Il Vangelo che la Chiesa ci propone questa domenica più che “Buona Novella” sembra “difficile se non impossibile novella”. Chiediamoci: è umanamente possibile amare i nemici? E’ nella stessa definizione di nemico il fatto di essere odiato, altrimenti sono amici, non nemici. E dir bene di coloro che ti calunniano, e prestare denaro a chi , sei sicuro che non te lo restituirà. E’ serio o siamo nella pura fantasia? Eppure ci troviamo dinanzi ad un test che Gesù oggi ci offre per sapere qual’ è il livello della nostra fede in Lui. Per poter realizzare questi precetti sono necessarie due cose: la visione di fede e la grazia di Dio. La fede in Dio consiste soprattutto, anzi unicamente nel rapporto continuo con Cristo col quale dobbiamo verificare tutte le scelte che facciamo.
La vita quotidiana si svolge in un dialogo tra tre realtà: Gesù Cristo, gli altri (cose e persone) e noi stessi. L’uomo di fede dialoga solo con Cristo, mai con le cose e con le persone e soprattutto mai con sè stesso, l’io è il nostro peggiore interlocutore, dialoga con Cristo e l’argomento di questo dialogo sono le creature, cose e persone. Il dialogo con le creature porta sempre ad un confronto col proprio egoismo, con la propria concupiscenza che ci spinge non soltanto a servirsi delle cose ma ad impossessarsene anche disordinatamente fino al furto. Il dialogo con le persone ci porta a dominarle, a possederle , senz’altro a condizionarle a noi stessi. Solo il dialogo con Dio è liberante e ci da la libertà nei confronti delle cose propria di chi le possiede come dice San Paolo “Tutto è vostro, ma voi siete di Cristo e Cristo è del Padre”.
Se parlo con Dio di coloro che mi hanno formalmente fatto del male parlo col Padre mio e loro, parlo di fratelli e Dio che è padrone della storia personale di ciascuno e anche dell’umanità mi rassicura che non devo aver paura di niente perché tutto è nelle sue mani, la nostra vita non dipende né dagli amici né dai nemici ma da Lui che Padre di tutti. “Non temete piccolo gregge, anche i capelli del vostro capo sono contati”. A questo punto capite come il cuore si calma e accetta anche di avere fratelli che son perfino capaci di odiarci. Ricordo quello che diceva il Cardinale Casaroli, Segretario di Stato di Papa Wojtyla: “La Chiesa non ha nemici ma soltanto avversari che deve trasformare in amici”. La Prima lettura ci racconta di Davide quando si trovò dinanzi al suo peggiore nemico: il Re Saul, che stava dormendo. Sarebbe stata un’occasione unica per liberarsi di lui e invece la parola di Dio “Chi mai ha messo la mano sul consacrato del Signore e non sia rimasto impunito: Non ucciderlo!”lo fermò. Davide non dialogò nè con sè stesso, ne con Saul ma parlò con Dio di sè e di Saul e non uccise il suo nemico.
Tra le tante testimonianze ve ne offro una. Dopo aver parlato della necessità di lavorare per aiutare le nuove famiglie una signora dell’assemblea chiese di incontrarmi personalmente. “Sono una insegnante in pensione e vorrei lavorare per le famiglie ma venticinque anni fa mio marito mi ha abbandonata con tre figlie non facendosi più vedere. Io per dignità non l’ho cercato, col mio lavoro ho mandato avanti la famiglia , le mie figlie si sono laureate e sposate e sono serena ma non riesco ad amare mio marito come prima che ci abbandonasse. Posso lavorare per le famiglie?”. Io l’abbracciai e gli dissi “Signora, ma lei vuol essere canonizzata prima di morire”. Era una donna di fede, non parlava con se stessa ne con suo marito ma di suo marito con Dio e Dio gli concedeva i sentimenti del cuore di Cristo fino a desiderare di amare oltre la capacità di un cuore umano.
E’ proprio difficile perdonare. Si vive nello stesso palazzo, si condivide tutto nel condominio e magari si è in causa con metà condomini. Si condividono interessi nella stessa società sempre col codice e l’avvocato pronto perché “può succedere di tutto”. Anche nella stessa chiesa non mancano coloro che rendono la vita difficile ai fratelli. Papa Francesco non perde occasione per parlare contro la maldicenza, i chiacchiericci e le calunnie. Eppure c’è una realtà in cui si vive di perdono: la famiglia. Vivere sempre insieme genitori e figli e contatto con i parenti ed è difficile che passi un giorno senza pestarsi i piedi eppure l’amore per la famiglia, l’affetto per i figli, il senso di responsabilità e la fede danno la forza di perdonare. L’altra settimana Papa Francesco ha parlato ai genitori dicendo loro che “non litighino davanti ai propri figli”.
Con tutto il rispetto e l’affetto per il Papa mi permetto di dire il contrario e di integrare: “poiché sarebbe addirittura innaturale che non litigaste tra marito e moglie, fatelo pure davanti ai figli, se non andate d’accordo se ne accorgono lo stesso, ma dopo aver litigato fate vedere che avete fatto la pace, che vi siete perdonati, è la lezione educativa di più alto livello che potete loro dare senza far la predica”.