Padre Alberto Maggi commenta il Vangelo di domenica prossima, 22 aprile 2018.
Il video della diretta Facebook
https://youtu.be/OBTM0MRFc9A
IL BUON PASTORE Dร LA PROPRIA VITA PER LE PECORE
Lโimmagine di Gesรน quale buon pastore รจ senza dubbio la piรน conosciuta, la piรน amata dai cristiani. Eppure ci dobbiamo chiedere come mai questa immagine cosรฌ romantica, cosรฌ idilliaca provoca le ire degli ascoltatori al punto che le autoritร giudee, al termine del discorso di Gesรน, pensano che Gesรน abbia un demonio, cioรจ sia pazzo e alla fine cercano di lapidarlo? Vediamo allora cosa ci scrive lโevangelista, il capitolo decimo di Giovanni, dal versetto 11.
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Gesรน si presenta e si manifesta come Io sono il buon pastore. Io sono รจ la rivendicazione del nome di Dio, รจ la risposta che diede Dio nellโepisodio conosciuto del roveto ardente a Mosรจ. Io sono non indica il nome nel senso di identitร che non puรฒ definire la realtร divina, ma una attivitร e qual era lโattivitร di Dio? Essere sempre al fianco del suo popolo. E allora Gesรน rivendica la pienezza della condizione divina e afferma di essere non il buon pastore. Lโevangelista non adopera il termine greco che indica la bontร di questo pastore, ma la unicitร , letteralmente il bel pastore. Quindi possiamo tradurre come il pastore buono, significa il pastore eccellente quello atteso che spiazza tutti coloro che hanno preteso di essere i pastori. Per questo le autoritร si allarmano: comprendono che Gesรน rivendica il ruolo di unico pastore del suo gregge.
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E continua Gesรน il pastore, quello buono e quindi quello eccellente, da che cosa si riconosce? Dal dare la vita per le proprie pecore. Gesรน si rifร al profeta Ezechiele dove cโรจ tutta questa immagine del vero pastore, ma supera questa immagine perchรฉ in Ezechiele il pastore protegge il gregge, qui lโattivitร del pastore che รจ Gesรน รจ quella di dare la vita per le pecore. Lโatteggiamento di Gesรน quale pastore non รจ una risposta a un bisogno del gregge, ma la precede. Quindi Gesรน si manifesta come colui che continuamente dร la vita per le pecore.
Poi Gesรน possa a parlare di quelli che non riconosce neanche come pastori, non dice che sono dei cattivi pastori, ma li chiama i mercenari. I mercenari chi sono? Sono quelli che lo fanno il loro lavoro non per amore, per generositร , ma per convenienza, per interesse. Ecco perchรฉ le autoritร poi si arrabbieranno con Gesรน perchรฉ capiscono di essere smascherate da questo suo discorso. E cosa fa il mercenario che non รจ pastore e al quale le pecore non gli appartengono? Vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde perchรฉ รจ un mercenario e non gli importa, questa espressione non gli importa era apparsa in questo vangelo, apparirร in questo vangelo riferita a Giuda, Giuda รจ colui che รจ ladro e assassino. E non gli importa delle pecore, il mercenario รจ colui che agisce soltanto per il proprio tornaconto, il pastore รจ colui che agisce invece nellโinteresse delle pecore.
Torna di nuovo Gesรน a ripetere io sono il pastore quello buono e indica la relazione che cโha con le sue pecore, cioรจ con le persone. Conosco le mie pecore, il verbo conoscere indica unโesperienza intima, profonda di Gesรน e le mie pecore conoscono me, รจ una relazione di un amore comunicato, di un amore ricevuto, una dinamica di amore ricevuto e amore comunicato agli altri. Cosรฌ come il padre conosce me, Gesรน porta la relazione sua con i suoi discepoli e con quanti lo accolgono allo stesso livello di quella che il Padre ha con Gesรน, e qual รจ la relazione del Padre con Gesรน? Una comunicazione incessante del suo spirito dโamore. E la conseguenza di questa relazione dโamore รจ do la mia vita per le pecore. Di nuovo la vita Gesรน non la dร per un momento di emergenza, ma รจ lโatteggiamento normale di relazione con i suoi.
E poi qui cโรจ un versetto che purtroppo mal tradotto ha causato tanti danni nella storia della chiesa. Afferma Gesรน ho altre pecore che non provengono da questo recinto, da questo ovile. Con Gesรน sono finiti gli ovili, i recinti. Il recinto certo dร sicurezza, ma toglie la libertร . Gesรน รจ venuto a liberare le persone da tutto quello che toglie la libertร .
E anche quelle io devo, il verbo dovere indica la volontร divina, devo guidare. Quindi Gesรน รจ il liberatore che libera da ogni forma di costrizione, ascolteranno la mia voce, Gesรน non si impone, sono questi che sentono nella voce di Gesรน la risposta al proprio bisogno di pienezza di vita, e diventeranno un gregge. Purtroppo in passato la traduzione sbagliata un ovile, un solo ovile, un solo pastore ha dato luogo a una tragedia nella storia della chiesa perchรฉ qual era lโunico ovile? La chiesa cattolica e bisognava forzare le persone a restarci dentro e a entrarci e si sono create guerre di religione per questo errore di traduzione. Gesรน non dice che sarร un solo ovile, un solo pastore, ma un gregge, quindi รจ finita lโepoca degli ovili, un pastore, non cโรจ la congiunzione e. La presenza del gregge comporta quella del pastore. Gesรน sta presentando di nuovo quella che รจ la nuova realtร , la nuova dimensione di Dio. Il nuovo tempio, il nuovo santuario non รจ quello statico di Gerusalemme dove le persone devono andare, ma รจ la comunitร che contiene la presenza del suo Signore, una comunitร che รจ in cammino.
E conclude Gesรน per questo il Padre mi ama perchรฉ io do la mia vita per poi riprenderla, quando cโรจ amore senza limiti cโรจ una vita illimitata, e nessuno me la toglie, io la do da me. Si possiede soltanto quello che si รจ donato e quando si dona la vita questa ritorna in pienezza. e conclude Gesรน ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo, non si puรฒ togliere la vita a chi possiede la vita in pienezza.
E conclude questo รจ il comando รจ la prima volta che appare nel vangelo di Giovanni il termine comando, apparirร dieci volte in relazione a Gesรน, in contrapposizione ai comandamenti di Mosรจ, che ho ricevuto dal Padre mio. Qual รจ lโunico comando che poi Gesรน nella cena manifesterร ?
Il comandamento dellโamore, un amore senza limiti. Da qui si riconosce il nuovo santuario nel quale si manifesta la presenza di Dio.
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IV Domenica del Tempo di Pasqua
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- Colore liturgico: Bianco
- At 4, 8-12; Sal.117; 1 Gv 3,1-2; Gv 10, 11-18
Gv 10, 11-18
Dal Vangelo secondo Giovanni
11Io sono il buon pastore. Il buon pastore dร la propria vita per le pecore. 12Il mercenario โ che non รจ pastore e al quale le pecore non appartengono โ vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; 13perchรฉ รจ un mercenario e non gli importa delle pecore. 14Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, 15cosรฌ come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. 16E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. 17Per questo il Padre mi ama: perchรฉ io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 18Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo รจ il comando che ho ricevuto dal Padre mioยป.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
- 22 โ 28 Aprile 2018
- Tempo di Pasqua IV
- Colore Bianco
- Lezionario: Ciclo B
- Anno: II
- Salterio: sett. 4
Fonte: LaSacraBibbia.net
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