Estensione dell’amore
Nella liturgia di oggi abbiamo ascoltato due volte lo stesso testo: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutte le tue forze”. Una volta sulla bocca di Mosè, l’altra su quella di Gesù. Testo centrale per l’Antica Alleanza che è inserito anche nel Credo degli ebrei: “Ascolta Israele: il Signore nostro Dio è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio …”. Testo fondamentale anche per la Nuova Alleanza. Ma nel passaggio da Mosè a Gesù c’è un cambiamento. Gesù aggiunge un secondo comandamento di cui sottolinea l’importanza: “È uguale al primo”. Altrove lo chiamerà “un comandamento nuovo” (Gv 13,34). Inoltre precisa che è in questo duplice comandamento che si riassume tutta la Legge e i profeti.
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Non è che nell’Antica Alleanza gli uomini non fossero invitati ad amarsi ed aiutarsi. Ma allora la differenza tra la legge di Mosè e di Gesù qual è? E’ in Gesù stesso, il suo passaggio tra di noi e in ciò che ha compiuto. Lo stesso Gesù lo suggerisce: “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato”. Tutta la differenza e la novità è in quel “come io vi ho amato”.
L’Antico Testamento non ignorava una certa accentuazione e rigore per rispettare l’uguaglianza e la giustizia: “Occhio per occhio e dente per dente” (Es 21,24). Gesù non è venuto a portare questo amore e questa giustizia egalitaria, come ci avverte nel discorso della montagna: “Agli antichi fu detto, ma io vi dico”.
Dinanzi alla sofferenza di tanti uomini, di bambini che muoiono di fame è facile commuoversi e lo avrebbe fatto anche Gesù, ma non è questo quello che Gesù è venuto a portare. In questo caso si resta all’antica alleanza.
Il comandamento nuovo portato da Gesù supera di gran lunga ciò che ogni uomo da sé può compiere. Non è alla portata della nostra buona volontà, né della nostra generosità, ma al di là di esse, anche se fossero spinte all’estremo. Come fu l’amore di Dio per noi, è semplicemente incredibile e umanamente impossibile: “Amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi fanno del male. A chi ti percuote sulla guancia, porgigli anche l’altra” (Lc 6, 27-28). Gesù sottolinea il carattere poco comune di quello che chiede: “Se voi amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori amano coloro che li amano!” così l’antica alleanza, ma Gesù prosegue: “Voi, al contrario, amate i vostri nemici … Sarete così figli dell’Altissimo”.
Di questo amore Lui ci ha dato l’esempio. “La prova che Dio ci ama- commenta San Paolo- è che mentre eravamo peccatori Gesù è morto per noi” (Rm 5,8). E ancora: “Per un uomo per bene si può morire”: è l’amore secondo la nostra volontà naturale. Ma morire per i propri nemici? Solo Dio poteva darci l’esempio, ma anche la forza, essendo stato il primo Lui a dare la vita per i propri nemici. Senza questa forza non possiamo far niente. Perché perdonare un’offesa, o morire per un nemico è più impossibile che restituire la vista ad un cieco o risuscitare un morto. Per fare tutto questo è necessaria la forza di Dio e appartiene all’ordine del miracolo, inaugurato dalla morte e resurrezione del Cristo.
“Come io vi ho amati “. Il comandamento nuovo arriva fin là e non può aver senso che per i credenti che hanno riconosciuto l’amore che Dio ha per loro: “In questo consiste l’amore – dirà San Giovanni – è Dio che ci ha amati e che ha mandato suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati” (1Gv 4,10). Il resto segue. Beati noi che abbiamo potuto conoscere in Gesù l’amore che Dio ha per noi e ci abbiamo creduto!