Commento al Vangelo di domenica 24 Gennaio 2021 – p. Ermes Ronchi

Chi lo segue sa che Dio dona tutto, riempie le reti

Padre Ermes Ronchi commenta il brano del Vangelo di domenica 24 Gennaio 2021.

«Passando lungo il mare di Galilea» (il paesaggio d’acque del lago è l’ambiente naturale preferito da Gesù) «vide Simone e Andrea che gettavano le reti in mare». Pescatori che svolgono la loro attività quotidiana, ed è lì che il Maestro li incontra. Dio si incarna nella vita, al tempio preferisce il tempo, allo straordinario il piccolo.

Come in tutta la Bibbia: Mosè e Davide sono incontrati mentre seguono le loro greggi al pascolo; Saul sta cercando le asine del padre; Eliseo ara la terra con sei paia di buoi, Levi è seduto allo sportello delle imposte… Nulla vi è di profano nell’amorosa fatica. E Gesù, il figlio del falegname, che si è sporcato le mani con suo padre, che sa riconoscere ogni albero dalle venature e dal profumo del legno, che si è fatto maturo e forte nella fatica quotidiana, lì ha incontrato l’esodo di Dio in cerca delle sue creature: «Dio si trova in qualche modo sulla punta della mia penna, del mio piccone, del mio pennello, del mio ago, del mio cuore, del mio pensiero» (Teilhard de Chardin).

Venite dietro a me vi farò diventare pescatori di uomini. E subito lasciarono le reti e lo seguirono. Neanche le recuperano, le mollano in acqua, e vanno, come Eliseo che brucia l’aratro nei solchi del campo… «in tutta la Bibbia le azioni dicono il cuore» (A. Guida). […]

Continua a leggere tutto il testo del commento su Avvenire


Cercateli dove credono di vivere e non vivono, in quell’ambiente che credono vitale e invece è senza ossigeno. Cercateli, perché mio e vostro tesoro, è l’uomo.

Pescatori di luce sepolta

In poche righe, un incalzare di avvenimenti: Giovanni arrestato, Gesù che ne prende il testimone e la Parola che non si lascia imprigionare. E poi strade, lago, barche; prime parole e primi discepoli.
Il Vangelo nasce con quest’uomo invaso da una forza che lo obbliga a partire, a lasciare famiglia, clan, paese, tutto. E per casa, la strada.

Il primo atto registrato è questa viandanza di Gesù, dove, proprio sull’andare e ancora andare, si innesta Dio come bella notizia.
Non era ovvio per niente. Non tutta la Bibbia è bella e gioiosa notizia; alle volte è minaccia e giudizio, spesso è precetto e ingiunzione, ma ora questo rabbi itinerante è una Parola che corre per la Galilea raccontando il mondo come Dio lo sogna, il Dio che ci ha raggiunto, che è qui.

Ma quale Dio? Gesù ne mostra da subito il volto che libera, guarisce, perdona, toglie barriere e dona relazione a tutti, anche ai marchiati, agli esclusi.
Dio esperto in vita nascente: convertitevi! Credete nel Vangelo non come esigenza morale, ma constatando con mano che la felicità è altrove.

E allora giratevi verso la luce, come chi ad ogni alba si rimette su sentieri di sole!
Tutto questo è Dio che cammina dentro il nostro quotidiano. Cammina e guarda, e in Simone vede già la roccia su cui fonderà il suo mondo. Guarda, e in Giovanni indovina il discepolo dalle più alte parole d’amore.
Gesù ora cammina anche in me; mi guarda, e vede impaziente grano che germina, e intuisce una generosità di cui non sapevo, e sente l’attesa di una melodia che nessuno ha ancora suonato. Con la totale fiducia di chi contempla le stelle prima ancora che sorgano, scorge un tesoro sepolto: seguimi. E mi mette il Regno appena nato fra le mani.
I quattro amici seguono Gesù non perché conoscono il suo corpo di dottrine, ma perché lo sentono vicino, a loro simile, tanto da affidargli il loro destino.
Perché farlo? Gesù non lo dice. La ragione profonda è “ti porterò alla verità dell’uomo”, ti farò pescatore di uomini.
I quattro conoscevano bene la fatica del pescare, ma questa è una frase inedita, nulla di simile nelle scritture. Voi tirerete fuori gli uomini dall’invisibile, come i pesci fuori dall’acqua, come i neonati dal buio materno; voi li porterete dalla vita sommersa alla vita nel sole. E andremo insieme lungo un’altra luce. Cercateli dove credono di vivere e non vivono, in quell’ambiente che credono vitale e invece è senza ossigeno. Cercateli, perché mio e vostro tesoro, è l’uomo.
E quei pescatori, che sapevano solo le rotte del lago, scoprono dentro di sé la mappa del cielo, del mondo, del cuore dell’uomo, di tutte le genti.
Ti seguirò, Signore, fammi diventare pescatore di luce sepolta.
Ti seguirò, anche percorrendo solo la strada tra il lago e casa mia, nel mio lavoro, ma lo farò in modo così umano e luminoso, che forse parlerà di Te.

AUTORE: p. Ermes Ronchi FONTE: Avvenire PAGINA FACEBOOK

Read more

Local News