Commento al Vangelo di domenica 31 Marzo 2019 – Lorenzo Galliani

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ANCHE A DIO PIACE CORRERE

Che bello questo padre che corre. Anzi, forse si vede proprio che è misericordioso dal fatto che si mette a correre incontro al figlio che è tornato.

Non fa caso ai trascorsi (insomma, quel figlio ha appena sperperato metà del suo patrimonio), non fa caso al suo ruolo di capofamiglia, che gli dovrebbe imporre una maggiore severità nei modi e nei toni. E se avesse pure un dolorino al ginocchio – che a una certa età si può permettere di avere, ma il testo biblico non lo menziona – non farebbe caso neanche a quello..

Niente da fare: corre incontro al figlio. Della parabola del figliol prodigo (che ha ispirato anche una canzone di Biagio Antonacci, con Rosario e Beppe Fiorello nel video) possiamo portarci dietro l’invito a fare le cose di corsa. Che non vuol dire farle di fretta, o farle male. Ma con entusiasmo.

Corre Abramo incontro ai tre visitatori alle Querce di Mamre (Genesi 18, 2), poi corre di nuovo ad avvisare Sara e corre a prendere il vitello buono da dare al servo, perché lo preparasse.

Corre Esaù incontro a Giacobbe (Genesi 33, 4). Lo aveva rincorso per ucciderlo, dopo essere stato scippato con l’inganno della benedizione del padre Isacco; stavolta invece gli corre incontro per abbracciarlo.

Corre il giovane ricco incontro a Gesù (Marco 10, 17), perché ha nel cuore una domanda: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». La risposta di Gesù («Vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro nei cieli») è carica di un peso che non crede di poter sostenere, così «se ne andò rattristato». Era arrivato di corsa, se ne va camminando. Corrono Giovanni e Pietro al sepolcro. Gara senza storia, vinta dal discepolo più giovane, che però cederà il passo all’amico.

Corre Paolo, come ci informa nella lettera ai Filippesi: «Non però che io abbia già conquistato il premio o sia ormai arrivato alla perfezione; solo mi sforzo di correre per conquistarlo, perché anch’io sono stato conquistato da Gesù Cristo» (Filippesi 3, 12).

Correre, non fuggire

Poi è vero. Si può correre per fuggire, o correre senza meta, che è un po’ la stessa cosa: ho paura del luogo in cui sono, e scappo, non so dove ma scappo. Ma certo, se ho davanti ciò che mi rende felice (e l’abbraccio a un figlio che sembrava perduto ed è stato ritrovato lo è eccome, per un padre misericordioso) beh, non ci vado incontro camminando. Mi ci fiondo incontro, con la mia andatura che sarà goffa, anchilosata, strampalata, ma il più veloce che posso. E come manuale d’allenamento, per essere sempre più veloci, non potrebbe essercene uno migliore del Vangelo.

E allora buona corsa a tutti. Di cuore.

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Commento a cura di Lorenzo Galliani (Bologna, 1985), giornalista e scrittore, collabora con “Avvenire”. Sul settimanale “Verona Fedele” cura la rubrica “Il Calciastorie”. Maggiori informazioni sul suo sito, www.lorenzogalliani.it

Tratto dal sito bibbiagiovane.it curato da Àncora Editrice.

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