CONVERTIAMOCI
Un problema
Nelle poche righe in cui è compresa la 2ª lettura, ritorna cinque volte un’espressione che suona alquanto enigmatica: “come se…”. Non sembra facile accettare senz’altro questa specie di programma proposto da Paolo. Non mi riferisco alla mentalità e al costume di chi vede nella vita un limone da spremere in tutte le occasioni che offre di guadagno, di piacere, di successo, senza scrupoli di nessun genere. Vedo in questo testo un’altra difficoltà. A sentir martellare quel “come se…”, si sarebbe tentati di pensare a una fatalistica indifferenza a tutto: allo sposarsi e non sposarsi, al dolore e alla gioia, al denaro e al possesso, a tutto il mondo in cui si vive. E poiché le pagine della Bibbia ci vengono proposte a nostro ammaestramento, vien fatto di domandarci: l’ideale del cristiano sarà proprio quell’indifferenza e quell’impassibilità che resero famosi gli stoici antichi?
Avrebbe dunque ragione chi considera la religione in genere, il cristianesimo in particolare, come “alienante”? Chi vuol essere cristiano dovrebbe disinteressarsi di tutte le cose del “mondo” e della storia, per pensare esclusivamente a Dio, all’anima, all’eternità? Un po’ come, nei “Soliloqui”, il giovane Agostino da poco convertito, dichiarava: “Desidero conoscere Dio e l’anima: nient’altro”. (E ancora sarebbe da precisare il senso di queste parole).
Ebbene, se l’intendessimo a questo modo, metteremmo Paolo in contraddizione con se stesso. Poco prima, rispondendo a quesiti presentatigli dai Corinzi, egli ha affermato la bontà del matrimonio insegnando come gli sposi debbano comportarsi (così farà anche altrove, cf Ef 5,22-23), come ha esaltato il valore della verginità consacrata. Tutt’altro che impassibile, Paolo confida con singolare vivacità i suoi sentimenti, siano di gioia siano di dolore. Non ambisce certo il denaro, ma se lo guadagna col lavoro delle sue mani; l’accetta, quando lo ritiene opportuno (cf Fil 4,10-18), ne raccoglie quanto può per aiutare i poveri. Piuttosto, quel “come se…” vuole relativizzare tutte le realtà della vita presente, perché nessuna può vantare un valore assoluto e bastare all’uomo. Perché, anche se le cose di questo mondo bastassero a soddisfare il nostro anelito alla felicità, anche se tutto nella vita presente fosse giustizia, pace, benessere, rimarrebbe vero quanto dice qui Paolo: “Passa la scena di questo mondo”. Passa perché la terra e il cosmo sono destinati a scomparire per dar luogo a “cieli nuovi e terra nuova” (2 Pt 3,13); passa per ognuno di noi come passò per Paolo quando, poco più d’una ventina d’anni dopo che aveva scritto queste righe, Nerone lo farà decapitare a Roma.
La conseguenza è chiara: apprezzare le cose di questa vita, servircene ringraziando il Signore che ce le ha date, impegnarci per rendere migliore questo mondo in cui egli ci ha collocati, ma non farcene schiavi, saper prendere le distanze quando occorre, ricordandoci sempre che “non abbiamo quaggiù una città stabile, ma cerchiamo quella futura” (Eb 13,14).
“Convertitevi e credete al Vangelo”
Quel “come se…” ci indica un programma tutt’altro che facile a realizzare. È nel nostro istinto pensare e agire come se nelle persone, nelle cose, negli avvenimenti d’ogni giorno si consumasse il significato della nostra esistenza, senza domandarci che cosa sarà domani di noi, degli altri, del mondo in cui viviamo. Che il tempo sia breve, come ammonisce Paolo, non lo mettiamo in discussione (anche se la durata del tempo può essere avvertita in modo diverso), ma praticamente ci comportiamo come quel ricco proprietario terriero di cui ci parla Gesù, che, fatto un raccolto abbondante, sicuro che per molti anni non gli sarebbe mancato nulla, pensa soltanto a riposarsi, mangiare e bere e godersela. Ma quella stessa notte viene la morte (Lc 12,16-21).
