Commento al Vangelo di domenica 30 Dicembre 2018 โ€“ Enzo Bianchi

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Non sapevate che devo stare presso il Padre mio?

Enzo Bianchi

Giuseppe e Maria erano credenti giudei fedeli e osservanti della Legge di Dio data a Mosรจ, dunque, in obbedienza alla Torah (cf. Dt 16,6), ogni anno facevano la salita, il pellegrinaggio alla cittร  santa di Gerusalemme in occasione della festa di Pasqua, memoriale della liberazione del popolo dโ€™Israele dalla schiavitรน dโ€™Egitto. Quando Gesรน, il figlio nato a Betlemme e ormai cresciuto con loro a Nazaret, compรฌ dodici anni, i suoi genitori lo portarono a Gerusalemme affinchรฉ diventasse, attraverso un rito che si svolgeva al tempio, bar mitzwah, โ€œfiglio del comandamentoโ€, cioรจ un uomo credente responsabile della sua identitร  davanti al Signore e in mezzo al suo popolo. Il ragazzo forse giร  allora โ€“ come avviene ancora oggi tra gli ebrei โ€“ era invitato a leggere i rotoli delle sante Scritture, mostrava di saperle leggerle in ebraico come stava scritto e poi, interrogato dagli scribi, gli esperti della Legge, rispondeva, dando prova della preparazione che aveva ricevuto e dello studio in cui si era impegnato, alle domande riguardanti la volontร  del Signore inscritta nella Torah.

Cosรฌ fece anche Gesรน. Poi Giuseppe e Maria, insieme alla loro carovana partita dalla Galilea, intraprendono il cammino del ritorno, finchรฉ alla sera, durante la sosta, si accorgono che lโ€™adolescente Gesรน non รจ con loro. Un figlio che si รจ perduto, o che comunque non รจ accanto ai genitori in viaggio al calare della notte, desta in loro ansia, paura, e dunque la necessitร  di una ricerca affannosa, innanzitutto allโ€™interno della carovana. Ma Gesรน risulta un figlio che non cโ€™รจ, che desta la domanda: โ€œDovโ€™รจ?โ€, domanda ben piรน profonda di quanto possa apparire in quella circostanza di sofferenza e di paura. Dovโ€™รจ Gesรน? Giuseppe e Maria decidono allora di ritornare a Gerusalemme e di cercarlo in cittร , come un figlio che si รจ perduto o che se nโ€™รจ andato dalla famiglia. Per tre giorni quella ricerca continua, e tutti noi sappiamo cosa significhi non trovare piรน qualcuno che amiamo, non sapere dove sia, dover fare i conti con la prospettiva di una sua mancanza definitiva. Tre giorni, il tempo dellโ€™attesa secondo la tradizione ebraica, il tempo dellโ€™angoscia che trova un termine, perchรฉ al terzo giorno Dio si fa presente (cf. Os 6,2)โ€ฆ Dopo averlo cercato ovunque, ritornano infine al tempio, lร  dove Gesรน era stato accompagnato da loro per essere annoverato tra i credenti osservanti della Legge.

Ed ecco, trovano Gesรน proprio al tempio, luogo dal quale non era uscito: era rimasto a dimorare lร  dove dimora la Shekinah, la Presenza di Dio. Egli รจ seduto tra i rabbini, i dottori della Legge, gli uomini esperti e interpreti delle sante Scritture, intento ad ascoltarli e a interrogarli. Stiamo attenti a non leggere in questo episodio qualcosa di miracoloso e di straordinario, bisognosi come siamo di segni e miracoli, pur di non capire il vero messaggio: Gesรน non sta facendo unโ€™omelia che stupisce tutti, ma si fa veramente discepolo dei rabbini, in primo luogo attraverso il loro ascolto e poi interrogandoli, per comprendere meglio ciรฒ che il Signore dice a chi lo ascolta. Dovremmo dunque dire che questa pagina evangelica ci parla di โ€œGesรน discepoloโ€, ragazzo credente, dotato di โ€œun cuore che ascoltaโ€ (lev shomeaโ€˜: 1Re 3,9) e capace di porsi domande. Come Samuele cominciรฒ a profetizzare a dodici anni (cf. 1Sam 3), come Daniele a questa etร  disse una parola di sapienza (cf. Dn 13,45-49), cosรฌ Gesรน manifesta che, anche nella sua crescita, quello che piรน cercava e piรน lo coinvolgeva era la presenza del Signore capace di โ€œparlareโ€ a chi si fa figlio dellโ€™insegnamento e โ€œservo della Parolaโ€ (cf. Lc 1,2). Ecco dovโ€™รจ Gesรน!

