DOVE HA LA RESIDENZA DIO?
Se domenica scorsa avevamo una novità da vertigini, oggi abbiamo una “notizia-bomba”: “Se uno mi ama, il Padre mio lo amerà e verremo a lui e prenderemo dimora in lui”. Dio che vuole prendere residenza in noi. O meglio: Dio che cerca residenza, ma la troverà in noi solo se ci trova l’amore. E una volta in noi, sarà il nostro maestro: ci insegnerà ogni cosa. Gesù se ne va; dice che deve andarsene e che è meglio così, ma non ci lascerà soli, ci manderà il consolatore.
E con lui ci insegnerà ogni cosa e ci darà la vita nuova. E farà nuove tutte le cose. Gesù non dice che farà cose nuove, ma farà nuove quelle che ci sono già anche se sono vecchie. Per forza dev’essere così perché la nostra anima esiste, non può buttarla via e farne un’altra per farci entrare in Paradiso. Deve per forza rinnovare questa magari vecchia e decrepita a causa dei peccati. Ma lui può tutto, ci dice “dammi la tua vita vecchia e io la farò nuova fiammante, dammi la tua anima brutta e io la farò bella”.
Se Dio si addormentasse…
Questo Vangelo lo si potrebbe chiamare il Vangelo del Padre. Gesù è stato il perfetto rivelatore del Padre perché ne è stato il contemplatore perfetto e solo in questo capitolo 14 di Giovanni – cioè una paginetta in tutto – i riferimenti al Padre sono almeno 24! Qui Gesù proclama veramente e ripetutamente la sua identità di natura con il Padre: “chi vede Me, vede il Padre… il Padre ed Io siamo una cosa sola” ecc. Gesù è il Figlio unigenito della stessa sostanza (o natura) del Padre, generato e non creato.
E’ questa la distinzione abissale tra Lui e noi. Noi siamo stati creati; siamo passati dal non-essere all’essere, ed anche ora riceviamo ad ogni istante l’esistenza da Dio: se si addormentasse un secondo, ricadremmo immediatamente nel nulla. Egli è sempre presente: in termini teologici la si chiama presenza d’immensità.
Dio ci ha fatto dono di questa esistenza e dobbiamo rispettarla dall’inizio fino alla fine. Non possiamo né toglierla, né accorciarla, ma solo VIVERLA in tutta la sua pienezza come grande dono del Padre .
Il cielo sulla terra
E’ questa la nostra realtà: abbiamo solide radici. Veniamo da Dio e torniamo a Lui. Non veniamo dal nulla e non torniamo al nulla. Non esiste il nulla, esiste Dio. Jahwè vuol dire Colui che è, mentre il nulla vuol dire ciò che non è. Come possono dire gli atei che torniamo al nulla che per definizione non esiste! C’è una contraddizione nei termini! Ma DIO non è solo Colui che è, ma Colui che è vicino, anzi è addirittura dentro di noi. “Se uno mi ama, il Padre mio lo amerà e verremo a lui, e prenderemo dimora in lui”.
Ecco l’inabitazione di Dio nell’anima come la descrive Santa Elisabetta della Trinità: “Ho trovato il cielo sulla terra perché il Cielo è Dio e Dio abita nella mia anima”. Dio vuole prendere la residenza nel nostro cuore: diamo lo sfratto a tutto ciò che ha residenza abusiva in noi per darla a Colui che, solo, ne ha il pieno diritto.