Commento al Vangelo di domenica 21 Aprile 2019 per bambini – Maria Teresa Visonà – Gv 20, 1-9

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Cristo Gesù è risorto! Buona Pasqua bambini!
Con le celebrazioni del Triduo Pasquale siamo entrati nel cuore di Dio: abbiamo ricevuto da Gesù il dono dell’Eucaristia, abbiamo rivissuto la passione del Signore, abbiamo toccato con mano il suo amore fino alla morte e, momento culminante, abbiamo la certezza che Lui è qui, perché è risorto e vivo in mezzo a noi.
Cosa vuol dire entrare nel cuore di Dio?
Significa essere una sola cosa con lui, essere così vicino a lui che non siamo più noi a vivere, ma è lui che vive dentro di noi… per cui la nostra vita cambia.
Significa pensare come pensa lui, agire come lui, guardare gli altri con gli stessi occhi con cui li guarda lui: occhi che dicono amore.
Nel Vangelo di oggi, Giovanni ci dice che Maria Maddalena partì per raggiungere il sepolcro quando ancora era buio. Come poteva Maria non pensare a Gesù? Come poteva dormire quando lui non c’era più?
Penso che anche a voi capiti di non riuscire a dormire quando avete una preoccupazione… e così l’unica cosa da fare è alzarsi per cercare di risolvere quella inquietudine, magari parlandone con mamma o papà.
Ecco, Maria, quando è ancora buio, decide di alzarsi e di andare dov’è il suo cuore: nella tomba di Gesù.
Ma, arrivata al sepolcro, trova una cosa inaspettata: la pietra che chiudeva l’ingresso non c’era più. L’unico motivo che le veniva da pensare era quello che avessero portato via Gesù. E così corre da Pietro e da Giovanni e, tutti e tre, correndo, ritornano alla tomba.
E’ molto significativo che, in questo Vangelo, per tre volte ci sia il verbo “correre”!
Penso che voi corriate molto spesso… correte o perché avete fretta, o per gioco, o per arrivare primi, o per inseguire il pallone, o semplicemente perché non vi piace camminare lentamente. Sono molte le ragioni per cui noi corriamo ma, nel Vangelo di oggi, il motivo principale è questo: la Pasqua è un “mettersi a correre”, non con le gambe ma col cuore.
La Pasqua ci chiama a metterci in movimento, a svegliarci, a non stare seduti nelle nostre comodità, nel nostro aspettare che siano sempre gli altri a fare il primo passo, ad amarci per primi.
Noi, che siamo amici di Gesù, non possiamo dormire, stare fermi, tenere gli occhi chiusi davanti alle molte situazioni della nostra vita che ci chiamano a donare.
E’ la nostra fede che si deve risvegliare, la nostra certezza che, senza Dio, la nostra vita è priva di senso… se non c’è amore, tutto perde di significato.
Sapete perché? Perché questo amore ci è stato donato da Dio stesso nel momento del nostro battesimo: è Lui che ci ha amati per primo.
Allora, pieni di questo amore “gratuito”, siamo chiamati a ridonarlo a chi ci sta accanto. Se non c’è la relazione con Dio, se non c’è la preghiera e la fiducia in lui, viene meno anche la relazione con le persone che incontriamo e così la violenza prende il posto e i più forti schiacciano i più deboli.
Penso che a voi non capiti, ma ci sono bambini che vogliono bene solo a se stessi e a cui non interessa il bene degli altri compagni. Questi bambini prepotenti prendono in giro quelli più fragili, li offendono, li picchiano anche… non si ricordano che il Signore “abita” dentro di loro e che li chiama a comportarsi come si comporterebbe Lui, non si ricordano di essere stati amati per primi da Dio! Sono bambini che seguono la voce del diavolo che sempre cerca di portare le persone dalla sua parte affinché facciano il male.
Ma Gesù, con la sua morte e risurrezione, ci ha fatto capire qual è lo stile di vita di un cristiano: il dono.
Cosa possiamo donare noi?
A noi non viene certo chiesto di donare la vita fisicamente come ha fatto Gesù… però sono certa che, se ci pensate bene, ogni giorno troverete qualcosa da donare per fare felici gli altri. Dicendo questo, non parlo solamente di cose concrete, di oggetti, di denaro… certamente anche tutto ciò è utile per chi non ha niente!
Parlo però anche di donare il nostro tempo, i nostri sorrisi, la nostra disponibilità ad aiutare, ad ascoltare, a farsi vicino a chi ha bisogno rinunciando magari ad un programma televisivo che ci piace tanto, o rinunciando a qualche pomeriggio di “dolce far niente”… Provate a pensare voi che cosa potreste donare!
Abbiamo capito, allora, cosa significa “correre” se vogliamo essere amici di Gesù?

Andiamo quindi anche noi, col cuore in corsa, al sepolcro come Maria, Pietro e Giovanni, andiamo per risvegliarci dal nostro “dormiveglia” che ci impedisce di essere come Lui ci vuole!

Giovanni, una volta arrivato al sepolcro”entrò, vide e credette”.
Ma cosa hanno visto Giovanni e gli altri? Hanno visto Gesù risplendente di luce? O un trono dov’era seduto Dio con Gesù accanto? Hanno visto qualcosa di miracoloso? Certo che no. Hanno visto le bende e il sudario, stoffe che una volta si usavano per fasciare i corpi dei defunti. Tutto qui. Ma questo “tutto qui” è il segno più grande che ci dice che Gesù è risorto e che è sempre con noi.
Io ho avuto la grazia di andare in Terra Santa. Riflettendo su questo Vangelo mi rivedo là, nel Santo Sepolcro a Gerusalemme.
Durante il giorno c’è sempre tantissima gente che visita quel piccolo spazio dove è stato deposto Gesù per cui non c’è la calma di pregare: si sta lì un po’ e poi si deve uscire per lasciare il posto alle molte persone in fila.
Con la nostra guida allora, per due giorni consecutivi, siamo andati al mattino presto, verso le cinque e trenta, per poter meditare in quel luogo santo.

Nemmeno io ho visto niente di miracoloso, perché Gesù non era là … ma sapere che il suo corpo era stato a contatto proprio con quella pietra e poi, proprio da lì, era risorto, mi ha dato una gioia incredibile. Però ho capito una cosa, e cioè che devo cercare Gesù altrove. Lui è dove c’è l’amore, la solidarietà, l’accoglienza, la fede vera, la condivisione, la pace…

Il sepolcro di Gerusalemme è un punto di partenza per “andare”, per correre in altri luoghi, per cercare il Risorto dove oggi vive: in me e attorno a me.

E in questo mio “correre” sono chiamata a coinvolgere anche altre persone che sono alla ricerca di Gesù vivo.

Per fare questo, essenziale è la testimonianza: vivere come ha vissuto Gesù.

È certamente un’impresa ardua perché il nostro “essere umani” ci fa sbagliare un sacco di volte… ma la grandezza della Pasqua è proprio questa: poter risorgere sempre, poter passare sempre dal male al bene, poter ricominciare sempre.

Buona Pasqua bambini, buon passaggio dalla morte alla vita in Gesù.

Commento a cura di Maria Teresa Visonà per il sito omelie.org