Nell’imminenza del Natale la chiesa ci presenta Dio che prepara la famiglia umana a Suo Figlio. Una famiglia vera e propria: una madre e un Padre. Di quest’ultimo siamo tentati di pensare che non ce ne fosse neppure la necessità dal momento che la Madre concepiva per opera dello Spirito Santo, invece Dio dimostra essenziale per Suo Figlio avere un padre non fisico ma sicuramente morale perché la figura maschile sostenesse la sua l’educazione, gli trasmettesse i valori propri del padre tanto da essere chiamato “il figlio del falegname” insieme a “Figlio di Maria”.
La cosa non stupisce affatto perché in tutta la tradizione biblica quando Dio dona qualche personaggio determinante per la storia del suo popolo comincia sempre col preparargli una famiglia da cui nascere. Le lunghe genealogie stanno a ricordarci che la tradizione familiare, l’ereditarietà è un grande valore per la persona umana.
Il vangelo di oggi ci racconta l’annunciazione a Giuseppe che si svolge in maniera diversa da quella di Maria. Giuseppe si trova già in una situazione e non ha che da accettare. Mentre Maria ha lo spazio di un chiarimento con l’Angelo Giuseppe neppure questo soltanto “Non temere di prendere con te Maria tua sposa, perché quel che è generato in Lei è opera dello Spirito Santo”. Giuseppe neppure una parola solo il suo indiscutibile assenso e non poteva esser che così: è il tipico personaggio dell’Antico testamento, vero Figlio di Abramo, Dio parla e l’uomo obbedisce.
Così fondandosi unicamente su Dio e la sua parola parte la famiglia umana di Gesù. Giuseppe e Maria si saranno parlati, confrontati, verificati? Luca non ci dice niente. Sappiamo soltanto che Maria conservava tutte queste cose nel suo cuore. Dinanzi al mistero l’unico linguaggio è il silenzio e credo che a Nazareth non saranno mancati momenti di silenzio pieni di stupore dinanzi a Gesù che vedevano crescere nella loro casa, sotto i loro occhi “in sapienza età e grazia”.
Questo vangelo ci insegna come comportarci dinanzi al Mistero della nostra vita: silenzio e contemplazione.
Tra le esperienze più rilevanti della mia vita sacerdotale c’è questa. Ho chiesto a un gruppo di famiglie riunite in preghiera che cercassero di ricordare quando avevano percepito la presenza di Dio nella loro famiglia. Mi dissero : quando abbiamo percepito che stava per arrivare una nuova vita, era evidente la mano del creatore. Questo pensiero ci riporta alla nostra famiglia, quando è arrivato l’annuncio del nostro arrivo, che Dio aveva creato un’anima immortale benedicendo l’amore fedele dei nostri genitori e cominciò così per loro la preparazione al nostro Natale. Stupore è l’unico atteggiamento di questa attesa e la chiesa lo esprime in otto antifone con cui ogni sera introduce il canto del “magnificat” e che cominciamo tutte con la lettera “O”, tipica per esprimere lo stupore e la meraviglia.
Impariamo dalla Madonna a vivere l’imminenza del Natale: come ogni mamma in attesa anche Lei si sarà un po’ riguardata e Giuseppe gli avrà risparmiato ogni fatica anche se dovette mettersi in viaggio verso Gerusalemme. Avrà sicuramente viaggiato contemplando con l’ansia dell’attesa di vedere Colui che sentiva nel suo seno ma che ancora i suoi occhi non avevano visto. Ci sostenga nell’attesa dell’imminente Natale la curiosità di Maria e la fede di Giuseppe.