Gesรน, il Signore, la luce del mondo
Il commento al Vangelo di domenica 26 marzo 2017, quarta domenica di Quaresima, a cura di Enzo Bianchi.
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Nel cammino verso la Pasqua, dopo il tema dellโacqua viva che Gesรน Cristo dona al credente in lui, la chiesa ci fa meditare sulla luce, o meglio, sullโilluminazione, azione compiuta da Gesรน affinchรฉ noi vediamo e siamo strappati dalle tenebre.
Il lungo racconto della guarigione di un uomo cieco dalla nascita in realtร รจ la narrazione di un processo in diverse tappe intentato a Gesรน. Un processo a colui che รจ โla luce del mondoโ (Gv 8,12), la luce venuta nel mondo, quella che illumina ogni essere umano, eppure luce non riconosciuta e non accolta da coloro ai quali era stata inviata (cf. Gv 1,4-5.9-12). Questo racconto รจ paradossale, perchรฉ ci testimonia che chi รจ cieco, non vedente, incontrando colui che รจ la luce del mondo diventa โcapace di vedereโ, mentre quelli che vedono, incontrando Gesรน restano abbagliati fino a rivelarsi ciechi, incapaci di vedere. Questo brano, inoltre, รจ altamente cristologico, presenta molti titoli attribuiti a Gesรน, titoli che ritmano la progressione dalla cecitร al vedere, dalle tenebre alla luce, dallโignoranza alla fede testimoniata. Ma come sempre ascoltiamo il testo con umile obbedienza.
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Uscito dal tempio di Gerusalemme, dove ha celebrato la festa di Sukkot, delle Capanne, festa autunnale nella quale si invocava lโacqua come dono di Dio per la vita piena, Gesรน vede nei pressi della piscina di Siloe un uomo colpito dalla cecitร fin dalla sua nascita. Non avviene, come in tanti altri racconti di miracolo, che il malato invochi Gesรน e gli chieda la guarigione, ma รจ Gesรน che, passando, vede, discerne un uomo bisognoso di salvezza. Anche i discepoli che sono con Gesรน vedono questo cieco, ma con uno sguardo diverso. Conoscono la dottrina tradizionale che lega in modo automatico malattia e peccato, non sanno vedere innanzitutto la sofferenza di un uomo ma cercano di spiarne il peccato. Per questo domandano subito a Gesรน: โRabbi, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perchรฉ sia nato cieco?โ.
Gesรน, che non vede il peccato ma piuttosto la sofferenza e il grido di aiuto in essa presente, dichiara che quella malattia รจ lโoccasione per il manifestarsi del Dio che interviene e salva. Il suo รจ uno sguardo diametralmente opposto a quello colpevolizzante dei discepoli, uno sguardo che dice interesse per la sofferenza umana e volontร di cura conforme al desiderio di Dio. Di fronte al male noi umani, soprattutto noi credenti, cerchiamo una spiegazione, vogliamo individuare la colpa e il colpevole. Gesรน invece rifiuta questo sguardo, lo sguardo dei discepoli, non propone alcuna spiegazione a quella cecitร , al male sofferto dal cieco, e con una reazione di umanissima compassione si avvicina al cieco e si mette a operare per sopprimere il male e far trionfare la vita.
Gesรน si dice โinviatoโ per compiere le opere di Dio, e ciรฒ รจ possibile โfinchรฉ รจ giornoโ, finchรฉ รจ nel mondo, tra gli uomini, quale luce che le tenebre non possono sopraffare (cf. Gv 1,5). Dette queste parole, fa un gesto di cura, terapeutico: impasta della polvere con la sua saliva e la spalma sugli occhi del cieco. In tal modo ripete il gesto con cui Dio ha creato Adam, il terrestre, plasmandolo dalla polvere del suolo (cf. Gen 2,7). Non รจ un gesto di magia, ma un gesto umanissimo: lโuomo non vedente si sente toccato da Gesรน, sente le sue dita e il fango sui propri occhi, sente di poter mettere fiducia in chi lo ha โvistoโ e lo ha riconosciuto come una persona nel bisogno. E non appena Gesรน gli dice di andarsi a lavare nella piscina adiacente โ detta di Siloe, cioรจ dellโInviato di Dio โ, egli obbedisce, va, poi torna da Gesรน capace di vedere. A differenza di Naaman con Eliseo (cf. 2Re 5,10-12), egli crede alle parole di Gesรน come parole potenti, efficaci, e cosรฌ trova quella vista che mai aveva avuto. Il quarto vangelo descrive in appena due versetti la guarigione, senza indugiare sui particolari. Questo infatti รจ un โsegnoโ (semeรฎon), piรน che un miracolo (dรฝnamis): non รจ il fatto in sรฉ che deve trattenere la nostra attenzione, ma ciรฒ che va cercato รจ il suo significato e soprattutto chi รจ allโorigine del segno.
