Buongiorno ragazzi.
La Parola di Dio che ascoltiamo ogni domenica ci trova diversi, ci trova cambiati. Questa parola è nuova perché Dio, nel suo amore che si fa Parola, è sempre nuovo e anche perché siamo nuovi noi, diversi da ieri, diversi da un anno fa.
I versetti del vangelo di oggi sono strettamente legati al brano che abbiamo ascoltato la sera del Giovedì Santo, il giorno in cui ricordiamo tutto l’amore di Dio per noi che poi si mostrerà, in pienezza, il venerdì sulla croce.
Gesù ha terminato di lavare i piedi ai discepoli. Era un gesto che compivano solo gli schiavi, e lui lo fa per mostrare ai suoi discepoli quanto grande è il suo amore per loro.
Eppure in quel cenacolo, ricco dell’amore di Dio, Giuda tradisce Gesù.
Ed ecco il vangelo di oggi. Gesù pronuncia delle parole importanti. Dice ai suoi discepoli, che ignorano il tradimento del loro compagno Giuda: “Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato e Dio è stato glorificato in lui”.
Quando noi pensiamo alla gloria ci vengono in mente i re, i divi, le persone importanti. La gloria è data dai riflettori, dagli applausi, dalle passerelle, dalla televisione, dai teatri…
Qui nulla di tutto questo, anzi, Gesù parla di Gloria dopo essersi comportato come schiavo e sapendo che un amico lo tradiva, o meglio, lo consegnava a chi lo voleva morto.
Di che gloria parla Gesù?
Di una gloria che nasce proprio dall’amore, e non c’è amore più grande di chi dà la vita per i suoi. Ecco la gloria di Gesù: il suo amore per noi! Questa sua capacità di Amare anche chi non si mostra amico è ciò che da gloria a Gesù e al Padre. Non è il tradimento a glorificare Gesù, ma il suo amore che sa mettersi a servizio e sa perdonare senza condizioni.
La stessa gloria Gesù la vuole offrire a noi, a tutti noi suoi discepoli.
Noi riceviamo questo amore di Dio per essere capaci di ridonarlo proprio come Gesù ha fatto e insegnato.
Poi Gesù chiama i discepoli con un termine pieno di tenerezza:“figlioli” letteralmente sarebbe “figliolini – meglio dire – bambini miei”. Gesù sa che tra poco lo verranno a prendere e i discepoli vivranno un tempo di paura e di grande disagio e allora vuole prepararli, vuole aiutarli. Per questo dice loro: “Sono con voi ancora per poco, voi mi cercherete ma dove vado io voi non potete venire”.
Come mai questa espressione?
Perché c’è una morte che li separerà: la morte in Croce dove i discepoli non possono andare, non sono ancora pronti. In seguito, anche loro subiranno il martirio proprio sull’esempio del Maestro.
Anche oggi la televisione ci mostra paesi dove i cristiani vengono uccisi perché credenti in Gesù. Sono i martiri di oggi. Noi viviamo in un nazione dove c’è la possibilità di professare la propria fede e questo è un grande segno di libertà e di accoglienza, ma non in tutte le nazioni questo è possibile.
Anche oggi, in varie parti del mondo, ci sono persone che per amore del Signore affrontano i pericoli che derivano proprio dal fatto di essere credenti in lui.
L’ultima parte di questo brano del vangelo la dovremmo tenere sempre presente, dovremmo scriverla nel nostro cuore. Gesù dice ai suoi discepoli: “Vi do un comandamento nuovo”. Cosa intende dire Gesù con queste parole? Vuole forse dirci che i comandi di Mosè non sono più validi? No certamente!
“nuovo” vuol dire “migliore”, vuol dire che se osserviamo quello, tutti gli altri sono compresi…
E qual è questo comando? “Amatevi come io vi ho amato”. Saper amare come Gesù non è poco, ma essere credenti in lui ci impegna ad assomigliargli proprio nell’amore verso tutti… tutti tutti.
Non è facile certo, perché ci verrà spontaneo amare chi ci ama, chi ci fa del bene, chi è gentile con noi, chi non ci fa alcun torto. Ma Gesù ci insegna che dall’amore non bisogna escludere nessuno, nemmeno coloro che si mostrano poco gentili con noi.
Pensate che sant’Agostino, un grande Padre della Chiesa, diceva, proprio fidandosi di questo comando di Gesù: “Ama e fa ciò che vuoi”. Cioè non ci sono altre regole da rispettare che quella esclusiva dell’amore.
Ci sono uomini e donne, ci sono ragazzi e ragazze, persino bambini che sono stati capaci di assomigliare a Dio amando come lui.
Come si fa?
Incominciando ogni giorno, un pochino al giorno. Se io rimango unito a Gesù durante la giornata, lui mi aiuterà a vivere l’amore nei confronti degli altri.
Un cantautore brasiliano Padre Zezino ha composto una canto che raccontava un episodio che gli era capitato. Una bambina gli chiedeva: “Padre come si fa ad avere la felicità?”. Lui, cantando, rispose: “Amar come Gesù amò, sognar come Gesù sognò, pensar come Gesù pensò, scherzar come Gesù scherzò, sentir come Gesù sentiva, gioir come Gesù gioiva e, quando arriverà la sera, tu ti senti pazza di felicità”.
Provate a vivere un mese così e poi mi racconterete…
Buona domenica!
Commento a cura di Piera Cori per il sito omelie.org