Commento a cura di mons. Giuseppe Mani dal sito www.lamiavocazione.it
La lotta con l’angelo. Noi cristiani non abbiamo l’abitudine di rivolgerci a Dio come lo descrive la prima lettura: lottare con Dio. Crediamo che Dio non governa il mondo a colpi di miracoli ma che non è neppure completamente indifferente dinanzi a ciò che avviene quaggiù per cui lentamente diventiamo atei.
L’uomo della bibbia non si rassegna alla sofferenza e al silenzio di Dio per cui la sua preghiera spesso diventa protesta, litigio, braccio di ferro con Dio. Giacobbe lotta con l’angelo fino al mattino e dopo questa lotta cambia nome, diviene Israele, cioè “forte contro Dio”. Nella prima lettura la risposta al profeta Abacuc è rinviata “se indugia , attendila” ma sicuramente la risposta ci sarà. Tutti coloro che attendono non hanno che da mettere sotto i denti il libro. Perché il giusto “vive di fede”.
Ci sono due forme di fede. La fede che crede che Dio ristabilisce la situazione, elimina la violenza, restituisce la salute, porta la pace “come la da il mondo”. E’ una fede rispettabile , in fondo come quella di Israele che attende il Messia che viene “a restaurare tutto”. Una fede con cui si comincia e che ispira tutte le nostre preghiere di domanda. La bibbia la prende in conto, presta le parole e le espressioni ma questa fede sarà sorpassata e attraversata dalla fede pasquale per la quale noi crediamo che Dio non manda “legioni di angeli” ad impedire di fare il male o a difenderci dai disastri naturali che ogni tanto affliggono l’umanità.
Noi crediamo che Dio dona il suo Spirito che ci rende capaci di far servire tutto a realizzare la sua immagine: la morte come la vita, la ricchezza come la povertà, la salute come la malattia. Niente può veramente nuocerci (Lc 10,19), niente può separarci dall’amore(Rom 8,35-39). Non immaginiamoci di poter raggiungere con una semplice convinzione la fede pasquale; ogni volta che le cose non vanno come vorremmo cominciamo sempre con la prima forma di fede, con la protesta, l’implorazione e di la effettuiamo il passaggio nella fede pasquale.
Perché la fede e la preghiera che l’esprime sono esse stese Pasqua, passaggio…
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XXVII Domenica del Tempo Ordinario – Anno C
- Colore liturgico: verde
- Ab 1,2-3; 2, 2-4; Sal 94; 2 Tm 1,6-8.13-14; Lc 17, 5-10
[ads2]Lc 17, 5-10
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!».
Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.
Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
- 02 – 08 Ottobre 2016
- Tempo Ordinario XXVII, Colore verde
- Lezionario: Ciclo C | Anno II, Salterio: sett. 3
Fonte: LaSacraBibbia.net