunione con i fratelli e le sorelle, confessando con loro una sola fede e una sola speranza; il dono che ci fa parlare a nome di tutte le creature come voce che loda e confessa il Creatore e Signore.

Gesรน, che prima di andarsene aveva detto: โ€œRicevete, mangiate; questo รจ il mio corpoโ€ (Mt 26,27), ora dice: โ€œRicevete lo Spirito santoโ€, sempre lo stesso invito ad accogliere il dono.

Spetta a noi ricevere il corpo di Cristo per diventare corpo di Cristo,

spetta a noi ricevere lo Spirito santo per respirare lo Spirito.

E in questa nuova vita animata dal Soffio santo sempre e sempre avviene la remissione dei peccati: Dio li rimette a noi e noi li rimettiamo agli altri che hanno peccato contro di noi (cf. Mt 6,12; Lc 11,4). Non cโ€™รจ liberazione se non dalla morte, dal male e dal peccato! La Pentecoste รจ la festa di questa liberazione che la Pasqua ci ha donato, liberazione che raggiunge le nostre vite quotidiane con le loro fatiche, le loro cadute, il male che le imprigiona. Possiamo davvero confessarlo: il cristiano รจ colui che respira lo Spirito di Cristo, lo Spirito santo di Dio, e grazie a questo Spirito รจ santificato, prega il suo Signore, ama il suo prossimo.

p. Enzo Bianchi

Fonte: Monastero di bose

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Domenica di Pentecoste

Gv 20, 19-23
Dal Vangelo secondo Giovanni

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesรน, stette in mezzo e disse loro: ยซPace a voi!ยป. Detto questo, mostrรฒ loro le mani e il fianco.

E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesรน disse loro di nuovo: ยซPace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voiยป. Detto questo, soffiรฒ e disse loro: ยซRicevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonatiยป.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 04 – 10 Giugno 2017
  • Tempo di Pasqua VII, Colore – Rosso
  • Lezionario: Ciclo A | Salterio: sett. 1

Fonte: LaSacraBibbia.net

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