I DONI DELLO SPIRITO SANTO
Vorrei introdurre questi pensieri con l’invito che s. Massimo rivolgeva ai torinesi conchiudendo una predica sulla Pentecoste: «Rallegriamoci in questo giorno santo, come ci siamo rallegrati nella festa di Pasqua». Perché la Pentecoste porta a compimento l’opera di salvezza che abbiamo ricordato celebrando il mistero pasquale. Nella colletta abbiamo pregato: «Diffondi i doni dello Spirito Santo sino ai confini della terra». Questi doni sono per noi motivo di gioia, di riconoscenza, di generoso impegno.
«Furono tutti pieni di Spirito Santo»
È lui, lo Spirito Santo, il primo dono della Pentecoste, promesso da Gesù prima di salire al cielo, quando ordinò agli apostoli «di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere che si adempisse la promessa del Padre “quella, disse, che voi avete udito da me: Gio-vanni ha battezzato con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo, fra non molti giorni”» (At 1,4-5). «Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi» (1,8). Prima ancora, la sera del giorno stesso in cui era risorto, aveva comunicato lo Spirito Santo ai discepoli: «Alitò su di loro e disse: “Ricevete lo Spirito Santo”».
Lo Spirito Santo è donato ai credenti – ci assicura Paolo – dall’unico «Dio, che opera tutto in tutti», con «una manifestazione particolare per l’utilità comune». Nel battesimo tutti, senza distinzione, l’abbiamo ricevuto, come una bevanda che disseta. La sequenza moltiplicherà le immagini per farci capire cos’è questo dono: luce, consolazione, sollievo, forza, purificazione, calore, ecc. Per questo preghiamo: «Vieni, Santo Spirito!»; nella preghiera sulle offerte: «Manda, Signore, lo Spirito Santo promesso dal tuo Figlio»; e in quella dopo la comunione: «Sia sempre operante in noi la potenza del tuo Spirito».
Ci lamentiamo che le cose vanno male perché non c’è giustizia, onestà, amore; vanno male solo fuori di noi o anche dentro di noi? Ma, senza voler ignorare i gravi problemi che dobbiamo affrontare giorno per giorno, siamo convinti, come cristiani, che per il miglio-ramento della società e delle coscienze c’è bisogno dell’aiuto di Dio, dell’opera dello Spirito Santo? È la domanda che si faceva, in occasione della Pentecoste, Lamberto Valli, morto a 42 anni nel 1974, che diversi ricorderanno per averlo ascoltato alla radio: «Se oggi abbia senso parlare di Spirito Santo». Rispondeva, cercando di farsi capire da tutti, col riferirsi allo Spirito Santo come amore: «La Pentecoste ricorda a tutti – a chi crede e a chi rifiuta – che esiste l’amore: sia esso, per chi crede, l’amore di Dio; sia, per chi non crede nella religione rivelata da Cristo, l’amore che riscalda il cuore di ogni uomo e gli rende cari una donna o un ideale, una patria o un’amicizia; l’amore ha, comunque, nella Pentecoste la sua festa». Se i primi credenti davano stupendi esempi di unione fraterna, nella comunione di vita e di beni, nella letizia semplice e schietta, sì da attirarsi la simpatia di tutto il popolo (cfAt 2,42-48; 4,12-16), era perché avevano ricevuto lo Spirito Santo e corrispondevano fedelmente alla sua grazia. La Chiesa e il mondo d’oggi hanno bisogno d’una nuova effusione dello Spirito, e tutti dobbiamo pregare: «Vieni, Santo Spirito! ».
Dono dello Spirito, la Chiesa
La Pentecoste è l’epifania della Chiesa, nata dal cuore di Cristo squarciato, vissuta fino allora nel nascondimento e nel silenzio, e che ora si presenta al mondo per annunziare Cristo Salvatore. E un gruppo di circa 120 persone, che presto saliranno a 3.000, poi a 5.000, guadagnati dalla parola degli apostoli, cioè dallo Spirito Santo che infonde in loro sapienza e coraggio e conferma la loro parola con stupendi miracoli. Luca fa un elenco di popoli rappresentati a Gerusalemme nella festa solenne della Pentecoste, sbigottiti «perché ciascuno li sentiva parlare nella propria lingua». Spiega s. Agostino: I discepoli parlavano le lingue di tutti gli uomini; ciò significava che la Chiesa un giorno avrebbe proclamato il messaggio in tutte le lingue per riunire tutti i popoli nella grazia dello Spirito».
