Commento al Vangelo di domenica 3 Marzo 2019 – Monastero di Marango

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Un cieco non puรฒ guidare un altro cieco: uno che non sperimenta l’amore verso l’altro (e l’amore radicale, anche quello verso i nemici) non puรฒ guidare l’altro che non lo sperimenta. Credo che il brano evangelico di questa domenica vada letto proprio in stretto collegamento con l’insegnamento sull’amore dei nemici che lo precede e che รจ il cuore di tutto il discorso di Gesรน ai suoi, come programma di vita dei cristiani.
Ognuno รจ chiamato a cogliere la propria responsabilitร  in ordine a tale insegnamento: responsabilitร  non solo nel metterlo in pratica, ma anche nell’insegnarlo e suscitarlo negli altri. Al cristiano รจ chiesto, innanzitutto, di fare la propria parte (amare anche chi risulta contrario), ma anche gli รจ chiesto di guidare gli altri a fare la loro parte (amare i loro nemici): il cambiamento inizia da me, ma deve anche contagiare coloro con i quali entro in contatto.

La cecitร  รจ proprio non vedere l’altro come una persona da amare, anche – e soprattutto – se non risulta amabile. E la propria cecitร  trasforma gli uomini in perfetti ipocriti, se hanno la pretesa di insegnare agli altri a vivere un amore che ad essi risulta impossibile. Gesรน ha guidato le persone a fare solo ciรฒ che Lui, per primo, metteva in pratica nella sua vita umana. E ha sempre criticato il vizio “ecclesiastico” di pretendere dagli altri ciรฒ che i ยซmaestriยป non osavano nemmeno considerare: ยซGuai a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!ยป (Lc 11,46). Bisogna lasciarsi ferire dall’esigenza dell’amore verso i nemici per poi essere in grado di trasmetterla agli altri come via di realizzazione umana, in un cuore aperto dall’amore al dono gratuito e alla condivisione. Perchรฉ, sappiamo, trasmettere un insegnamento รจ trasmettere un’esperienza, non una dottrina.
Nella nostra societร , si fa una grande fatica personale ad accettare l’altro, il diverso, lo straniero, perchรฉ ci scomoda. E si vuole trasportare a livello globale della societร  la propria difficoltร , facendola diventare proprio una concezione del mondo, fondata sulla distinzione, la separazione e, in definitiva, l’esclusione. Ciechi che vogliono accecare anche gli altri, per poi condurli, proprio perchรฉ hanno perso la vista della vera umanitร , alla rovina.

All’opposto, Gesรน propone il vedere aperto sull’altro attraverso le esperienze di chi non suppone di se stesso e delle sue cecitร , ma si legge come uno che segue il suo Maestro come discepolo ยซben preparatoยป. Il verbo greco รจ molto usato nel NT, con il significato di ยซadattato, corretto, completato, ristabilitoยป. Quindi si tratta di un grosso lavoro di strutturazione: non ci si improvvisa discepoli, perchรฉ il Maestro che si vuole seguire รจ avviato sulla via del dono di sรฉ, gratuitamente, per amore dell’altro, in totale apertura e disponibilitร  alla misericordia nei confronti di tutti.
Solo su questa via non si corre il rischio di andare come ciechi verso quel fosso che รจ rappresentato dalla rovina del proprio egoismo. Perciรฒ il discepolo vero deve avere l’umiltร  di lasciarsi continuamente lavorare e strutturare dalla Grazia.

La responsabilitร  positiva verso l’altro, l’amore anche per il nemico si esprime anche nella cura di correggere il fratello. Ma non lo puoi fare, se non ci si accorge che si deve togliere la trave dal proprio occhio prima di avere la pretesa di liberare l’occhio dell’altro dalla pagliuzza. รˆ la responsabilitร  innanzitutto verso se stessi, รจ vedere il nemico in sรฉ. Forse si puรฒ addirittura dire che รจ proprio la pretesa di correggere il poco dell’altro che mi fa scoprire la necessaria coerenza di correggere il molto in me. In definitiva รจ il fratello che fa un servizio a me, e non il contrario: la sua pagliuzza mi fa scoprire la mia trave.
Tutto questo perchรฉ abbiamo una tale responsabilitร  positiva nei confronti del mondo (la cura dell’umanitร , dell’ecologia, della giustizia, della legalitร , ecc.) che dobbiamo continuamente metterci in discussione: non per colpevolizzarci, ma per mettere sempre il meglio di noi stessi. Nella misura in cui mi sforzo di migliorare il mio impegno, posso aiutare anche l’altro a crescere nel suo.

ยซOgni albero si riconosce dal suo fruttoยป: il buono o il cattivo che si mostra nella relazione (ยซla boccaยป) dipende non da condizionamenti esterni, ma ยซdal tesoro del cuoreยป. Nella Bibbia, il ยซcuoreยป รจ la sede della volontร  e dell’intelligenza, della ragione e della capacitร  decisionale, e solo secondariamente รจ anche la sede delle emozioni e dei sentimenti. Quindi il cuore รจ il luogo innanzitutto della elaborazione interiore, piuttosto che l’istinto profondo. Dal cuore facciamo uscire ciรฒ che noi abbiamo voluto e deciso di far depositare e considerare come ciรฒ in cui ci riconosciamo.
Da questo, Gesรน dice che l’espressione esterna non puรฒ essere separata da ciรฒ che costituisce l’identitร  interiore di una persona. In un mondo sempre piรน fatto di parole, che spesso vanno a ferire e addirittura a negare l’altro, oggi si tende a misconoscere la responsabilitร  di esse, dicendo che non esprimono l’intenzionalitร  della persona che le ha dette. Per Gesรน, invece, esse rivelano la coscienza e le scelte delle persone in relazione con gli altri.

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In ogni modo, ciรฒ che Gesรน dice non fonda una distinzione di natura fra ยซbuoniยป e ยซcattiviยป. Infatti, parlando dei frutti dell’albero, egli distingue fra ยซbuonoยป e ยซguastoยป (letteralmente). Il cattivo รจ semplicemente un buono che si รจ guastato rispetto alla sua natura.

A cura di Alberto Vianello – Monastero di Marango