Commento al Vangelo di domenica 29 Settembre 2019 – Enzo Bianchi

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Il ricco e il povero Lazzaro

Enzo Bianchi

Dopo la parabola dellโ€™economo ingiusto ascoltata domenica scorsa (cf. Lc 16,1-8), oggi ci viene proposta una seconda parabola di Gesรน sullโ€™uso della ricchezza, contenuta sempre nel capitolo 16 del vangelo secondo Luca: la parabola del ricco e del povero Lazzaro.

โ€œCโ€™era un uomo ricco, che vestiva di porpora e bisso, banchettando splendidamente ogni giornoโ€. Di costui non si dice il nome, ma viene definito dal suo lusso e dal suo comportamento. I ricchi devono farsi vedere, devono imporsi e ostentare: da allora fino a oggi non รจ cambiato nulla, e chi pensa di essere potente e ricco, anche nella chiesa, vuole esibire i segni del potere e osa addirittura affermare che i segni che porta e di cui si riveste sono a gloria a Dioโ€ฆ

Lโ€™altra dimensione con cui i ricchi nellโ€™antichitร  si facevano vedere era il loro banchettare con ostentazione. Per gli altri uomini la festa รจ unโ€™occasione rara, per i poveri รจ impossibile, mentre per i ricchi ogni giorno รจ possibile festeggiare. Ma festeggiare cosa? Se stessi e la loro situazione privilegiata, senza mai pensare alla condivisione. Questo ricco, in particolare, mai aveva invitato i poveri, mai si era accorto del povero presente davanti alla sua porta, e dunque mai aveva praticato quella caritร  che la Torah stessa esigeva. Ma qual รจ la malattia piรน profonda di questโ€™uomo? Quella che papa Francesco, in una sua omelia mattutina, ha definito mondanitร : lโ€™atteggiamento di chi โ€œรจ solo con il proprio egoismo, dunque รจ incapace di vedere la realtร โ€.

Accanto al ricco mondano, alla sua porta, sta un altro uomo, โ€œgettatoโ€ lร  come una cosa, coperto di piaghe. Non รจ neanche un mendicante che chiede cibo, ma รจ abbandonato davanti alla porta della casa del ricco. Nessuno lo guarda nรฉ si accorge di lui, ma solo dei cani randagi, piรน umani degli esseri umani, passandogli accanto gli leccano le ferite. Questo povero ha fame e desidererebbe almeno ciรฒ che i commensali lasciano cadere dalla tavola o buttano sul pavimento ai cani (cf. Mc 7,28; Mt 15,27). La sua condizione รจ tra le piรน disperate che possano capitare a quanti sono nella sofferenza. Eppure Gesรน dice che costui, a differenza del ricco, ha un nome: โ€˜Elโ€˜azar, Lazzaro, cioรจ โ€œDio viene in aiutoโ€, nome che esprime veramente chi รจ questo povero, un uomo sul quale riposa la promessa di liberazione da parte di Dio.

In ogni caso, sia il ricco sia il povero condividono la condizione umana, per cui per entrambi giunge lโ€™ora della morte, che tutti accomuna. Un salmo sapienziale, giร  citato altre volte, presenta un significativo ritornello: โ€œLโ€™uomo nel benessere non comprende, รจ come gli animali che, ignari, vanno verso il mattatoioโ€ (cf. Sal 49,13.21). Il ricco della parabola non ricordava questo salmo per trarne lezione e neppure ricordava le esigenze di giustizia contenute nella Torah (cf. Es 23,11; Lv,19,10.15.18, ecc.) nรฉ i severi ammonimenti dei profeti (cf. Is 58,7; Ger 22,16, ecc.). Di conseguenza, era incapace di responsabilitร  verso lโ€™altro, di condivisione. Il vero nome della povertร  รจ condivisione, al punto che Gesรน si รจ spinto fino ad affermare: โ€œFatevi degli amici con il denaro ingiusto, perchรฉ, quando questo verrร  a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterneโ€ (Lc 16,9). Ma questo ricco non lโ€™ha capitoโ€ฆ

