Non sapevate che devo stare presso il Padre mio?
Giuseppe e Maria erano credenti giudei fedeli e osservanti della Legge di Dio data a Mosรจ, dunque, in obbedienza alla Torah (cf. Dt 16,6), ogni anno facevano la salita, il pellegrinaggio alla cittร santa di Gerusalemme in occasione della festa di Pasqua, memoriale della liberazione del popolo dโIsraele dalla schiavitรน dโEgitto. Quando Gesรน, il figlio nato a Betlemme e ormai cresciuto con loro a Nazaret, compรฌ dodici anni, i suoi genitori lo portarono a Gerusalemme affinchรฉ diventasse, attraverso un rito che si svolgeva al tempio, bar mitzwah, โfiglio del comandamentoโ, cioรจ un uomo credente responsabile della sua identitร davanti al Signore e in mezzo al suo popolo. Il ragazzo forse giร allora โ come avviene ancora oggi tra gli ebrei โ era invitato a leggere i rotoli delle sante Scritture, mostrava di saperle leggerle in ebraico come stava scritto e poi, interrogato dagli scribi, gli esperti della Legge, rispondeva, dando prova della preparazione che aveva ricevuto e dello studio in cui si era impegnato, alle domande riguardanti la volontร del Signore inscritta nella Torah.
Cosรฌ fece anche Gesรน. Poi Giuseppe e Maria, insieme alla loro carovana partita dalla Galilea, intraprendono il cammino del ritorno, finchรฉ alla sera, durante la sosta, si accorgono che lโadolescente Gesรน non รจ con loro. Un figlio che si รจ perduto, o che comunque non รจ accanto ai genitori in viaggio al calare della notte, desta in loro ansia, paura, e dunque la necessitร di una ricerca affannosa, innanzitutto allโinterno della carovana. Ma Gesรน risulta un figlio che non cโรจ, che desta la domanda: โDovโรจ?โ, domanda ben piรน profonda di quanto possa apparire in quella circostanza di sofferenza e di paura. Dovโรจ Gesรน? Giuseppe e Maria decidono allora di ritornare a Gerusalemme e di cercarlo in cittร , come un figlio che si รจ perduto o che se nโรจ andato dalla famiglia. Per tre giorni quella ricerca continua, e tutti noi sappiamo cosa significhi non trovare piรน qualcuno che amiamo, non sapere dove sia, dover fare i conti con la prospettiva di una sua mancanza definitiva. Tre giorni, il tempo dellโattesa secondo la tradizione ebraica, il tempo dellโangoscia che trova un termine, perchรฉ al terzo giorno Dio si fa presente (cf. Os 6,2)โฆ Dopo averlo cercato ovunque, ritornano infine al tempio, lร dove Gesรน era stato accompagnato da loro per essere annoverato tra i credenti osservanti della Legge.
Ed ecco, trovano Gesรน proprio al tempio, luogo dal quale non era uscito: era rimasto a dimorare lร dove dimora la Shekinah, la Presenza di Dio. Egli รจ seduto tra i rabbini, i dottori della Legge, gli uomini esperti e interpreti delle sante Scritture, intento ad ascoltarli e a interrogarli. Stiamo attenti a non leggere in questo episodio qualcosa di miracoloso e di straordinario, bisognosi come siamo di segni e miracoli, pur di non capire il vero messaggio: Gesรน non sta facendo unโomelia che stupisce tutti, ma si fa veramente discepolo dei rabbini, in primo luogo attraverso il loro ascolto e poi interrogandoli, per comprendere meglio ciรฒ che il Signore dice a chi lo ascolta. Dovremmo dunque dire che questa pagina evangelica ci parla di โGesรน discepoloโ, ragazzo credente, dotato di โun cuore che ascoltaโ (lev shomeaโ: 1Re 3,9) e capace di porsi domande. Come Samuele cominciรฒ a profetizzare a dodici anni (cf. 1Sam 3), come Daniele a questa etร disse una parola di sapienza (cf. Dn 13,45-49), cosรฌ Gesรน manifesta che, anche nella sua crescita, quello che piรน cercava e piรน lo coinvolgeva era la presenza del Signore capace di โparlareโ a chi si fa figlio dellโinsegnamento e โservo della Parolaโ (cf. Lc 1,2). Ecco dovโรจ Gesรน!
