Commento al Vangelo di domenica 21 Novembre 2021 – mons. Giuseppe Mani

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Gesù è Re

Per la festa di Cristo Re, la Chiesa ci conduce nel pretorio di Pilato per ascoltare direttamente dal Signore una catechesi sul suo Regno.

La Potenza di Roma si trova davanti un “indipendentista”, umiliato dal suo stesso popolo che lo aveva condotto davanti a Pilato, il quale non percepisce la trascendenza del momento. Quello che sta per fare ha una portata universale e ci insegna la verità della Parola di Gesù: “Ciò che avete fatto al più piccolo dei miei fratelli lo avete fatto a me”.

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“Dunque tu sei Re?” chiese Pilato.

“Tu lo dici, io sono Re”. Si può tradurre: io sono Re, adesso, attraverso l’umiliazione, perché sono un re di Amore.

“Per questo sono nato e sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità”.

La verità non è semplicemente la sincerità, la verità oggettiva, ma la rivelazione dell’amore di Dio, che consegna il suo Figlio alla morte per riconciliare a sé tutti gli uomini. Questa è la verità e il suo Regno. Il suo Regno consiste semplicemente nel riconoscere il suo amore: “Chiunque è dalla verità ascolta la mia voce”. Chi è nella verità è docile ad essa, che è l’amore del Padre rivelato nel Figlio; ascolta la sua voce, accoglie la sua parola, sente la sua testimonianza e l’accoglie.

Pilato, vedendo che le cose prendevano un’altra direzione, domandò: “Cos’è la verità?” manifestando così che a lui non interessavano le dispute religiose.

Dall’incontro Pilato rileva due cose: che Gesù è politicamente inoffensivo e che, anche se si ritiene re, non è un pericolo per la politica romana. Per questo non c’era motivo di condannarlo.

Nonostante tutto Pilato lo fa flagellare. I soldati, poi, lo coronano di spine, lo deridono, lo schiaffeggiano. Ridotto così, lo riconducono al procuratore ed egli lo presenta al popolo, pronunciando quella parola profetica: “Ecco l’Uomo!”.

Il processo continua e Gesù passa da nemico a nemico: dai sacerdoti a Pilato e da Pilato a Erode e di nuovo a Pilato.

I capi del popolo percepiscono che Pilato lo vuole liberare e allora toccano il tasto giusto: “Se tu lo rilasci, non sei amico di Cesare!”. Questo è troppo. Pilato si impaurisce, cede e consegna Gesù, perché sia crocifisso.

Così la decisione fatale fu presa: i sacerdoti e i farisei, la fragilità della folla e la codardia di un funzionario romano, che teme di perdere il posto. E’ così che si compirà la redenzione del mondo: grazie alla debolezza degli uomini.

Siamo anche noi tra la folla a cui Pilato presenta Gesù: “Ecco l’uomo!”. E siamo lì per accettare, riconoscere il nostro Re che si presenta in questo stato per non far paura a nessuno, ma per far conoscere nella maniera più efficace che il suo Regno di Verità è un Regno di Amore e che si appartiene al suo Regno se si crede all’amore che Dio ha per noi. Credere all’amore è la condizione per essere cittadini del Regno di Dio.

E’ facile a dirsi, ma la persona sfigurata del nostro Re ci manifesta a che cosa ci riduce l’amore e fino a che punto si ama nel Suo Regno.

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