Ma questo fatto, questa azione scatena un processo contro Gesรน, un processo in contumacia, perchรฉ egli non รจ piรน presente accanto allโuomo guarito. Il processo รจ articolato in quattro scene, ma alla fine รจ Gesรน ad annunciare il vero processo in corso, nel quale si rivela chi vede e chi รจ cieco. La prima scena (vv. 8-12) ha come protagonisti i vicini, quelli che incontravano abitualmente il non vedente, i quali si rivolgono a lui, ora guarito. Essi si interrogano tra loro su cosa sia accaduto al cieco, se รจ veramente la stessa persona. Ed egli rivendica con forza la propria identitร : โSono io, che prima ero cieco e ora ci vedoโ. I suoi interlocutori gli domandano cosa sia accaduto ed egli racconta loro ciรฒ che lโuomo chiamato Gesรน ha fatto e detto. Essi allora, presi dalla curiositร , gli chiedono dove sia questo Gesรน, per poterlo incontrare, ma egli non sa rispondere.
Altri uomini, attenti alla Legge, portano il cieco dai farisei, gli osservanti esperti della Torah, affinchรฉ giudichino lโoperato di Gesรน (vv. 13-17). Infatti, precisa lโautore, โera un sabato il giorno in cui Gesรน aveva fatto del fango e aveva aperto gli occhi al ciecoโ. Segue dunque la domanda: โPuรฒ un uomo che infrange il divieto di lavorare in giorno di sabato, dunque un peccatore, fare unโazione buona?โ. La risposta sembra ovvia: โNo, egli non viene da Dio!โ. Questo i farisei vorrebbero sentirsi dire dallโuomo guarito, che invece risponde: โร un profetaโ, passo ulteriore verso la scoperta dellโidentitร di Gesรน. Egli sta progredendo nella fedeโฆ
Segue la terza scena (vv. 18-23): non accettando la dichiarazione dellโuomo guarito, questi uomini religiosi fanno chiamare i suoi genitori e li interrogano sulla cecitร del loro figlio. Costoro, colti da paura, preferiscono non leggere, non interpretare ciรฒ che รจ accaduto al loro figlio. Dicono che egli era cieco dalla nascita, che ora ci vede, ma non sanno come ciรฒ sia potuto accadere. Per questo scaricano su di lui la responsabilitร : โChiedetelo a lui. Ha lโetร , parlerร lui di sรฉโ.
Ed ecco la quarta e ultima scena (vv. 24-34). Quei farisei chiamano nuovamente lโuomo guarito e lo invitano ad ascoltare la soliditร della loro dottrina. Cercano di convincerlo, perchรฉ loro โsannoโ, hanno lโautoritร di discernere che Gesรน รจ un peccatore, dunque non puรฒ fare nulla di buono. Ma lโuomo guarito conferma, con buon senso: โSe sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedoโ. Ma queste parole non bastano, per cui essi insistono nellโinterrogarlo, chiedendogli di raccontare per lโennesima volta lโaccaduto. In risposta, egli ironizza: โVe lโho giร detto e non avete ascoltato; perchรฉ volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?โ. Segue la reazione sdegnata di quegli uomini religiosi, che disprezzano e insultano il malcapitato. La pretesa di questi farisei, esperti delle Scritture, รจ quella di โsapereโ, di conoscere la tradizione alla quale vogliono restare fedeli: non possono dunque ammettere che una buona azione possa essere compiuta mediante una violazione del sabato. Questo sapere, questa conoscenza che pretendono di possedere, impedisce loro di riconoscere una โnovitร โ, che pure si manifesta mediante lโemergere del bene. Solo il passato per loro รจ normativo, ed essi lo qualificano come tradizione autorevole: per questo non sanno nรฉ vogliono sapere lโorigine di Gesรน. Lโuomo che era cieco, invece, ora vede, cioรจ sa: sa di essere stato guarito da Gesรน, sa che Dio non ascolta il peccatore ma chi fa la sua volontร . Egli viene dunque cacciato fuori, fuori dalla comunitร degli osservanti fedeli alla Legge, fuori come tutti quelli che riconoscevano Gesรน quale Messia (cf. v. 22).
A questo punto ecco che si svela il vero processo in corso. Saputo che quellโuomo รจ stato espulso dalla sinagoga, Gesรน lo va a cercare e, trovatolo, gli pone una domanda, da cui nasce il dialogo che costituisce il vertice di questa pagina:
– โTu, credi nel Figlio dellโuomo?โ.
– โE chi รจ, Signore, perchรฉ io creda in lui?โ.
– โLo hai visto: รจ colui che parla con teโ.
– โCredo, Signore!โ. E si prostrรฒ davanti a lui.
