Nella terza Domenica di Pasqua, la liturgia ci presenta il passo del Vangelo in cui Gesù risorto appare ai discepoli, sconvolti dalla paura di vedere un fantasma. Ma il Signore si lascia toccare e mangia con loro: “un fantasma – dice – non ha carne e ossa, come vedete che io ho”. Quindi apre la la mente dei discepoli perché comprendano le Scritture e dice:
«Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati».
Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del carmelitano, padre Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:
Intenso è il senso di realismo in questa apparizione di Gesù ai suoi discepoli, che stavano narrandosi gli incontri con il Maestro in quel giorno di Pasqua. Si parla di dubbi e paura, di stupore e impressione di vedere un fantasma; ma anche di carne e ossa, di pesce arrostito mangiato insieme. Lo dirà poi Pietro in una predica: “Noi abbiamo mangiato con lui dopo la sua risurrezione” (At 10,41). Sarà stata la paura di ingannarsi, o la sorpresa per un evento impossibile, oppure anche la gioia e lo stupore incontenibili: certo che la fatica a crederci deve essere stata grande, se Gesù ha dovuto insistere tanto per convincerli. Non era un fantasma! Ma la seconda parte del brano aiuta a collocare l’incontro nell’orizzonte dei progetti di Dio: Mosè, profeti e salmi hanno annunciato il Dio vincitore della morte e donatore della vita, senza più limiti. In quel corpo piagato ma glorioso, sta la certezza delle promesse realizzate, la ricchezza dell’annuncio e la fonte della trasformazione del cosmo intero. I discepoli devono predicarlo a tutti, come testimoni di una vita nuova, e come perdono grande e speranza certa. Usciamo dalle nostre quattro stanze, per gridare al mondo intero la vita nuova offerta dal Risorto!
Fonte: RadioVaticana