I suoi genitori sono stupefatti, sorpresi, e la madre Maria lo rimprovera: โFiglio, perchรฉ ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo!โ. Nel vangelo secondo Luca Giuseppe non parla, ma Maria lo evoca a Gesรน chiamandolo โtuo padreโ, perchรฉ, anche se Gesรน non era stato da lui generato, era stato affidato come figlio a Giuseppe ed egli restava suo padre secondo la Legge. Gesรน dunque con semplicitร replica loro senza biasimarli, ma facendo una rivelazione, che si esprime con una prima domanda: โPerchรฉ mi cercavate?โ. Parole che certamente hanno raggiunto il cuore di Maria e Giuseppe, i quali hanno dovuto interrogare se stessi, i loro sentimenti e la loro fede riguardo a questo Figlio dono di Dio, nato per volontร di Dio e non per loro volontร . Sรฌ, nel rapporto tra il ragazzo Gesรน e โi suoi genitoriโci sono state incomprensioni e conflitti. Come tutti i figli, anche Gesรน รจ stato causa di ansia e sofferenza per suo padre e sua madre, i quali sono intervenuti nella sua educazione anche con rimproveri e correzioni. Ogni crescita umana e ogni impegno per โmettere al mondo un figlioโsono faticosi, e proprio perchรฉ il Figlio di Dio si รจ incarnato, si รจ fatto veramente uomo, ha dunque conosciuto una crescita e una maturazione umanissima.
Legata a questo interrogativo, ecco la seconda domanda: โNon sapevate che devo stare presso il Padre mio, nella proprietร di mio Padre?โ (en toรฎs toรป Patrรณs mou). Egli ha un Padre che รจ il suo vero Padre, da lui riconosciuto come tale: รจ Dio, e Gesรน, ora che รจ stato messo al mondo ed รจ cresciuto, deve stare, rimanere presso il Padre, nel tempio che al suo cuore, il Santo dei santi, contiene la sua Presenza. Alla madre che gli ricorda i doveri filiali prescritti dal comandamento (cf. Es 20,12; Dt 5,16), Gesรน risponde ricordandole il primo comandamento, i doveri verso Dio (cf. Es 20,3-6; Dt 5,7-10). Innanzitutto egli รจ Figlio di Dio, sa chi รจ il Padre suo che รจ nei cieli e a lui offre lโascolto obbediente. ร comunque importante rilevare come la prima parola di Gesรน testimoniata da Luca nel suo vangelo sia una confessione di Dio suo Padre, cosรฌ come lโultima parola sarร unโinvocazione rivolta sempre al Padre (cf. Lc 23,46).
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Gesรน deve stare presso il Padre, รจ una necessitร per lui, ed egli tante volte nella sua vita sentirร e annuncerร ai suoi discepoli che qualcosa โรจ necessario, bisogna, occorreโ (deรฎ). Lungo tutta la sua esistenza Gesรน obbedisce a tale โnecessitร โ, non perchรฉ questo sia il suo destino, dal momento che egli conserva sempre una piena libertร , ma perchรฉ questa รจ la sua volontร e la sua missione: compiere ciรฒ che Dio suo Padre gli chiede. Non a caso questa necessitas risuonerร martellante soprattutto a partire dallโora della sua salita a Gerusalemme per vivere la passione, la morte in croce e ricevere da Dio la vita per sempre attraverso la resurrezione (cf. Lc 9,22; 13,33; 17,25; 22,7.37; 24,7.26.44). Ma ogni volta che Gesรน ha detto: โร necessarioโ, chi lo ha ascoltato non ha compreso. Qui si tratta dei suoi genitori, piรน tardi saranno i suoi discepoli (cf. Lc 18,34)โฆ Di fronte a questa parola (rhรชma) di Gesรน, Maria e Giuseppe restano senza parole, muti e senza comprenderla.
In ogni caso, per compiere anche il comandamento dellโamore verso il padre e la madre, Gesรน torna con loro a Nazaret e resta loro sottomesso. Ma ormai il segno รจ stato dato e verrร il giorno in cui essi comprenderanno, soprattutto Maria, che โcustodiva tutti questi eventi-parole nel suo cuoreโ, come brace sotto la cenere: infatti il fuoco della fede divamperร per lei nellโora della croce e a Pentecoste (cf. At 2,1-12).
Questa รจ la festa della santa famiglia, famiglia che si vuole esemplare per le nostre famiglie. Ma allora la si comprenda bene: qui รจ contestato ogni legame familiare che possa relativizzare il legame con il Signore e lโobbedienza a lui. Di fatto in questa pagina, come nelle altre che mettono in evidenza il legame tra Gesรน e la sua famiglia (madre e clan), vi รจ una forte critica alla famiglia tradizionale con i suoi codici, assolutamente contraddetti dal Vangelo. Dirร Gesรน:
Chi ama padre o madre piรน di me, non รจ degno di me; chi ama figlio o figlia piรน di me, non รจ degno di me (Mt 10,37; cf. Lc 14,26).
Non cโรจ nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva giร ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrร (Mc 10,29-30; cf. Mt 19,29-30; Lc 18,29-30).
Dunque, questa festa della santa famiglia in veritร ci interroga sul concetto che noi cristiani abbiamo della famiglia, concetto purtroppo piรน debitore verso la tradizione che verso lโannuncio fatto su di essa dal Vangelo.
p. Enzo Bianchi โ Qui tutti i precedenti commenti al Vangelo della domenica
Fonte: Monastero di bose