«Tu sei il re dei giudei?». Pilato non capisce questa forma di regalità che gli si presenta innanzi. Eppure Gesù è re, ma non alla maniera umana. È un re crocifisso, inchiodato, appeso a una croce. La sua vittoria, la sua regalità, è apparentemente una disfatta. Altre volte la folla aveva cercato di proclamarlo re, ma solo nell’ora della passione, solo una volta che è stato rinnegato e abbandonato da tutti, solo quando non può più essere vanto, ma motivo di condanna, solo allora egli si proclama re. Perché è l’annientamento della croce la manifestazione evidente e paradossale della sua onnipotenza. È quello che dirà poi l’apostolo Paolo: «Perciò mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, è allora che sono forte» (2Cor12,10). Ecco allora che non possiamo travisare il significato della proposta evangelica: la vita cristiana si vive nel servizio umile e nel dono di sé.
Un amore che supera ogni previsione, che rovescia ogni logica, che non cessa di essere scandalo e contraddizione e che per questo interpella incessantemente il cuore dell’uomo. Non è possibile restare indifferenti: Gesù è venuto non affermando la sua divinità, ma assumendo la nostra condizione umana per rendere l’uomo capace di scegliere Dio.
Poiché il Vangelo è la strada della pienezza umana. Essere cristiani significa diventare uomini.
Riconoscerlo re della nostra vita significa ascoltare la sua voce, abbracciare la sua croce, non preoccuparsi di trionfare in questo mondo, ma estendere il suo Regno di verità e di amore.
Lui è re perché anche noi possiamo riconoscere la nostra dignità regale. Noi siamo re e regine. Abbiamo cioè un grande valore di fronte a Dio, poiché siamo suoi figli e sue figlie. E tale è ogni uomo sulla terra.
Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide!
Lì sta la vera guarigione, dal momento che il modo di relazionarci con gli altri che realmente ci risana invece di farci ammalare, è una fraternità mistica, contemplativa, che sa guardare alla grandezza sacra del prossimo, che sa scoprire Dio in ogni essere umano. (EG92)
Nostro Signore Gesù Cristo, Re dell’Universo
- Colore liturgico: bianco
- Dn 7, 13-14; Sal. 92; Ap 1, 5-8; Gv 18, 33-37
[ads2] Gv 18, 33-37
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?».
Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».
Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
- 22 – 28 Novembre 2015
- Tempo Ordinario XXXIV, Colore bianco
- Lezionario: Ciclo B | Anno I, Salterio: sett. 2
Fonte: LaSacraBibbia.net