Lo Spirito è presente e operante nei generosi annunciatori del Vangelo, che affrontano ogni sacrificio per continuare l’opera degli apostoli, in adempimento del volere di Cristo. Un esempio fra moltissimi. Qualche anno fa i giornali riportavano questa notizia: « Il Papa ha nominato alla sede vescovile di Rumbek, nel Sudan meridionale, il sacerdote autoctono Gabriel Dwatuka, di 54 anni,… Gabriele Dwatuka fu ordinato sacerdote a Nazara il 19 dicembre 1953. Due anni dopo, mentre lavorava nella missione di Meridi, scoppiò la sanguinosa rivolta dei negri sudisti contro gli arabi del Nord che si stavano impadronendo politicamente di tutto il paese. Nel corso della repressione, padre Dwatuka, che si trovava temporaneamente nella missione di Ezo, venne arrestato il 18 ottobre 1955, mentre usciva di chiesa al mattino dopo la celebrazione della Messa, e trasferito nella prigione di Yambio, dove i poliziotti arabi lo denudarono, flagellarono a sangue e torturarono, infierendo sul suo corpo con azioni innominabili. Istigato ripetutamente a rinnegare la sua religione, egli resistette eroicamente con il coraggio dei martiri mentre il suo corpo era livido di battiture e sanguinante di ferite. Il pomeriggio del giorno seguente venne portato a Meridi in catene, ma dopo 24 ore si trovò improvvisamente libero, senza processo, per l’intervento tempestivo e le proteste del prefetto apostolico di Mupoi».
E noi cosa facciamo per sostenere gli sforzi eroici dei missionari? Ma cos’è questa Chiesa? Risponde Paolo: è il corpo di Cristo: «Noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo». Il Crisostomo commenta così le parole di Paolo: «Vuol dire: così il corpo di Cristo, che è la Chiesa. Poiché, come corpo e capo sono un solo uomo, così ha detto che la Chiesa e Cristo sono una sola cosa… A quel modo, cioè, che il nostro corpo è una cosa sola, anche se è composto di molte membra, così anche nella Chiesa tutti siamo una cosa sola. Anche se essa è composta di molte membra, tuttavia queste formano un solo corpo».
Dono dello Spirito, il perdono dei peccati
Per molti non è cosa di molta importanza: in fondo, cos’è il peccato? C’è bisogno di farsi perdonare i peccati? Eppure, se Gesù, la sera di Pasqua, conferisce agli apostoli il potere di perdonare i peccati e a tale scopo dà loro lo Spirito Santo, vuol dire che dobbiamo fare gran conto di questo dono. Perché tutti siamo peccatori e abbiamo bisogno d’essere perdonati.
Questo potere è dato agli apostoli, che sono, con Gesù Cristo, il fondamento della Chiesa, che essi governano e guidano a nome del Signore. Spiega s. Agostino: «La carità della Chiesa, che per mezzo dello Spirito Santo viene riversata nei nostri cuori, rimette i peccati di coloro che ne fanno parte, mentre non rimette i peccati di coloro che non ne fanno parte. E per questo che dopo aver detto: “Ricevete lo Spirito Santo”, subito aggiunge quanto è stato riferito sul rimettere o ritenere i peccati». La Chiesa è, secondo s. Ambrogio, la madre buona che piange sul figlio peccatore, come la vedova che, a Nain, seguiva piangendo la bara del figlio unico (cf Lc 7,11-12).
La riforma del rito della penitenza mette in rilievo il significato ecclesiale di questo sacramento. E importante sottolinearlo nella pratica, specialmente con la celebrazione penitenziale accuratamente preparata. Cade anche opportuna un’osservazione di s. Giovanni Crisostomo. Commentando il potere di rimettere i peccati, egli ne deduce la dignità dei sacerdoti, ma anche la grave responsabilità che viene loro addossata ed esorta i fedeli non solo a rispettarli ma anche a sostenerli con l’affetto sincero e con la solidarietà.
Tutto questo nella Chiesa; perché, afferma s. Agostino, «abbiamo lo Spirito Santo se amiamo la Chiesa; e amiamo la Chiesa se rimaniamo saldamente nella sua unità e carità».
Tratto da “Omelie per un anno 1 e 2 – Anno A” – a cura di M. Gobbin – LDC
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DOMENICA di PENTECOSTE (Messa del giorno)
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- Colore liturgico: Rosso
- At 2, 1-11; Sal.103; Gal 5, 16-25; Gv 15, 26-27; 16, 12-15
Gv 15,26-27; 16,12-15
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.
Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
- 20 – 26 Maggio 2018
- Tempo Pasquale Pentecoste
- Colore Rosso
- Lezionario: Ciclo B
- Anno: II
- Salterio: sett. 4
Fonte: LaSacraBibbia.net
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