Il commento al Vangelo di domenica 28 Luglio 2019 – Anno C, a cura di Paolo Curtaz. Qui di seguito il testo ed il video.
Insegnaci
Scoprire l’anima significa aprirsi ad un mondo nuovo.
Scoprire la propria anima. E decidere di darle ascolto, di imparare a compiere i primi passi nella vita interiore. Capire che Dio è ed è presente, che orienta e dona senso alle nostre giornate, alle nostre scelte.
Vedere le cose in maniera diversa. Ampia. Vera. Eterna.
Diventare discepoli, infine.
Seguire quel rabbì che tanto ci sorprende, affascina, ricolma.
Quando, finalmente, lasciati perdere i tanti pregiudizi, le cose che crediamo di credere, ci apriamo all’ascolto vero del messaggio evangelico. E, dopo avere seguito il Signore, dopo esserci seduti anche noi ad ascoltare la sua Parola, arriva un tempo in cui chiediamo, come fanno i discepoli: insegnaci a pregare.
Non siamo capaci a pregare, non scherziamo.
E trattiamo Dio come un potente da convincere. In modo che renda felice la nostra vita, che sganci qualche grazia, infine.
Ti prego!
La preghiera, purtroppo, gode fra noi cattolici di pessima fama.
Come una cosa inutile, che deve lasciare spazio, invece, all’azione.
Dietro questa idea ci sono secoli di inviti alla devozione, alla recita di formule nate splendide e morte distratte, di rosari biascicati pensando ad altro.
La preghiera concepita come uno sfinimento per convincere Dio. Uno sfinimento che porta allo sfinimento, nostro e di Dio. Il termine stesso, preghiera, è diventato sinonimo di recita, di cantilena, di insistenza atta a convincere qualcuno delle nostre buone.
Ti prego, fammi un favore!
È diventato il ritornello del nostro chiedere, della nostra preghiera quotidiana.
Prima di parlare di preghiera, dobbiamo compiere lo sforzo immane di cancellare tutte queste false idee e di metterci in ascolto.
Ascolta
Come Maria la preghiera è, prima di ogni altra cosa, sedersi ad ascoltare.
Ascoltare qualcuno che si ama, che stima, che si ammira.
Quel Gesù che pregava come mai nessuno aveva pregato, che stupiva e affascinava gli apostoli quando, nel cuore della notte, si alzava per parlare in cuor suo al Padre. Uno stile nuovo, diverso dalla preghiera collettiva, al tempio, in sinagoga. Una preghiera intima che gli apostoli intuiscono essere all’origine della serenità e della forza del Signore, del Maestro.
Perciò chiedono al Maestro di insegnar loro a pregare.
E Gesù lo fa, consegnando loro la preghiera per eccellenza, il Padre Nostro che, nella versione di Luca, è ancora più essenziale. E che già ci dice cosa è preghiera: dialogo con Padre, per chiedere, sì, ma anche per agire, per cambiare atteggiamento di vita.
La preghiera è fiducia
Gesù ci svela il volto del Padre: è a lui che rivolgiamo la preghiera. Non a un despota capriccioso, non a un potente da convincere. Siamo diventati figli, ci ha detto san Paolo, Dio ci tratta come tratta il suo figlio beneamato. Un buon Padre sa di cosa ha bisogno il proprio figlio, non lo lascia penare. Molte delle nostre preghiere restano inascoltate perché sbagliano indirizzo del destinatario: non si rivolgono a un padre ma a un patrigno o a un antipatico tutore a cui chiedere qualcosa che, pensiamo, in realtà ci è dovuto.
Vi confido una cosa che ho scoperto nella mia povera vita: ho chiesto e non mi è stato dato. Allora, in quei momenti, mi sono scoraggiato. Oggi, a distanza di anni, so che ho ottenuto tutto ciò di cui avevo bisogno e che, spesso, non era ciò che chiedevo.
La preghiera è amicizia e costanza
Come quel tale che va a chiedere dei pani nel cuore della notte.
Quando preghiamo ci rivolgiamo ad un amico. E lo facciamo per chiedergli qualcosa per sfamare gli ospiti della nostra vita, non per vincere agli Europei di calcio.
Amicizia reciproca, come abbiamo letto nella splendida pagina della Genesi: il rapporto con Abramo si è consolidato e Dio decide di parlargli del proprio progetto di abbandonare Sodoma alla propria malvagità. Abramo ha un tuffo nel cuore: a Sodoma abita Lot, suo nipote, e inizia una serrata contrattazione. Alla fine la spunta Abramo: se Dio troverà a Sodoma anche solo dieci giusti salverà l’intera città. Sodoma sarà distrutta, ribaltando la teoria della solidarietà per cui tutti pagano per colpa di uno. In questo caso tutti saranno salvati per i meriti di dieci.