Ecco lโapprodo alla fede: lโuomo chiamato Gesรน (v. 11), il profeta (v. 17), uno che viene da Dio (v. 33), il Figlio dellโuomo (v. 35), รจ il Kรฝrios (v. 38), il Signore. Gesรน allora, conosciuta questa fede, dice ad alta voce: โIo sono venuto in questo mondo per un giudizio, del quale รจ in corso il processo. Sono venuto perchรฉ coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechiโ. La reazione di quei farisei mostra che hanno capito la posta in gioco. Gli chiedono infatti: โSiamo ciechi anche noi?โ. E Gesรน conclude, con autorevolezza: โSe foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: โNoi vediamoโ, il vostro peccato rimaneโ. Vedere un segno compiuto da Gesรน e non riconoscere il bene che esso rappresenta, non riconoscere che Dio รจ allโorigine del suo agire, significa essere gettati fuori, essere nelle tenebre, non vedere.
Non resta che chiederci se anche noi siamo dei ciechi nella fede: crediamo forse di vedere e invece non riconosciamo chi รจ la luce, Gesรน Cristo?
p. Enzo Bianchi
Fonte: Monastero di Bose
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IV Domenica del Tempo di Quaresima
- Colore liturgico: Rosa
- 1 Sam 16, 1.4. 6-7. 10-13; Sal.22; Ef 5, 8-14; Gv 9, 1-41
Gv 9, 1-41
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesรน passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: ยซRabbรฌ, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perchรฉ sia nato cieco?ยป. Rispose Gesรน: ยซNรฉ lui ha peccato nรฉ i suoi genitori, ma รจ perchรฉ in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finchรฉ รจ giorno; poi viene la notte, quando nessuno puรฒ agire. Finchรฉ io sono nel mondo, sono la luce del mondoยป.
Detto questo, sputรฒ per terra, fece del fango con la saliva, spalmรฒ il fango sugli occhi del cieco e gli disse: ยซVa’ a lavarti nella piscina di Sรฌloeยป, che significa “Inviato”. Quegli andรฒ, si lavรฒ e tornรฒ che ci vedeva.
Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perchรฉ era un mendicante, dicevano: ยซNon รจ lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?ยป. Alcuni dicevano: ยซร luiยป; altri dicevano: ยซNo, ma รจ uno che gli assomigliaยป. Ed egli diceva: ยซSono io!ยป. Allora gli domandarono: ยซIn che modo ti sono stati aperti gli occhi?ยป. Egli rispose: ยซL’uomo che si chiama Gesรน ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sรฌloe e lร vati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vistaยป. Gli dissero: ยซDov’รจ costui?ยป. Rispose: ยซNon lo soยป.
Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesรน aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: ยซMi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedoยป. Allora alcuni dei farisei dicevano: ยซQuest’uomo non viene da Dio, perchรฉ non osserva il sabatoยป. Altri invece dicevano: ยซCome puรฒ un peccatore compiere segni di questo genere?ยป. E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: ยซTu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?ยป. Egli rispose: ยซร un profeta!ยป. Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finchรฉ non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: ยซร questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?ยป. I genitori di lui risposero: ยซSappiamo che questo รจ nostro figlio e che รจ nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’etร , parlerร lui di sรฉยป. Questo dissero i suoi genitori, perchรฉ avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano giร stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: ยซHa l’etร : chiedetelo a lui!ยป.
Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: ยซDa’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo รจ un peccatoreยป. Quello rispose: ยซSe sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedoยป. Allora gli dissero: ยซChe cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?ยป. Rispose loro: ยซVe l’ho giร detto e non avete ascoltato; perchรฉ volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?ยป. Lo insultarono e dissero: ยซSuo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosรจ! Noi sappiamo che a Mosรจ ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove siaยป. Rispose loro quell’uomo: ยซProprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontร , egli lo ascolta. Da che mondo รจ mondo, non si รจ mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nullaยป. Gli replicarono: ยซSei nato tutto nei peccati e insegni a noi?ยป. E lo cacciarono fuori.
Gesรน seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovรฒ, gli disse: ยซTu, credi nel Figlio dell’uomo?ยป. Egli rispose: ยซE chi รจ, Signore, perchรฉ io creda in lui?ยป. Gli disse Gesรน: ยซLo hai visto: รจ colui che parla con teยป. Ed egli disse: ยซCredo, Signore!ยป. E si prostrรฒ dinanzi a lui. Gesรน allora disse: ยซร per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perchรฉ coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechiยป. Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: ยซSiamo ciechi anche noi?ยป. Gesรน rispose loro: ยซSe foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimaneยป.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
- 26 Marzo – 01 Aprile 2017
- Tempo di Quaresima IV, Colore rosa
- Lezionario: Ciclo A | Salterio: sett. 4
Fonte: LaSacraBibbia.net
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