I suoi genitori sono stupefatti, sorpresi, e la madre Maria lo rimprovera: โ€œFiglio, perchรฉ ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo!โ€. Nel vangelo secondo Luca Giuseppe non parla, ma Maria lo evoca a Gesรน chiamandolo โ€œtuo padreโ€, perchรฉ, anche se Gesรน non era stato da lui generato, era stato affidato come figlio a Giuseppe ed egli restava suo padre secondo la Legge. Gesรน dunque con semplicitร  replica loro senza biasimarli, ma facendo una rivelazione, che si esprime con una prima domanda: โ€œPerchรฉ mi cercavate?โ€. Parole che certamente hanno raggiunto il cuore di Maria e Giuseppe, i quali hanno dovuto interrogare se stessi, i loro sentimenti e la loro fede riguardo a questo Figlio dono di Dio, nato per volontร  di Dio e non per loro volontร . Sรฌ, nel rapporto tra il ragazzo Gesรน e โ€œi suoi genitoriโ€ci sono state incomprensioni e conflitti. Come tutti i figli, anche Gesรน รจ stato causa di ansia e sofferenza per suo padre e sua madre, i quali sono intervenuti nella sua educazione anche con rimproveri e correzioni. Ogni crescita umana e ogni impegno per โ€œmettere al mondo un figlioโ€sono faticosi, e proprio perchรฉ il Figlio di Dio si รจ incarnato, si รจ fatto veramente uomo, ha dunque conosciuto una crescita e una maturazione umanissima.

Legata a questo interrogativo, ecco la seconda domanda: โ€œNon sapevate che devo stare presso il Padre mio, nella proprietร  di mio Padre?โ€ (en toรฎs toรป Patrรณs mou). Egli ha un Padre che รจ il suo vero Padre, da lui riconosciuto come tale: รจ Dio, e Gesรน, ora che รจ stato messo al mondo ed รจ cresciuto, deve stare, rimanere presso il Padre, nel tempio che al suo cuore, il Santo dei santi, contiene la sua Presenza. Alla madre che gli ricorda i doveri filiali prescritti dal comandamento (cf. Es 20,12; Dt 5,16), Gesรน risponde ricordandole il primo comandamento, i doveri verso Dio (cf. Es 20,3-6; Dt 5,7-10). Innanzitutto egli รจ Figlio di Dio, sa chi รจ il Padre suo che รจ nei cieli e a lui offre lโ€™ascolto obbediente. รˆ comunque importante rilevare come la prima parola di Gesรน testimoniata da Luca nel suo vangelo sia una confessione di Dio suo Padre, cosรฌ come lโ€™ultima parola sarร  unโ€™invocazione rivolta sempre al Padre (cf. Lc 23,46).

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Gesรน deve stare presso il Padre, รจ una necessitร  per lui, ed egli tante volte nella sua vita sentirร  e annuncerร  ai suoi discepoli che qualcosa โ€œรจ necessario, bisogna, occorreโ€ (deรฎ). Lungo tutta la sua esistenza Gesรน obbedisce a tale โ€œnecessitร โ€, non perchรฉ questo sia il suo destino, dal momento che egli conserva sempre una piena libertร , ma perchรฉ questa รจ la sua volontร  e la sua missione: compiere ciรฒ che Dio suo Padre gli chiede. Non a caso questa necessitas risuonerร  martellante soprattutto a partire dallโ€™ora della sua salita a Gerusalemme per vivere la passione, la morte in croce e ricevere da Dio la vita per sempre attraverso la resurrezione (cf. Lc 9,22; 13,33; 17,25; 22,7.37; 24,7.26.44). Ma ogni volta che Gesรน ha detto: โ€œรˆ necessarioโ€, chi lo ha ascoltato non ha compreso. Qui si tratta dei suoi genitori, piรน tardi saranno i suoi discepoli (cf. Lc 18,34)โ€ฆ Di fronte a questa parola (rhรชma) di Gesรน, Maria e Giuseppe restano senza parole, muti e senza comprenderla.

In ogni caso, per compiere anche il comandamento dellโ€™amore verso il padre e la madre, Gesรน torna con loro a Nazaret e resta loro sottomesso. Ma ormai il segno รจ stato dato e verrร  il giorno in cui essi comprenderanno, soprattutto Maria, che โ€œcustodiva tutti questi eventi-parole nel suo cuoreโ€, come brace sotto la cenere: infatti il fuoco della fede divamperร  per lei nellโ€™ora della croce e a Pentecoste (cf. At 2,1-12).

Questa รจ la festa della santa famiglia, famiglia che si vuole esemplare per le nostre famiglie. Ma allora la si comprenda bene: qui รจ contestato ogni legame familiare che possa relativizzare il legame con il Signore e lโ€™obbedienza a lui. Di fatto in questa pagina, come nelle altre che mettono in evidenza il legame tra Gesรน e la sua famiglia (madre e clan), vi รจ una forte critica alla famiglia tradizionale con i suoi codici, assolutamente contraddetti dal Vangelo. Dirร  Gesรน:

Chi ama padre o madre piรน di me, non รจ degno di me; chi ama figlio o figlia piรน di me, non รจ degno di me (Mt 10,37; cf. Lc 14,26).

Non cโ€™รจ nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva giร  ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrร  (Mc 10,29-30; cf. Mt 19,29-30; Lc 18,29-30).

Dunque, questa festa della santa famiglia in veritร  ci interroga sul concetto che noi cristiani abbiamo della famiglia, concetto purtroppo piรน debitore verso la tradizione che verso lโ€™annuncio fatto su di essa dal Vangelo.

p. Enzo Bianchi โ€“ Qui tutti i precedenti commenti al Vangelo della domenica

Fonte: Monastero di bose

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