Commento al Vangelo di domenica 27 Dicembre 2020 – p. Alessandro Cortesi op

p. Alessandro Cortesi op

Sono un frate domenicano. Docente di teologia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose ‘santa Caterina da Siena’ a Firenze. Direttore del Centro Espaces ‘Giorgio La Pira’ a Pistoia.
Socio fondatore Fondazione La Pira – Firenze.

«Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle… Tale sarà la tua discendenza»

Ad Abramo senza figli Dio promette una discendenza. E la promessa avviene nel quadro di una notte stellata. Quelle stelle innumerevoli indicano la sproporzione di una discendenza che contraddice la condizione di solitudine di Abramo. Dio dona oltre ogni misura e il suo dono è relazione: non una famiglia per rinchiudersi in un nido di egoismo, ma innumerevoli popoli e nazioni. E ancor oggi possiamo chiederci se abbiamo accolto questa promessa a divenire famiglia di Abramo, promessa per tutte le famiglie della terra, tra i popoli che riconoscono in Abramo il loro padre, seme e promessa di una umanità ospitale…

Per fede, anche Sara, sebbene fuori dell’età, ricevette la possibilità di diventare madre, perché ritenne degno di fede colui che glielo aveva promesso...

Abramo è nostro padre nella fede e Sara è madre, una delle matriarche che indicano l’impossibile divenuto possibile, la fecondità accolta come dono, il cammino di un affidamento che si apre all’inaudito di Dio. Nella vicenda di Sara la vita vince il vuoto e la morte e la novità irrompe inaspettata e improvvisa: il suo cammino è traccia dello scoprire la vita nel segno dell’accoglienza di una promessa e centrata nella fedeltà di Dio degno di fede.

Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui

C’è uno stupore  che pervade i vangeli dell’infanzia di Gesù: lo stupore di Giuseppe e Maria padre e madre di Gesù è attitudine di chi si apre all’altro e vive la sua presenza non come possesso ma come dono. E stupirsi è l’atteggiamento di chi non ritiene che la vita debba essere inscatolata dentro a schemi, dottrine, teologie, ma si lascia interpellare dalla novità dell’altro nel cui volto riconoscere e accogliere una chiamata di Dio stesso che va sempre oltre i nostri ristretti orizzonti. E solo lo stupore può generare  apertura ai pensieri di Dio che superano i nostri pensieri. Sulla vita degli altri, sui percorsi delle famiglie, sui sentieri di ogni figlio e figlia che è tale perché proviene da una relazione in cui è già all’opera l’amore di Dio e che nella vita può crescere se incontra sguardi e gesti che comunicano un amore che non giudica e accoglie sempre come quello del Dio di Gesù.

Fonte

Read more

Local News