Commento al Vangelo di domenica 23 Maggio 2021 – mons. Giuseppe Mani

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Nel vortice della vita di Dio

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Per celebrare la Pasqua ci vogliono cinquanta giorni. Alcuni padri considerano il giorno di Pasqua di cinquanta ore proprio per esprimere la stessa cosa. La Pentecoste è la pienezza della Pasqua di Gesù; è la conclusione della storia della salvezza. Il Verbo infatti si è incarnato, è nato, ha predicato la verità, ha sofferto, è morto ed è risuscitato, unicamente per darci lo Spirito Santo.

Chi è lo Spirito Santo? E’ l’amore che unisce il Padre col Figlio nella Trinità. Dandoci questo Amore, Dio ci ha introdotto nel vortice di Amore che è la vita stessa di Dio.

Per noi è certamente impossibile percepire la potenza di questo amore che muove tutte le cose. Nell’Antico Testamento, quando ha riempito i profeti, li ha fatti andare in estasi e compiere opere certamente più grandi di loro. Basta pensare all’energia con cui Mosè guidò il popolo verso la liberazione e poi attraverso il deserto; o alla forza di Geremia e alla grandezza di Isaia. Quando Dio interveniva manifestava la sua potenza, perché il mondo era ancora nel peccato e la presenza di Dio poteva significare soltanto lotta.

Pensiamo però alla dolcezza di questo amore, che fecondò il seno di Maria, facendola diventare Madre del Signore; nonché alla dolcezza del volo della colomba, che si posò su Gesù nel Giordano. Pensiamo alla forza piena di dolcezza con cui ha assistito Gesù durante la passione e lo ha sostenuto fino a quando “rese lo Spirito”, esprimendo così che il Suo Spirito era dato a noi per sostenerci nella lotta della vita.

Le immagini con cui viene rappresentato lo Spirito Santo sono tante, anche se la più usata è quella del fuoco e del vento. Proprio così si manifestò alla fine del tempo di Pasqua, nel giorno della Pentecoste, sugli apostoli riuniti con Maria nel Cenacolo: “All’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posavano su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo”. Con quei fenomeni si esprimeva la pienezza del dono della Redenzione, era “il battesimo di fuoco” previsto dal Battista con cui nasceva la Chiesa.

Parlando di questo momento, Sant’Agostino ricorda la creazione dell’uomo, quando Dio plasmò con le sue mani il pupazzo di creta, soffiò su di esso l’alito divino e così formò l’uomo. Allo stesso modo su questi uomini fragili e spaventati Dio soffiò il Suo Spirito Divino e diventarono Apostoli coraggiosi nell’affrontare tutta Gerusalemme. La sera di quello stesso giorno Pietro tenne il primo annuncio e battezzarono quattromila persone: era nata la Chiesa. Al corpo, Dio aveva dato un’anima: lo Spirito Santo, che non gli sarà più tolto. Così sarà per sempre fino alla fine dei tempi.

La Chiesa è sempre animata dallo Spirito di Dio. Per questo non mancheranno mai i santi e i profeti, come non mancheranno mai le tribolazioni; ma anche se sembrerà in agonia, vivrà soltanto l’esperienza pasquale.

Il fuoco dello Spirito è sempre presente in Essa, anche se sotto forma di brace di cui non si vede la fiamma. Ma è certo che lo Spirito, che è anche vento, animerà quella brace che manifesterà nuovamente la sua fiamma, la sua vitalità.

La Chiesa ha la certezza della vita nello Spirito Santo che la anima. Per questo il mistico Serafino di Sarov diceva che la santità consiste nell’invocare continuamente lo Spirito Santo e riceverlo.

Nella Pentecoste, in cui si celebra il compleanno della Chiesa, dopo duemila anni si gode nel vederla navigare nel mare tempestoso del mondo mantenendo la rotta sicura che gli assicura il Suo Signore.

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