Dobbiamo convertirci: cioè cambiare modo di pensare, di sentire, di fare. Guardare senza falsa pietà, senza pericolosa indulgenza, nel fondo del nostro essere; confrontarci con la parola e l’esempio di Gesù come lo vediamo nel “Vangelo di Dio” che egli ha predicato e al quale dobbiamo credere. Il che non significa solo accettarlo con la testa come vero, ma aderirvi col cuore, con la volontà decisa, prenderlo come norma di vita. Così hanno fatto, quando Gesù li ha chiamati, Simone e Andrea, Giacomo e Giovanni; così, quando si sono convertiti, Agostino, Francesco d’Assisi, Charles de Foucauld; e, prima e dopo, innumerevoli altri.
Ma già la 1ª lettura ci ha presentato un racconto di conversione di pagani esemplare anche per noi. Un profeta minaccia ai cittadini di Ninive, dimentichi di Dio e della sua legge, il castigo, la distruzione.
“I cittadini di Ninive credettero a Dio”, si umiliarono riconoscendosi peccatori, si convertirono “dalla loro condotta malvagia”, cambiarono vita, e Dio li perdonò.
La parola di Dio è un costante appello alla conversione. Con quale risultato? La risposta debbo darla io per me, ciascuno di voi per se stesso. Vale per tutti il monito: “Il tempo ormai s’è fatto breve… passa la scena di questo mondo”. Per molti è passata già nelle prime settimane di quest’anno: non sappiamo che sarà di noi. Convertiamoci!
“Pescatori di uomini”
Per tutti è l’invito, e più che invito, di Gesù: “Convertitevi e credete al Vangelo”. Per alcuni (qui sono quattro, indicati per nome), una chiamata particolare: “Seguitemi, vi farò pescatori di uomini”. Di questa chiamata abbiamo parlato domenica scorsa; qui basterà un cenno. Intanto c’è il precedente di Giona, anche lui mandato da Dio a pescare degli uomini peccatori per condurli a lui convertiti. Giona, un pover’uomo che in tutto questo curioso racconto non fa precisamente una bella figura, riceve un incarico che giustamente lo atterrisce, tanto che (nella lettura di oggi è omessa questa parte del racconto) se ne fugge lontano, e quasi per forza, dopo una strana avventura, finirà col recarsi a Ninive. Dio vuole che la sua parola sia annunziata agli uomini da uomini ch’egli sceglie, manda e sostiene con la sua potenza divina. Né si può dire che quei quattro pescatori chiamati da Gesù fossero dotati di capacità eccezionali. Il Maestro li preparerà; ma Marco, nella conclusione del suo Vangelo, informando che gli apo¬stoli si spargono per il mondo a predicare, dirà ben chiaro che “il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l’accompagnavano” (16,20).
A chi sono mandati i “pescatori di uomini”? Gesù si limita a predicare il regno di Dio ai vicini, perché non è stato inviato se non alle pecore perdute della casa d’Israele (Mt 15,24). Ma ai dodici, dopo averli mandati anch’essi alle pecore perdute della casa d’Israele (Mt 10,6), ordinerà di andare “in tutto il mondo” (Mc 16,15), di fare discepoli fra “tutte le nazioni” (Mt 28,19), come Giona era stato inviato alla lontana città di Ninive. Perché Dio ama tutti gli uomini e “vuole che tutti siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità” (1 Tm 2,4).
Così Cristo dev’essere annunziato ai vicini e ai lontani. Anche oggi la Chiesa deve dire con s. Massimo (e con s. Paolo, cf Fil 1,18): “Null’altro mi sta a cuore, se non che… sia a voi annunziato il Cristo”.
Tratto da “Omelie per un anno 1 e 2 – Anno A” – a cura di M. Gobbin – LDC
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Terza domenica del Tempo Ordinario – Anno B
- Colore liturgico: VERDE
- Gio 3, 1-5. 10;
- Sal. 24;
- 1 Cor 7, 29-31;
- Mc 1, 14-20
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Mc 1, 14-20
Dal Vangelo secondo Marco
14Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, 15e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». 16Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 17Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». 18E subito lasciarono le reti e lo seguirono. 19Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. 20E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
- 21 – 27 Gennaio 2018
- Tempo Ordinario III
- Colore Verde
- Lezionario: Ciclo B
- Anno: II
- Salterio: sett. 3
Fonte: LaSacraBibbia.net
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