Il commento al Vangelo di domenica 25 Agosto 2019 – Anno C, a cura di Paolo Curtaz. Qui di seguito il testo ed il video.
Cristo brucia
Gesù sta salendo a Gerusalemme con fare deciso, determinato. Ha indurito il suo volto.
Sa bene che nella città che uccide i profeti ci sarà la resa dei conti.
Ma non vi sale imbronciato, incattivito, non fa la vittima.
Salendo predica per i villaggi, si ferma, annuncia, guarisce.
Ama.
È venuto a portare il fuoco. E continua a lanciare scintille sperando che prima o poi attecchisca.
Non è un grande riformatore, non è un innovatore, non vuole essere scambiato per un guaritore, un santone, un guru.
Lui per primo brucia.
Di passione per il Padre, di desiderio, di anima.
Perciò non può capire.
Non può capire quel tale che viene per essere rassicurato.
Che viene per essere applaudito, per vedere il suo nome scritto nella lista dei bravi ragazzi.
Sono pochi quelli che si salvano?
Gli altri, ovvio. Non io.
Idiota.
Salvezza
Curioso parlare di salvezza ad un mondo che non pensa di averne bisogno.
Altalenante fra un irragionevole ottimismo e un catastrofico pessimismo, il nostro mondo non sente bisogno di salvezza.
Di Salvatori sì, continuamente.
Qualcuno che faccia al posto nostro, che risani il pianeta, elargisca lavori, regalie e prebende, ripiani ogni dissidio. Ma che non chieda niente a me. Salvi e basta.
Ma no, sinceramente, non abbiamo bisogno di salvezza.
Perché anela alla salvezza chi ha fatto l’esperienza di essersi perduto.
E siamo troppo sazi per sentire ancora quell’urlo dell’anima, quella mancanza profonda che diventa il trampolino di lancio per cercare. Troppo vittime per fare gli adulti e rimboccarci le maniche.
Il tizio che si avvicina al Signore pensa di essere in regola.
Osserva i precetti, almeno quelli principali.
No, certo, non è uno stinco di santo.
Ma sicuramente migliore di quelli che gli stanno attorno.
Come, a volte, pensiamo di essere noi. Non siamo poi così male, diamine!
Regole e timbri
È la tentazione che colpisce noi discepoli, noi cattolici di lungo corso, quando smarriamo la dimensione dell’attesa, l’ansia del discepolato, quando crediamo che le mura della città siano talmente robuste da non necessitare, in fondo, della veglia della sentinella.
Colpisce come un cancro noi discepoli, quando, dopo una strepitosa e travolgente esperienza di Dio, sentiamo d’improvviso di essere entrati in un gruppo a parte, e guardiamo con sufficienza “gli altri”, quelli che non capiscono, che non conoscono, quelli che hanno fatto altri percorsi di Chiesa, quelli che la domenica, a Messa, si annoiano e non colgono la dimensione dell’interiorità, quelli che, fuori, non capiscono e ci attaccano, ci insultano, ci offendono, ci giudicano, ci attaccano.
Anche noi, in fondo, pensiamo di essere dei prescelti.
E se ci sbagliassimo? Meglio chiedere a Gesù.
Che non ama accarezza per il verso del pelo.
Incomprensioni
Il rischio c’è, ammonisce Gesù.
Di investire tanto della nostra vita a cercare un Dio che, alla fine, non ci riconosce.
Non perché lunatico, ma perché, semplicemente, non ci ha mai incontrati.
Allora a chi abbiamo rivolto le nostre preghiere? In quale Dio, sul serio, crediamo?
Al Dio assicuratore? Garante dell’ordine morale? Al Dio che c’è ma chissà com’è veramente? Al Dio dei preti?
Sarebbe assurdo arrivare davanti alla porta, tenendo in mano, in ordine, tutti i fioretti fatti, le (presunte) buone azioni svolte, il rispetto (in linea di massima) delle norme che ci hanno insegnato e, con stupore, non riconoscere il volto del Dio di Gesù.
