Gli anelli della lunga genealogia di Gesù con cui Matteo avvia il suo racconto si interrompono al nome di Giuseppe, detto lo sposo di Maria (Mt 1,16). L’interruzione segna l’irruzione di Dio all’interno di questa storia con qualcosa di assolutamente nuovo che la rende asimmetrica. Colui che deve venire secondo le promesse dalla discendenza davidica, giunge saltando la generazione umana: prima che andassero a vivere insieme Maria si trovò incinta per opera dello Spirito Santo (Mt 1,18b). Per noi che abbiamo ereditato la fede cristiana può sembrare alquanto semplice accogliere questa verità. L’incarnazione del verbo di Dio è uno dei fondamenti del cristianesimo. Ma provare a immaginare e meditare sulle scarne notizie che ci dà il vangelo di Matteo, può aprire una finestra su ciò che per Giuseppe (e anche Maria) deve essere stato un vero e proprio dramma.
A Giuseppe infatti si è promessa Maria quale sua sposa (Mt 1,18a). Dunque egli si trovava sulla soglia del coronamento del suo sogno d’amore, quando viene a sapere direttamente da lei sul suo stato interessante. Probabilmente anche da Maria ricevette subito il suo segreto, cioè di come le fosse stata annunciata l’imminente gravidanza attraverso la visita e la comunicazione dell’angelo Gabriele. E così Giuseppe, non allo stesso modo di Maria, vede la propria attesa d’amore saltare per aria. La sua promessa sposa porta in grembo una vita per la quale non ha fatto nulla, non c’è stato il concorso della sua relazione esclusiva. In Israele una tale situazione colloca l’uomo nella possibile, estrema opzione della lapidazione quale atto di ripudio verso un amore promesso ma infranto. Ma è qui che Giuseppe ci viene già presentato come un uomo sorprendente: poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto (Mt 1,19).
Giuseppe sa che la legge gli riconosce un diritto/dovere preciso. Eppure non riesce nemmeno a pensare di esporre Maria al pubblico ludibrio. Una certa reazione al “maschile” lo richiederebbe. No, il suo pensiero si volge piuttosto a un’ipotesi di ripudio segreto, cioè qualcosa con cui egli prende atto della relazione irreversibilmente cambiata con Maria senza però ledere la sua dignità, senza recarle offesa. Ora, questo modo di pensare denota 2 aspetti precisi della sua anima: 1) Giuseppe non riesce ad accogliere il cambiamento di programma che la realtà gli presenta insieme alla spiegazione di Maria. Diversamente non si sarebbe affacciato al suo cuore il pensiero che potremmo riassumere così: “devo ripudiarla, ma come?” 2) C’è però in Giuseppe uno sguardo su Maria così “giusto” che lui stesso non saprebbe spiegare. Il fatto che il suo cuore sia orientato verso un ripudio così originale e rispettoso, denota una giustizia che supera quella della legge del suo popolo. Siamo agli albori della nuova legge, quella che Dio ha promesso di scrivere nel cuore umano e senza la quale non lo si può conoscere.
Giuseppe era talmente innamorato di Maria da non sottrarsi a quel tormento interiore che prima o poi tocca solo chi ama veramente. Vediamo il suo cuore tanto umano mentre si dibatte nel dilemma di cosa fare con Maria. Ma se gli occhi sono la finestra dell’anima, allora c’è anche qualcosa di divino dentro di lui: il suo perdurante sguardo d’amore su Maria dopo la sconvolgente notizia del concepimento, indica un’apertura straordinaria del suo cuore. Giuseppe ha solo bisogno di capire di cosa si tratta. Da solo non ce la fa, non riesce a capire né lei, né sé stesso.