L’ultima prova
Siamo arrivati all’ultima tappa prima di salire attraverso “le Palme” a Gerusalemme. Il Profeta Ezechiele, in questa domenica ci annuncia la fine della storia come il giorno in cui Dio riporta la vittoria sul male e sulla morte. L’umanità, rifiutando la grazia e non ascoltando la Parola si chiude in se stessa in una tomba in cui vive una vita vegetativa senza ne grazia ne luce. Peggio autodistruggendosi nella violenza e nella vendetta. Ecco perché i profeti ricordano continuamente l’oggi di Dio. Lui solo apre e guarisce, salva , illumina e conduce il suo popolo.
“Aprirò le vostre tombe e vi farò uscire, popolo mio.”(Ez 37,12) Esattamente come Adonai ha fatto uscire il suo popolo dalla schiavitù dell’Egitto. La vera vita è come la terra promessa, data da Dio stesso. Dio è Dio della vita: la storia umana è orientata verso la vita.
Ecco perché Gesù , prima di entrare in Gerusalemme ci da l’appuntamento dall’altra parte del Monte degli Ulivi a Betania alla tomba di Lazzaro, l’amico di Gesù, fratello di Marta e di Maria. E’ conosciuto e la sua morte che ha colpito tutti ha colpito anche Gesù che arriva in ritardo, a funerale avvenuto, perché sia manifestata la gloria del Figlio di Dio.(Gv 11,14)
Gesù avanza per l’ultima prova: dare la sua vita all’umanità che gli dona la morte. Il segno luminoso della resurrezione di Lazzaro alle porte di Gerusalemme conduce paradossalmente Gesù alla morte. Davanti alla folla entusiasta e felice del segno della morte vinta, Caifa, Il gran sacerdote di quell’anno, capisce che bisogna eliminare definitivamente Gesù. “Meglio che uno solo muoia per tutto il popolo”. Così davanti alla tomba di Lazzaro aperta, davanti alla morte liberata è annunciata la morte di Gesù. Quelli del tempio restano ciechi davanti alla gloria del Figlio di Dio che essi stessi avrebbero dovuto scoprire per primi. Mentre Marta confessa: ”Si! Signore io vedo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio”, Gesù afferma “Io sono la resurrezione e la vita”. Gli occhi di Marta si sono aperti, vede Gesù e crede che è il Cristo, padrone della vita e della morte, dono di Dio per eccellenza.
Gesù lo sa bene e rivela in pieno giorno ciò che tormenta da sempre l’umanità, il problema della morte e della vita, della luce e delle tenebre, della verità e della menzogna, del bene e del male. Tutte alternative di cui è piena la Bibbia. Tutto questo ci indica che l’avventura di Lazzaro non è un aneddoto miracoloso puntuale ma descrive l’avventura dell’uomo, di tutto l’uomo, di tutti gli uomini. La nostra avventura. Le due prime letture di oggi non dicono altra cosa che siamo sottomessi alla morte e a tutto ciò che l’accompagna mentre Dio si annuncia come il Dio della vita e della resurrezione. Ci troviamo dinanzi ad una scelta : passare dalla paura alla fede. Caratteristica la reazione di Tommaso quando Gesù, contro il parere degli apostoli, vuol tornare in Galilea da cui era fuggito: “Andiamo anche noi a morire con Lui” ignorando che sarebbe stato suo compagno nella vita.
Quale Resurrezione? Ovviamente quello di Lazzaro fu un ritorno provvisorio alla vita perché dopo, a suo tempo, morì di nuovo. Cosa che invece non avvenne per Gesù, la morte non ha avuto più potere su di Lui. Però Lazzaro ci è di modello perché la nostra resurrezione finale è preceduta da tante morti e resurrezioni, la nostra vita è una continua dinamica pasquale. La vita è una ripartenza continua, un rinnovamento, una rinascita, una continua rottura dei legami di morte che ci avvincono, un continuo camminare verso la libertà. Per noi Gesù ha detto “Io sono la resurrezione e la vita”. Le nostre giornate devono essere caratterizzate da questo passaggio continuo, da questo dinamismo pasquale, morire ogni momento e risorgere per essere testimoni viventi della Resurrezione di Cristo.