In questa 30.ma Domenica del Tempo ordinario la liturgia ci propone il Vangelo in cui un cieco, di nome Bartimèo, sentendo che stava passando Gesù nel luogo in cui mendicava, grida verso il Maestro perché possa ridonargli la vista. C’è chi lo rimprovera, perché faccia silenzio. Ma lui grida ancora più forte. Gesù gli si fa vicino e gli dice:
«Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.
Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del carmelitano, padre Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:
È cieco Bartimèo, ma non rassegnato; vive al margine della città, ma non per questo è intimorito: e non desiste, nella sua speranza di richiamare l’attenzione di Gesù. La folla lo vorrebbe spingere ancora più giù nel suo naufragio umano, sgridandolo, perché disturba il corteo del maestro. Ma proprio per quelli che implorano pietà è venuto Gesù, e qui c’è uno che grida forte per farsi sentire. “Chiamatelo!”, impone Gesù, e rompe la protezione ipocrita per riconoscere il diritto del cieco a una speranza nuova, a una vita in piena dignità. La risposta incoraggiante della folla si completa simmetricamente con i tre gesti di Bartimèo: vola il mantello, balza in piedi, incontra Gesù. Compassione e implorazione si incontrano, faccia a faccia; umiliazione e grazia si intrecciano e la vita rinasce, la luce splende, la ferita guarisce. Una luce negli occhi, ma soprattutto un coraggio nel cuore: camminare assieme a Gesù che sta per entrare a Gerusalemme per l’ultima sfida. Un discepolato deciso, in mezzo a discepoli titubanti. Siamo tutti come Bartimeo, mendicanti di luce, in attesa della voce che chiama, della parola giusta che dica: “Coraggio! Alzati, ti chiama!”.
Fonte: RadioVaticana