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Quando muore Lazzaro, il suo nome mostra tutta la sua veritร , perchรฉ il funerale del povero (che forse non cโ€™รจ stato materialmente, perchรฉ lโ€™avranno gettato in una fossa comune!) รจ officiato dagli angeli, che vengono a prenderlo per condurlo nel seno di Abramo. La vita di Lazzaro non si รจ dissolta nel nulla, ma egli รจ portato nel regno di Dio, dove si trova il padre dei credenti, di cui egli รจ figlio: colui che era โ€œgettatoโ€ presso la porta del ricco, ora รจ innalzato e partecipa al banchetto di Abramo (cf. Mt 8,11; Lc 13,28). Il ricco invece ha una sepoltura come gli si conviene, ma il testo รจ laconico, non precisa nulla di un suo eventuale ingresso nel Regno.

Ecco infatti, puntualmente, una nuova situazione, in cui i destini dei due uomini sono ancora una volta divergenti, ma a parti invertite. Ciรฒ che appariva sulla terra viene smentito, si mostra come realtร  effimera, mentre ci sono realtร  invisibili che sono eterne (cf. 2Cor 4,18) e che dopo la morte si impongono: il povero ora si trova nel seno di Abramo, dove stanno i giusti, il ricco negli inferi. Alla morte viene subito decisa la sorte eterna degli esseri umani, preannuncio del giudizio finale, e le due vie percorse durante la vita danno lโ€™esito della beatitudine oppure quello della maledizione. A Lazzaro รจ donata la comunione con Dio insieme a tutti quelli che Dio giustifica, mentre al ricco spetta come dimora lโ€™inferno, cioรจ lโ€™esclusione dal rapporto con Dio: egli passa dallโ€™avere troppo al non avere nulla.

Nelle sofferenze dellโ€™inferno, il ricco alza i suoi occhi e โ€œda lontanoโ€ vede Abramo e Lazzaro nel suo grembo, come un figlio amato. Egli ora vive la stessa condizione sperimentata in vita dal povero, ed รจ anche nella stessa posizione: guarda dal basso verso lโ€™alto, in attesaโ€ฆ Non ha potuto portare nulla con sรฉ, i suoi privilegi sono finiti: lui che non ascoltava la supplica del povero, ora deve supplicare; si fa mendicante gridando verso Abramo, rinnovando per tre volte la sua richiesta di aiuto. Comincia con lโ€™esclamare: โ€œPadre Abramo, abbi pietร  di meโ€, grido che durante la vita non aveva mai innalzato a Dio, โ€œe manda Lazzaro a intingere nellโ€™acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perchรฉ sono torturato in questa fiammaโ€. Chiede insomma che Lazzaro compia un gesto di amore, che lui mai aveva fatto verso un bisognoso.

Ma Abramo gli risponde: โ€œFiglio, durante la tua vita hai ricevuto i tuoi beni, mentre Lazzaro i suoi mali; ora egli qui รจ consolato, tu invece sei torturatoโ€. Un modo schematico ma efficace per esprimere come il comportamento vissuto sulla terra abbia precise conseguenze nella vita oltre la morte: il comportamento terreno รจ giร  il giudizio, da esso dipendono la salvezza o la perdizione eterne (cf. Mt 25,31-46). Cosรฌ la beatitudine rivolta da Gesรน ai poveri e il โ€œguaiโ€ indirizzato ai ricchi (cf. Lc 6,20-26) si realizzano pienamente. Poi Abramo continua servendosi dellโ€™immagine dellโ€™โ€œabisso grandeโ€, invalicabile, che separa le due situazioni e non permette spostamenti dallโ€™uno allโ€™altro โ€œluogoโ€: la decisione รจ eterna e nessuno puรฒ sperare di cambiarla, ma si gioca nellโ€™oggiโ€ฆ