Che ci allontanerà se non avremo praticato la giustizia (non la coerenza, non l’apparenza, non la devozione).
Se non avremo amato il fratello. E il nemico. O ci avremo provato.
Se non avremo perdonato. O ci avremo provato. Cavolo.
Strettoie
È stretta la porta.
Non esclusiva, non escludente. Ma perché uno solo è la porta: Cristo. Lui solo ci conduce a Dio.
Nelle città fortificate c’era sempre la porta principale, sprangata durante la notte e sorvegliata. E una più piccola, ascosta, conosciuta solo ai cittadini, per le sortite notturne.
La strada stretta del vangelo non ha a che fare col sacrificio o la penitenza, ma con la diversità.
Tutti seguono il flusso, senza porsi problemi, lasciando ad altri la fatica del pensare.
Noi no. Pensiamo, prima di agire. E preghiamo. E amiamo.
E il vangelo, sempre, resta l’ultimo criterio di giudizio, anche se non l’unico.
Ci vuole tutta la vita per diventare cristiani, tutta la vita per diventare uomini, tutta la vita per liberarci dai troppi condizionamenti che ci impediscono di cogliere l’assoluto di Dio in noi.
Attenti, allora, al rischio dell’abitudine, al modo più triste di essere cristiani, che è quello di credere di credere, di confondere la propria sensibilità, il proprio stile di preghiera, la propria esperienza in un gruppo con l’unico modo di essere cristiani. Avremo delle sorprese, ammonisce il Signore.
Persone che giudichiamo lontane da Dio, persone che in cuor nostro devotamente giudichiamo come peccatori e lontani da Dio, li vedremo a mensa col Signore. Perché l’uomo guarda l’apparenza, Dio guarda il cuore. Animo, amici, Dio ci vuole bene e ci prende sul serio, ci scuote se necessario, ci invita, ora e sempre a diventare veramente discepoli secondo il suo cuore.
Proprio perché ci ama ci corregge, invitandoci a superare la tentazione del sentirci arrivati.
Cristo brucia.
Letture della
XXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C
Prima Lettura
Ricondurranno tutti i vostri fratelli da tutte le genti.
Dal libro del profeta Isaìa
Is 66,18b-21
Così dice il Signore:
«Io verrò a radunare tutte le genti e tutte le lingue; essi verranno e vedranno la mia gloria.
Io porrò in essi un segno e manderò i loro superstiti alle popolazioni di Tarsis, Put, Lud, Mesec, Ros, Tubal e Iavan, alle isole lontane che non hanno udito parlare di me e non hanno visto la mia gloria; essi annunceranno la mia gloria alle genti.
Ricondurranno tutti i vostri fratelli da tutte le genti come offerta al Signore, su cavalli, su carri, su portantine, su muli, su dromedari, al mio santo monte di Gerusalemme – dice il Signore –, come i figli d’Israele portano l’offerta in vasi puri nel tempio del Signore.
Anche tra loro mi prenderò sacerdoti levìti, dice il Signore».
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Salmo 116 (117)
R. Tutti i popoli vedranno la gloria del Signore.Genti tutte, lodate il Signore,
popoli tutti, cantate la sua lode. R.
Perché forte è il suo amore per noi
e la fedeltà del Signore dura per sempre. R.
Seconda Lettura
Il Signore corregge colui che egli ama.
Dalla lettera agli Ebrei
Eb 12,5-7.11-13
Fratelli, avete già dimenticato l’esortazione a voi rivolta come a figli:
«Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore
e non ti perdere d’animo quando sei ripreso da lui;
perché il Signore corregge colui che egli ama
e percuote chiunque riconosce come figlio».
È per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non viene corretto dal padre? Certo, sul momento, ogni correzione non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo, però, arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati.
Perciò, rinfrancate le mani inerti e le ginocchia fiacche e camminate diritti con i vostri piedi, perché il piede che zoppica non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire.
Parola di Dio
Vangelo
Verranno da oriente e da occidente e siederanno a mensa nel regno di Dio.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 13, 22-30
In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme.
Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?».
Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno.
Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”.
Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».
Parola del Signore