Nel IV vangelo il dramma del buio e della cecitร si contrappone alla luce, presentata come simbolo della rivelazione: โla luce splende nelle tenebre ma le tenebre non lโhanno accoltaโ (Gv 1,5.9). La vicenda del cieco nato รจ uno dei sette โsegniโ presentati nel vangelo. Non sono chiamati โmiracoliโ ma โsegniโ. Tutti sono infatti orientati alla morte e risurrezione di Gesรน, unico e grande segno in cui si rivela il volto di Dio amore che si consegna.
Il racconto รจ nel contesto della festa delle capanne, di sabato, al principio dellโautunno. La festa ricorda il cammino di Israele nel deserto. Il sommo sacerdote si recava alla piscina di Siloe per attingere acqua e versarla sullโaltare degli olocausti. Cosรฌ il profeta Isaia parlava delle acqua di Siloe: โQuesto popolo ha rigettato le acque di Siloe che scorrono tranquilleโฆ Per questo il Signore gonfierร contro di loro le acque dellโEufrate, impetuose e abbondantiโ (Is 8,5-7) Le acque dellโEufrate qui indicano la potenza dellโimpero assiro con cui il regno di Giuda aveva cercato alleanza e sicurezza mentre le acque di Siloe divengono simbolo di fede nel Signore. Le mura di Gerusalemme nella festa delle capanne venivano illuminate con molti fuochi e si creava uno spettacolo suggestivo con le torce che squarciavano il buio della notte. Una festa con i simboli dellโacqua e della luce.
La narrazione descrive uno scontro di Gesรน con โi Giudeiโ: cosรฌ nel IV vangelo sono indicati gli uomini religiosi che sono preoccupati del proprio potere, chiusi in una religiositร di esclusione e discriminazione. Gesรน entra in polemica con lโidea che la malattia sia una punizione di Dio o una retribuzione per un peccato. Rigetta anche una concezione fatalistica di fronte al male. I suoi gesti di bene manifestano il suo opporsi contro ogni tipo di male. La cecitร del cieco non รจ segno di un peccato, ma diviene occasione del manifestarsi dellโoperare di Dio che vuole la vita.
La guarigione del cieco รจ presentata come azione laboriosa, compiuta nel giorno di sabato. Eโ un gesto di rottura nei confronti di una religiositร che pone lโosservanza religiosa del tempo sacro al di sopra della cura per le persone.
Il percorso del cieco non รจ solo lento recupero della vista ma diviene segno di una progressiva apertura al credere come nuovo modo di vedere โ e si fa riferimento allโacqua e alla luce che nella tradizione cristiana sono i segni del battesimo (nella prima chiesa il battesimo stesso era indicato come illuminazione) -.
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Il cieco diviene un esempio, una figura tipo che si apre ad una novitร accogliendo il dono di vita di Gesรน: i suoi occhi sono aperti. Al centro รจ lโincontro con Gesรน. Interrogato dai โgiudeiโ che non sanno vedere, il cieco risponde che i suoi occhi โsono stati apertiโ e riconosce Gesรน innanzitutto come uomo e inviato di Dio. Nonostante le minacce dice: โproprio questo รจ strano, che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhiโ. Per questo viene cacciato fuori. E Gesรน si fa accanto a chi รจ stato messo ai margini. Il dialogo con lui si accentra sul credere. Il cieco che ora vede indica Gesรน come Kyrios, signore, salvatore della sua vita.
Il suo itinerario del cieco รจ un lento percorso di riconoscimento e di incontro: al principio sta un dono, un passare dal buio alla luce nellโincontro con Gesรน. Cโรจ chi ci vede eppure รจ cieco come i religiosi chiusi in una religiositร dellโesclusione e della mancanza di umanitร . E cโรจ chi si apre a vedere perchรฉ scorge in Gesรน il rivelatore di un Dio che ha cura di ogni persona e desidera la vita.
Alessandro Cortesi op
Sono un frate domenicano. Docente di teologia presso lโIstituto Superiore di Scienze Religiose โsanta Caterina da Sienaโ a Firenze. Direttore del Centro Espaces โGiorgio La Piraโ a Pistoia. Socio fondatore Fondazione La Pira โ Firenze.