La preghiera è un colloquio intimo, uno scambio di opinioni, una reciproca intesa.
Non una lista della spesa, non un tentativo di corruzione, non una litania portafortuna.
Concepiamo la preghiera come una serie di formule bene auguranti, ma la preghiera è fatta anzitutto di ascolto, l’ascolto di Dio, e di intercessione, intercessione per il mondo, non per i miei bisogni.
Perché no?
Perché non imparare a pregare?
La preghiera ha bisogno di te, anzitutto: come sei, devoto o ateo, santo o peccatore. Ma un “tu” vero, non finto, non di facciata. La preghiera ha bisogno di un tempo: cinque minuti, per iniziare, il tempo in cui non sei proprio rimbambito o distratto, spegnendo il cellulare e isolandoti. La preghiera ha bisogno di un luogo: la tua camera, la metro, la pausa pranzo. La preghiera ha bisogno di una parola da ascoltare: meglio se il Vangelo del giorno, da leggere con calma e assaporare. La preghiera ha bisogno di una parola da dire: le persone che incontri, le cose che ti angustiano, un “grazie” detto a Dio. La preghiera ha bisogno di una parola da vivere: cosa cambia ora che riprendi la tua attività quotidiana?
Venga lo Spirito promesso dal Signore, amici, lo Spirito che ci permette di vedere con uno sguardo diverso anche le cose che ci sembrano indispensabili alla nostra felicità, capendo, infine, che ciò che riteniamo un ostacolo insuperabile non è poi così importante risolverlo e – forse – non è neppure un ostacolo.
Perché, nella preghiera, scopriremo che nulla ci può impedire di dire con verità: Padre.
Letture della
XVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C
Prima Lettura
Non sia adiri il mio Signore, se parlo.
Dal libro della Gènesi
Gen 18, 20-32
In quei giorni, disse il Signore: «Il grido di Sòdoma e Gomorra è troppo grande e il loro peccato è molto grave. Voglio scendere a vedere se proprio hanno fatto tutto il male di cui è giunto il grido fino a me; lo voglio sapere!».
Quegli uomini partirono di là e andarono verso Sòdoma, mentre Abramo stava ancora alla presenza del Signore.
Abramo gli si avvicinò e gli disse: «Davvero sterminerai il giusto con l’empio? Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano? Lontano da te il far morire il giusto con l’empio, così che il giusto sia trattato come l’empio; lontano da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?». Rispose il Signore: «Se a Sòdoma troverò cinquanta giusti nell’ambito della città, per riguardo a loro perdonerò a tutto quel luogo».
Abramo riprese e disse: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere: forse ai cinquanta giusti ne mancheranno cinque; per questi cinque distruggerai tutta la città?». Rispose: «Non la distruggerò, se ve ne troverò quarantacinque».
Abramo riprese ancora a parlargli e disse: «Forse là se ne troveranno quaranta». Rispose: «Non lo farò, per riguardo a quei quaranta». Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora: forse là se ne troveranno trenta». Rispose: «Non lo farò, se ve ne troverò trenta». Riprese: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore! Forse là se ne troveranno venti». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei venti». Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora una volta sola: forse là se ne troveranno dieci». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei dieci».
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 137 (138)
R. Nel giorno in cui ti ho invocato mi hai risposto.Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore:
hai ascoltato le parole della mia bocca.
Non agli dèi, ma a te voglio cantare,
mi prostro verso il tuo tempio santo. R.
Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà:
hai reso la tua promessa più grande del tuo nome.
Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto,
hai accresciuto in me la forza. R.
Perché eccelso è il Signore, ma guarda verso l’umile;
il superbo invece lo riconosce da lontano.
Se cammino in mezzo al pericolo, tu mi ridoni vita;
contro la collera dei miei avversari stendi la tua mano. R.
La tua destra mi salva.
Il Signore farà tutto per me.
Signore, il tuo amore è per sempre:
non abbandonare l’opera delle tue mani. R.
Seconda Lettura
Con lui Dio ha dato vita anche a voi, perdonando tutte le colpe.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossési
Col 2,12-14
Fratelli, con Cristo sepolti nel battesimo, con lui siete anche risorti mediante la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti.
Con lui Dio ha dato vita anche a voi, che eravate morti a causa delle colpe e della non circoncisione della vostra carne, perdonandoci tutte le colpe e annullando il documento scritto contro di noi che, con le prescrizioni, ci era contrario: lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce.
Parola di Dio
Vangelo
Chiedete e vi sarà dato.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 11, 1-13
Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:
“Padre,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
e perdona a noi i nostri peccati,
anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
e non abbandonarci alla tentazione”».
Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”; e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.
Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.
Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».
Parola di Dio