Qui il racconto potrebbe finire, e invece il testo cambia tono. Udita la prima risposta di Abramo, il ricco riprende la sua invocazione. Non potendo fare nulla per sรฉ, pensa ai suoi famigliari che sono ancora sulla terra. Lazzaro potrร  almeno andare ad avvertire i suoi cinque fratelli, ad ammonirli prospettando loro la minaccia di quel luogo di tormento, se vivranno come lโ€™uomo ricco. Ma ancora una volta โ€œil padre nella fedeโ€ (cf. Rm 4,16-18) risponde negativamente, ricordandogli che Lazzaro non potrebbe annunciare nulla di nuovo, perchรฉ giร  Mosรจ e i Profeti, cioรจ le sante Scritture, indicano bene la via della salvezza. Le Scritture contenenti la parola di Dio dicono con chiarezza come gli uomini devono comportarsi nella vita, sono sufficienti per la salvezza. Occorre perรฒ ascoltarle, cioรจ fare loro obbedienza, realizzando concretamente quello che Dio vuole!

Ma il ricco non desiste e per la terza volta si rivolge ad Abramo: โ€œPadre Abramo, se qualcuno dai morti andrร  dai miei fratelli, saranno mossi a conversioneโ€. Abramo allora con autoritร  chiude una volta per tutte la discussione: โ€œSe non ascoltano Mosรจ e i Profeti, neppure se qualcuno risorge dai morti saranno persuasiโ€. Parole definitive, eppure ancora oggi molti cristiani faticano ad accoglierle, perchรฉ sono convinti che le Scritture non siano sufficienti, che occorrano miracoli straordinari per condurre alla fedeโ€ฆ

No, i cristiani devono ascoltare le Scritture per credere, anche per credere alla resurrezione di Gesรน, come il Risorto ricorderร  agli Undici: โ€œBisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosรจ, nei Profeti e nei Salmiโ€ (Lc 24,44). Egli stesso, del resto, poco prima aveva detto ai due discepoli in cammino verso Emmaus: โ€œโ€˜Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciรฒ che hanno detto i Profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?โ€™. E, cominciando da Mosรจ e da tutti i Profeti, spiegรฒ loro in tutte le Scritture ciรฒ che si riferiva a luiโ€ (Lc 24,25-27). Non a caso anche nella professione di fede il cristiano confessa che โ€œCristo morรฌ secondo le Scritture, fu sepolto ed รจ risorto il terzo giorno secondo le Scrittureโ€ (1Cor 15,3-4). Le Scritture testimoniano ciรฒ che si รจ compiuto nella vita e nella morte di Gesรน Cristo, testimoniano la sua resurrezione. Se il cristiano prende consapevolezza delle parole di Gesรน (cf. Lc 24,6-7) e ascolta le Scritture dellโ€™Antico Testamento, giunge alla fede nella sua resurrezione.

Questa parabola ci scuote, scuote soprattutto noi che viviamo nellโ€™abbondanza di una societร  opulenta, che sa nascondere cosรฌ bene i poveri al punto di non accorgersi piรน della loro presenza. Ci sono ancora mendicanti sulle strade, ma noi diffidiamo delle loro reale miseria; ci sono stranieri emarginati e disprezzati, ma noi ci sentiamo autorizzati a non condividere con loro i nostri beni. Dobbiamo confessarlo: i poveri ci sono di imbarazzo perchรฉ sono โ€œil sacramento del peccato del mondoโ€ (Giovanni Moioli), sono il segno della nostra ingiustizia. E quando li pensiamo come segno-sacramento di Cristo, sovente finiamo per dare loro le briciole, o anche qualche aiuto, ma tenendoli distanti da noi. Eppure nel giorno del giudizio scopriremo che Dio sta dalla parte dei poveri, scopriremo che a loro era indirizzata la beatitudine di Gesรน, che ripetiamo magari ritenendola rivolta a noi. Siamo infine ammoniti a praticare lโ€™ascolto del fratello nel bisogno che รจ di fronte a noi e lโ€™ascolto delle Scritture, non lโ€™uno senza lโ€™altro: รจ sul mettere in pratica qui e ora queste due realtร  strettamente collegate tra loro che si gioca giร  oggi il nostro giudizio finale.

p. Enzo Bianchi – Qui tutti i precedenti commenti al Vangelo della domenica

Fonte: Monastero di bose