Buongiorno ragazzi!
Come avete sentito, il Vangelo di oggi è collegato a quello di domenica scorsa. Vi ricordate? Gesù, di sabato, va nella sinagoga e lì guarisce un uomo ferito dal male suscitando lo stupore di tutti i presenti.
La giornata che descrive Marco nel suo vangelo ha la continuazione proprio nel brano che abbiamo ascoltato oggi.
Avrete certamente notato che, nel giro di poche frasi, si ripete un termine: “subito”.
È una parola che esprime la fretta di Gesù che non ha tempo da perdere, come se già sapesse che il tempo a disposizione è breve… lui ha molte cose da dire e da dare a tutte le persone che incontra.
Gli evangelisti ci dicono che il Signore cammina proprio tanto. Percorre tutta la Palestina, la sua nazione, ma è come se volesse percorrere tutto il mondo per raccontare e dire con i fatti l’amore di Dio che è Padre e che manifesta tutto il suo bene per noi nel figlio Gesù. L’amore di Gesù è lo stesso del Padre. Chi vede me, dirà, vede il Padre.
Cristo, uscito dalla sinagoga, va subito a casa di Simone perché questo suo discepolo ha la suocera ammalata, con la febbre.
Egli non è indifferente al dolore dell’uomo. Si avvicina alla donna ammalata ma non solo… ha un contatto con lei, la prende per mano. Quel contatto di amore è benefico per la donna e la fa rialzare, risollevare, la fa guarire. Il suo affetto, il suo amore, la sua vicinanza donano il bene.
Voi direte che sembra quasi una magia. Vi assicuro che non è così.
Penso che alcuni di voi abbiano qualche nonno o nonna che purtroppo non stanno bene. Io so, per esperienza che, quando soffrono per malattia o per dispiacere, la presenza di persone care, familiari, amici, parenti, diventa un beneficio, li aiuta a stare meglio.
Avvicinarsi a loro, mettersi in contatto con loro, prenderli per mano, donare qualche carezza, dare un abbraccio e un bacio, stare insieme raccontando un po’ di noi, di quello che facciamo, ascoltandoli anche, li fa sentire un po’ più sollevati, li fa stare meglio.
Il dolore è difficile da sopportare e, anche se si è piccoli, purtroppo bisogna farci i conti. E quando si sta male, si sta …. proprio male!
Gesù si fa vicino, ascolta il dolore e la sofferenza delle persone. Non conta i giorni e le ore per stare accanto, per dare speranza, per dare conforto. La sua presenza, il suo messaggio, ci dice l’evangelista Marco, è un messaggio e una presenza di guarigione, di speranza, di gioia. Dio si fa vicino all’uomo, soprattutto a chi è nel dolore per varie ragioni, lo protegge e lo custodisce, ed è proprio la sua vita, la sua presenza che fa stare bene.
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La Chiesa ha capito bene questo, tant’è vero che ci sono due sacramenti di guarigione: uno è la confessione, l’altro è l’unzione dei malati.
Nel peccato e nella malattia si sta male. Ecco allora che la presenza di Gesù, in questi sacramenti, ci offre una opportunità di aiuto, di sostegno, di conforto e anche di guarigione.
L’evangelista Marco, inoltre, sottolinea che il giorno in cui Gesù compie queste opere è sabato, giorno di riposo, giorno in cui per il popolo ebraico sono proibiti tutti i lavori.
Eppure Gesù guarisce proprio di sabato perché, per lui, il bene della persona è più importante di ogni regola. Per lui, come per Dio suo Padre, il bene dell’uomo sta al primo posto. Questa verità ce la dobbiamo sempre ricordare.
La gente è entusiasta di Gesù ed aspetta la sera, al calare del sole quando inizia un giorno nuovo, per portare i “malati” e farli guarire dal maestro. L’evangelista Marco sottolinea che tutta la città si muove verso la porta, verso la casa di Simone dove Gesù è alloggiato.
Al mattino, Gesù si alza presto per andare a pregare. Nel vangelo di Marco troviamo che Gesù prega tre volte. Questa è la prima volta, poi prega dopo la condivisione dei pani, e poi prega nel Getsemani. Tutte e tre le volte Gesù prega non per sé, ma per i suoi discepoli che spesso non lo capiscono… Come in questo caso rimangono impressionati dalla guarigione fisica e non capiscono che quella guarigione esterna è soprattutto il segnale di una guarigione interna, di una novità nella vità, di un tempo nuovo che Gesù è venuto a portare.
Gesù ci dice che questo tempo, questa storia ha bisogno di noi, di me, di te… non importa l’età, importa il cuore, la generosità, la voglia di camminare insieme a Gesù. Lui dona la gioia, quella vera, quella che non è condizionata dall’avere tante cose, ma che scaturisce dal fatto che la nostra vita cresce e porta il bene a tutti quelli che hanno la gioia di incontraci.
Buona domenica
Commento a cura di Piera Cori per il sito omelie.org
LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
della V Domenica del Tempo Ordinario – Anno B
Puoi leggere (o vedere) altri commenti al Vangelo di domenica 4 Febbario 2018 anche qui.
- Colore liturgico: Verde
- Gb 7, 1-4. 6-7;
- Sal. 146;
- 1 Cor 9, 16-19.22-23;
- Mc 1, 29-39.
Mc 1, 29-39
Dal Vangelo secondo Marco
29E subito, usciti dalla sinagoga, andarono nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. 30La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. 31Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva. 32Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. 33Tutta la città era riunita davanti alla porta. 34Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano. 35Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. 36Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. 37Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». 38Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». 39E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
- 04 – 10 Febbraio 2018 2018
- Tempo Ordinario V
- Colore Verde
- Lezionario: Ciclo B
- Anno: II
- Salterio: sett. 1
Fonte: LaSacraBibbia.net
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