Seconda Domenica di Pasqua – Anno C
Chiusi dentro
I fallimenti della vita, le delusioni, il rancore piano piano chiudono le porte del nostro cuore. Congeliamo i nostri sentimenti per non soffrire piรน. Avremmo preferito che le cose fossero andate diversamente. Persino Dio non risponde sempre alle nostre aspettative. E allora potremmo rinunciare vivere. Potremmo chiuderci dentro come in un sepolcro. Noi, a volte, ci mettiamo una pietra sopra e non vogliamo piรน saperne. Ma il Signore non si rassegna davanti ai nostri sepolcri e continua a spingere affinchรฉ quella pietra sia rimossa.
Come un sepolcro
Anche i discepoli sono delusi e rassegnati. La paura li ha bloccati, non riescono piรน a uscire dal loro dolore. Il sepolcro di Gesรน รจ ormai aperto, ma loro non possono vederlo, perchรฉ il Cenacolo รจ chiuso. Il Cenacolo, il luogo della consegna di Gesรน ai suoi amici, รจ diventato paradossalmente il negativo del sepolcro: questo รจ ormai aperto, mentre il cenacolo รจ chiuso. ร come se, nonostante Gesรน continuasse a rotolare le nostre pietre sepolcrali, noi continuassimo a cercare una tomba in cui restare chiusi dentro. E alcuni continuano a vivere cosรฌ, trasformando la loro esistenza in un mausoleo in cui ritirarsi a piangere.
Dio non si rassegna
Il Cenacolo ha le porte chiuse, ma Gesรน non si rassegna. Il Risorto entra nella nostra vita nonostante le nostre chiusure. In quel luogo di paura e di delusione che somiglia molto al nostro cuore, Gesรน porta prima di tutto la pace. ร il segno della sua presenza. Gesรน si fa riconoscere, mostra ai discepoli i segni della sua passione. Cโรจ una continuitร in quella storia. Quella sofferenza non รจ stata inutile. ร proprio questo riconoscimento che genera la gioia nel cuore dei discepoli. La gioia nasce quando riconosciamo le tracce della presenza di Dio anche nelle vicende faticose della vita.
Possiamo essere certi che questa gioia รจ il segno della presenza di Dio quando non ci lascia immobili, quando non restiamo fermi, quando non si spegne velocemente come lโesuberanza di una bibita gasata. I discepoli sono invitati a uscire e ad annunciare.
Un cammino progressivo
Lโesperienza di Dio non si traduce automaticamente nel coraggio della sequela: otto giorni dopo le porte del cenacolo sono ancora chiuse. Si tratta di un cammino progressivo. Pazientemente Gesรน ritorna e continua a farci sperimentare la sua presenza, fino a quando qualcosa si sblocca.
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Nellโesperienza di fede cโรจ una comunicazione intima tra il Signore e i discepoli: Gesรน soffia su di loro per comunicare la sua vita. Il suo Spirito entra in noi e ci rende audaci. Non saranno certo i nostri meriti che ci renderanno capaci di annunciare il Vangelo, ma la sua presenza in noi.
Anche in questo caso cโรจ un segno che ci permette di riconoscere il Signore: lo Spirito di Gesรน รจ uno spirito di perdono. Non si puรฒ annunciare il Vangelo nel nome di Gesรน quando non si รจ capaci di perdonare.
La responsabilitร del credente
ร difficile pretendere che gli altri credano nella presenza di Gesรน in mezzo a noi quando noi stessi non siamo capaci di testimoniare la gioia e il perdono che sono i segni della presenza di Dio. Tommaso, probabilmente, si รจ trovato proprio in questa situazione, molto simile allโuomo di oggi che non riesce a credere nella presenza di Dio a causa della testimonianza di coloro che si presentano come suoi discepoli.
Tommaso รจ detto Didimo, cioรจ doppio o gemello, e proprio in tal senso ci somiglia. Potremmo dire che in qualche modo Tommaso รจ gemello di ogni discepolo, in lui possiamo rivedere la nostra stessa ambiguitร . Tommaso รจ doppio perchรฉ un poโ crede, un poโ non crede. ร doppio anche nella sua relazione con la comunitร : un poโ รจ presente, un poโ se ne allontana. Non la testimonianza dei discepoli, ma solo un incontro personale con Gesรน riesce a trasformare il suo cuore e a unificarlo.
In questo modo la comunitร di ogni tempo รจ interpellata. Siamo richiamati alla nostra responsabilitร . Il Risorto ci pone una questione drammatica: dovremo chiederci quanta responsabilitร abbiamo nella nostra capacitร di permettere allโuomo contemporaneo di vivere lโesperienza di Cristo attraverso di noi. Quanta responsabilitร abbiamo nellโincredulitร dellโuomo di oggi?
I racconti di Pasqua diventano cosรฌ un invito a guardarci anche come comunitร , per verificare in quali condizioni sono le porte del nostro cenacolo.
Leggersi dentro
- Che cosa ci ha spinto a chiudere le porte del nostro cuore e cosa puรฒ aiutarci ad aprirle?
- In questo momento della mia vita sono fermo o sto uscendo per annunciare il Vangelo?
P. Gaetano Piccolo SJ
Compagnia di Gesรน (Societas Iesu) – Fonte