Ricco ma solo: ne vale la pena?
La scena proposta oggi dal Vangelo appartiene al vissuto di tante famiglie. Quanti litigi e divisioni a causa di un’eredità da dividere o per una proprietà da gestire. La ricchezza diventa l’unico obiettivo da perseguire mentre l’avidità prende il posto dei legami familiari consolidati nel tempo. Fratelli e sorelle che non si parlano più se non per mezzo degli avvocati, ai figli viene proibito di parlare con i cugini seminando, così, l’odio anche nelle future generazioni, tempo e denaro che vengono sprecati e non torneranno più.
Può davvero un cristiano comportarsi e ridursi in questo modo?
«Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
La frase del Vangelo si commenta da sola e non abbiamo bisogno di tante spiegazioni per capire quanto sia vera. Tuttavia è un po’ come quando ci dicono che i soldi non fanno la felicità, però facciamo in modo di averne sempre di più. Non che sia sbagliato, ma dovremmo chiederci se ne vale davvero la pena.
All’uomo ricco della parabola sembra non mancare nulla. Vuole finalmente godersi la sua ricchezza, guadagnata lavorando onestamente. Che c’è di male? Da un punto di vista umano niente, ma se leggete attentamente quello che dice, vi accorgerete che per ben cinque volte ripete la parola “mio”: «I miei raccolti; i miei magazzini; i miei beni; dirò a me stesso; anima mia».
Non c’è mai un noi o qualche indizio che ci faccia capire che quest’uomo ha una famiglia, degli amici, persone a cui tiene. E anche se ci fossero, non le considera minimamente quando si tratta di organizzare i suoi beni e il suo futuro. Quest’uomo, per quanto ricco sia, è solo. Come il ricco epulone che mangiava e beveva lautamente ma sempre e soltanto da solo o, se vogliamo allontanarci dai personaggi evangelici, come Ebenezer Scrooge nel Canto di Natale di Dickens.
Allora, ne vale davvero la pena? Vivere per morire da soli a che serve? La ricchezza è una padrona beffarda che ci usa solo per accrescere se stessa, ma quando non siamo più in grado di sostenerla cambia servo. Invece dovremmo essere noi padroni della ricchezza usandola solo come uno strumento per rendere la nostra vita e quella degli altri degna di essere vissuta.
Da cosa dipende la tua vita? A cosa hai legato la tua esistenza? Dalla risposta autentica e sincera a queste domande potrai capire se ti stai arricchendo presso gli uomini per gli anni che ti restano, o se stai accumulando un tesoro presso Dio per l’eternità.
Buon cammino, insieme.
don Ivan Licinio – il suo blog
Letture della
XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C
Prima Lettura
Quale profitto viene all’uomo da tutta la sua fatica.
Dal libro del Qoèlet
Qo 1,2; 2,21-23
Vanità delle vanità, dice Qoèlet,
vanità delle vanità: tutto è vanità.
Chi ha lavorato con sapienza, con scienza e con successo dovrà poi lasciare la sua parte a un altro che non vi ha per nulla faticato. Anche questo è vanità e un grande male.
Infatti, quale profitto viene all’uomo da tutta la sua fatica e dalle preoccupazioni del suo cuore, con cui si affanna sotto il sole? Tutti i suoi giorni non sono che dolori e fastidi penosi; neppure di notte il suo cuore riposa. Anche questo è vanità!
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 89 (90)
R. Signore, sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione.
Tu fai ritornare l’uomo in polvere,
quando dici: «Ritornate, figli dell’uomo».
Mille anni, ai tuoi occhi,
sono come il giorno di ieri che è passato,
come un turno di veglia nella notte. R.
Tu li sommergi:
sono come un sogno al mattino,
come l’erba che germoglia;
al mattino fiorisce e germoglia,
alla sera è falciata e secca. R.
Insegnaci a contare i nostri giorni
e acquisteremo un cuore saggio.
Ritorna, Signore: fino a quando?
Abbi pietà dei tuoi servi! R.
Saziaci al mattino con il tuo amore:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio:
rendi salda per noi l’opera delle nostre mani,
l’opera delle nostre mani rendi salda. R.
Seconda Lettura
Cercate le cose di lassù, dove è Cristo.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossési
Col 3,1-5.9-11
Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra.
Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria.
Fate morire dunque ciò che appartiene alla terra: impurità, immoralità, passioni, desideri cattivi e quella cupidigia che è idolatria.
Non dite menzogne gli uni agli altri: vi siete svestiti dell’uomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo, che si rinnova per una piena conoscenza, ad immagine di Colui che lo ha creato.
Qui non vi è Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro, Scita, schiavo, libero, ma Cristo è tutto e in tutti.
Parola di Dio
Vangelo
Quello che hai preparato, di chi sarà?
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 12, 13-21
In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».
E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».
Parola di Dio