Liberati dall’immagine del Dio-Castigatore
Abituati alla logica del “sei fai il cattivo ti punisco”, abbiamo attribuito da sempre a Dio l’immagine del castigatore, e frettolosamente traduciamo le “disgrazie”della vita in castighi divini per le nostre cattive azioni, tanto un peccato di sicuro lo abbiamo fatto. Tutto questo che si sembra un “normale” pensare, ha però qualcosa di magico, di superstizioso in sè, che invece di essere una buona notizia evangelica domenicale, risultare essere sempre una cattiva notizia. Logica non lontana da quella che Gesù, in questo passo che solo Luca ci riporta, si trova ad interrogare.
Cosa significava al tempo di Gesù essere Galileo? Non è solo un dato geografico, ma uno status sociale, i galilei non erano visti di buon occhio dalle autorità istituzionali giudaiche, poichè erano dei ribelli, pronti ad una rivoluzione violenta contro l’occupante romano, gente che con le “mani” risolve le ingiustizie; peccatori insomma, gente che contamina, da cui stare sicuramente alla larga se non vuoi perdere la reputazione.
Ebbene, Gesù è di origine della Galilea, e questo non gioca a suo favore. Ma non si lascia intimorire dalla provocazione, e con una domanda libera l’uomo dall’immagine del Dio-castigatore, che non punisce l’uomo perchè è un”galileo”, un ribelle di turno da cui stare alla larga, ma lo invita a cambiare vita, a liberarsi dalla sua maschera di violenza per vivere la propria vita in pienezza e non soccombere alla propria ostilità.
Per di più Gesù sposta ancora l’attenzione, esce dalla provocazione di ridurre tutto ad un problema solo tra “ribelli”, e prende spunto da un fatto di cronaca avvenuto a Siloe, quartiere di Gerusalemme, uscendo quindi dalla terra pagana, infetta e peccatrice, l’attenzione si sposta nella città santa. E la risposta è ancora , “No!”.
Non importa se sei un galileo ribelle, o un santarello di Gerusalemme, Dio non punisce nessuno, ma a tutti, senza discriminazione, dona gratuitamente la possibilità di convertirsi, di cambiare, di migliorare la qualità della propria Vita a partire da ciò che si in verità .
E allora, alla richiesta di “tagliare” ciò che nell’immediato non porta frutto, Lui sa aspettare ancora, e ogni anno ci rinnova questa stessa possibilità, “stai tranquillo, il mio tempo è per te”.
Gesù ci riconsegna l’immagine di un Dio che non mortifica, non punisce, non elimina, non distrugge, ma che vivifica, che è disposto ancora a zappare la nostra terra sterile, quelle parti di noi infeconde, e a riconcimare, rinvestire sempre anche dove tutto sembra dire il contrario.
Domenica allora auguro a me e a voi di riconoscere le parti sterili, giudicanti, mortifere, violente che abitano dentro la nostra terra un pò pagana e un pò santa, per poter vivere la liberazione pasquale del Dio di Gesù.
Buona Domenica!!
Sr. Myriam (Miriam D’Agostino) del Monastero Benedettino di Sant’Anna – Bastia Umbra