San Giovanni, nel suo vangelo ci presenta l’agenda dei primi giorni della vita pubblica di Gesù. Il primo giorno c’è la presentazione che il Padre fa di suo Figlio nel Giordano, “il giorno dopo” chiamò i primi discepoli , “tre giorni dopo ci fu uno sposalizio in Cana di Galilea … e fu invitato anche Gesù con i suoi discepoli”.
Non è né casuale nè secondario che la prima uscita pubblica di Gesù sia avvenuta in occasione di un matrimonio e che in quella circostanza abbia fatto il primo miracolo. Proprio lo stesso ordine della creazione: dopo avergli preparato la casa dove abitare, il creato, Dio crea la famiglia ”maschio e femmina li creò e disse crescete, moltiplicatevi e riempite la terra”. Al di la di ogni considerazione esegetica a cui il testo delle nozze di Cana si presenterebbe preferisco attuare la scena di Cana ai nostri giorni: Gesù è invitato nelle nostre famiglie, ovviamente Lui accetta l’invito.
Come le trova? La sociologia ci direbbe che quello della famiglia è un mondo estremamente problematico ma non è necessario fare degli studi particolari per sapere cosa trova Gesù: nelle grandi città oltre il sessanta per cento delle famiglie vengono da una esperienza di divorzio per cui trova una persona sola con i figli che fanno la spola tra i due genitori, oppure una famiglia nata dopo una esperienza matrimoniale non riuscita e ricomposta con un nuovo coniuge che magari anch’esso viene da una esperienza analoga di divorzio.
Troverà coppie in procinto di separazione o altre di separati in casa in attesa di superare le difficoltà che si frappongono alla separazione. Troverà sicuramente anche delle famiglie “regolari”, cioè nate da un matrimonio a cui son rimaste fedeli e anche delle persone che portano con dignità la loro vedovanza in attesa di ritrovarsi con colui a cui son rimasti fedeli anche dopo la morte perché l’amore è più forte della morte. Queste ultime due categorie sono un terzo di tutte le famiglie, poco più o poco meno a seconda delle zone.
Quando Francesco è diventato Papa conosceva bene la situazione delle famiglie cristiane ed ha manifestato grande attenzione e dolore nel vedere che i due terzi della famiglie ricevevano dalla chiesa soltanto dei “no”. No, al matrimonio, no, all’assoluzione, no, alla Comunione, no all’insegnamento di religione nelle scuole, no a fare da catechisti, no a fare da padrini alla cresima e al battesimo, mentre queste famiglie chiedevano tutto questo volendo partecipare alla vita ecclesiale.
Francesco indisse addirittura un inchiesta a tutta la chiesa, cosa mai fatta, per sapere su cosa pensavano i battezzati della situazione di questi fratelli e la risposta fu quasi unanime per una riammissione alla vita ecclesiale. Fu fatto il Sinodo e cambiò subito l’ermeneutica , cioè il modo di qualificare queste situazioni familiari. Non erano “i più divorziati risposati civilmente” ma “una coppia di persone che venivano da una esperienza non riuscita di matrimonio, che avevano contratto nuove nozze al civile, erano fedeli, avevano dei figli che battezzavano ed educavano cristianamente e, magari…firmavano per l’otto per mille alla chiesa cattolica”.
La decisione fu molto sofferta ma il Sinodo delle famiglie si è concluso con la decisone di prendere seriamente in considerazione queste situazioni irregolari per reintrodurle, dopo un cammino di discernimento, magari accompagnati da un sacerdote, nella piena comunione ecclesiale con la partecipazione all’Eucarestia. Gesù che va a Cana vuol venire in tutte le famiglie e dice che vuole essere presente per aiutarle con la sua benedizione e la Chiesa proclama che “Dio ama tutte le famiglie”.
Quando ero Vescovo dei militari ogni anno facevamo il pellegrinaggio a Lourdes privilegiando le famiglie dei militari. Ovviamente non mancavano coloro che si sentivano in difficoltà per “non essere sposati in Chiesa” allora pensai ad uno slogan “la Madonna ama tutte le famiglie e le attende a casa sua” Fu un successo. Ricordo con commozione la Messa alla Grotta quando tutte le queste coppie , da quelle dei generali a quelle dei soldati semplici, tenendosi per mano si promettevano fedeltà.
E’ certo che Dio ama tutte le famiglie, che la chiesa le accoglie tutte e che i preti, a cominciare da me , che offro da sempre la mia assoluta disponibilità per questo servizio, sono disponibili a condurre le coppie in sincera ricerca del Signore in un cammino di discernimento, che le aiuti a ricostruirsi e reinserirsi perfettamente nel tessuto ecclesiale.
ALTRO COMMENTO
“Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino»”.
Tutti ci cercano per quello che abbiamo, ma chi ti vuole davvero bene non tiene da conto di ciò che hai, ma di ciò che ti manca. L’amore vero è prendere a cuore la mancanza dell’altro, perchè in quella mancanza si gioca il meglio e il peggio della vita. Sono infatti le nostre mancanze la causa prima dei nostri peccati, ma sono altresì proprio le mancanze i punti di svolta dei grandi santi. Ritrovare il vino che manca non serve a riempire un vuoto, ma a cambiarne la sostanza.
Gesù non crea il vino dal nulla, ma cambia l’acqua in vino, cioè prende ciò che c’è e a partire da questo opera un cambiamento radicale. Quello che fino a ieri ti faceva peccare può cominciare ad essere il punto di forza della tua santità. Assurdo! Ma questo è il miracolo: il Signore è l’unico che può prendere sul serio la mia mancanza e trasformarla in santificazione.
Da cosa ce ne accorgiamo? Dal fatto che cominciamo a sentire un’inspiegabile letizia che non trova altra ragione se non nella Grazia di Dio.