Paolo Curtaz commenta il vangelo della 25ma domenica del tempo ordinario, anno di Marco. Dal sito www.tiraccontolaparola.it
XXV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) Sap 2,12.17-20 / Sal 53 / Giac 3,16-4,3 / Mc 9,30-37
Lโimmenso Gesรน
Pietro ha assaporato lโamarezza del suo cuore: la sua spregiudicata e generosa professione di fede (โTu sei il Cristoโ) non ha tenuto in contro in che modo Rabbรฌ Gesรน vuole essere Messia, perdendo la sua vita. Pietro, abbiamo visto, prende da parte Dio e gli insegna a fare Dio, a non scoraggiare il morale delle truppe, ad evitare, lui che puรฒ, la sofferenza. Pietro pensa come pensiamo tutti: la sofferenza รจ una tragedia, beato Dio che la puรฒ evitare. โNo โ dice Gesรน โ la sofferenza puรฒ diventare un modo di esprimere lโamoreโ. Gesรน ha deciso: andrร in fondo alla sua missione, costi quel che costi. Pietro รจ attonito, cosรฌ gli altri. Gesรน insiste: essere discepoli del Dio che egli annuncia significa prendere la propria croce e seguirlo. Prendere la croce, non subirla. Prendere la croce, non cercarla, perchรฉ Dio non ama la sofferenza ma la sofferenza, talora, รจ inevitabile. Prendere la croce e seguirlo: Gesรน per primo ha voluto portare su di sรฉ lo sconcerto del dolore dellโinnocente.
Cupezze
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Gesรน, oggi, si confida con i suoi, parla delle sue preoccupazioni: ormai sa che le cose potrebbero precipitare. Non sono bastati i suoi discorsi, il suo modo nuovo e sereno di parlare di Dio, non sono bastati i segni eclatanti, non รจ bastato il suo volto sorridente perchรฉ la gente, infine, capisse che Dio non รจ quello sgorbio che portiamo nel cuore. La folla, dopo i primi entusiasmi, si รจ raffreddata: Gesรน รจ un bidone, un bluff. I romani sono ancora lรฌ, il Regno nuovo di Davide inesistente, i miracoli pochi e ambigui. Le cose hanno preso una piega inattesa, devastante, Gesรน, turbato, รจ disposto ad andare fino in fondo al suo disegno dโamore, รจ disposto a donare la sua vita e ne parla con i suoi, cerca conferma, conforto, incoraggiamento. Intorno a sรฉ Gesรน ha gli apostoli: con loro ha condiviso tre anni della sua vita, giorno e notte. Sono amici, discepoli, compagni di sogni e di Mistero, cercatori di Dio, da loro Gesรน si aspetta una parola.
Meschinitร infinite
E invece nulla, Gesรน riceve in risposta dai suoi un imbarazzato silenzio e, subito dopo, Marco (cioรจ Pietro) annota un fatto da far accapponare la pelle: โavevano discusso tra loro di chi fosse il piรน grandeโ. Gesรน parla della sua morte e loro stanno distribuendosi i posti, litigano sui privilegi, misurano le prioritร . Gesรน cerca conforto e riceve meschinitร , attende un consiglio e annega nellโindifferenza. Lโimmenso E Gesรน, lโimmenso Gesรน, il Rabbi Gesรน, questo Dio paziente e misericordioso, ancora una volta si mette da parte, non pensa al suo dolore, insegna: โtra voi non sia cosรฌโฆโ Che emozione, amici. Che tristezza. Tristezza, sรฌ, perchรฉ gli apostoli ci assomigliano, siamo loro simili anche in questa piccineria insostenibile. Tutti cerchiamo la gloria, anche spintonando, anche calpestando gli altri, e facciamo diventare normalitร la barbarie che ci sta invadendo. Anche nella Chiesa.
Silenzio
Gesรน si mette da parte. Non รจ lโesatto contrario di ciรฒ che immaginiamo di Dio? Un Dio autosufficiente e certo, un Dio bastante a se stesso, un Dio che mette la sua eternitร al centro, un Dio sommo egoista bastante a se stesso? Dio รจ bisognoso di ascolto, Dio sa mettersi da parte perchรฉ Dio รจ lโamore assoluto, lโamore finalmente realizzato. Gesรน condivide in tutto la fatica e la fragilitร degli uomini ma non lascia che la paura soffochi lโamore. Vedo Gesรน mettersi da parte e penso alle tante volte che ho visto uno sposo farsi da parte, una madre passar sopra alla sua stanchezza per ancora donare e amare, segno fecondo di unโumanitร nuova, un prete che vede anno dopo anno il proprio entusiasmo soffocare sotto il peso di una sterile quotidianitร .
Ex Principi della Chiesa
Gli apostoli โPrincipi della Chiesaโ? No, miseri peccatori sono, miseri e meschini, come me, come voi. Che ce ne saremmo fatti di splendidi discepoli? Cosa avremmo capito, noi discepoli, dalle loro vite perfette? Nelle loro fragilitร scopriamo le nostre, nelle loro piccole miserie rispecchiamo le nostre e ne proviamo vergogna. Al Rabbรฌ dobbiamo guardare, non a noi, non alle nostre rivendicazioni ecclesiali, al nostro metterci a confronto per individuare chi abbia il carisma piรน efficace. La Chiesa non รจ la comunitร dei perfetti ma dei perdonati. Caramente gli apostoli pagheranno la loro supponenza: davanti allo scandalo della croce e davanti alla loro paura ritroveranno lโautenticitร del loro cuore e diventeranno โ finalmente โ capaci di amare. Non scoraggiamoci dei limiti della Chiesa, dei limiti della nostra esperienza cristiana: al Signore dobbiamo guardare, non alle nostre piรน o meno evidenti coerenze. Sogno delle comunitร capaci di ascoltare il Maestro โ e anche la sua sofferenza โ e capaci di superare gli inevitabili piccoli conflitti che sorgono al proprio interno. Ma non dobbiamo aspettare troppo, la conversione bussa alla porta, lโesperienza quotidiana ci dice che viviamo in un tempo in cui essere davvero discepoli puรฒ costare fatica e persecuzione.
Bambini
Fra noi non sia cosรฌ guardiamo ai bambini che tutto attendono dagli adulti, che si fidano, che attendono. Non diventiamo infantili, ma traspareti e puri, desiderosi di essere presi in braccio da Dio, capaci di vedere la luce e la bellezza e il gioco in ogni evento. Bambini nel cuore e nel giudizio, adulti nelle azioni e nella forza di amare. Come Cristo.