Obbedire solo all’Amore, nonostante tutto
Si può comandare ad un altro di amarci? Lo sappiamo che al cuor non si comanda e, più in generale, siamo sempre un po’ allergici ai comandi e ai comandanti.
Un genitore però non comanda al figlio di amarlo eppure questi obbedisce, (o almeno dovrebbe) quando gli viene chiesto di fare una cosa o di rinunciare ad un’altra. Perché? Lo fa per amore.
Lo facciamo perché i nostri genitori ci hanno insegnato cos’è l’amore e come si ama; siamo in debito con loro. Anche Gesù comanda di amarci a partire dal suo esempio: «amatevi come io ho amato voi». E anche con Lui siamo in grande debito! Non avrebbe bisogno di ordinarcelo perché, nel mondo come lo ha pensato il Padre, dovrebbe essere una cosa naturale amarsi reciprocamente, ma purtroppo il Signore conosce quanto gli uomini siano capaci di egoismo e sopraffazione. Non è un caso che Gesù affidi questo comandamento ai suoi subito dopo il tradimento di Giuda. Un tradimento che non è solo nei confronti del Maestro, ma verso tutta la comunità degli apostoli. Quell’uscire dal cenacolo rappresenta non solo l’abbandono di un luogo fisico ma un allontanamento di Giuda da tutta la comunità. Si capisce, allora, l’esigenza di Gesù di chiarire su cosa si dovrà fondare la Chiesa: sull’amore reciproco che Lui stesso ha insegnato sulla cattedra della croce e nel vuoto del sepolcro.
«Ecco la tenda di Dio con gli uomini!
Egli abiterà con loro
ed essi saranno suoi popoli
ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio.
E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi
e non vi sarà più la morte
né lutto né lamento né affanno,
perché le cose di prima sono passate». (Ap 21,3-4)
Ci sarà sempre chi tradirà gli insegnamenti di Cristo, ci sarà sempre chi si venderà al potere o al pensiero forte del momento, ma, nonostante le lacrime o le tribolazioni di cui parlano sia l’Apocalisse che gli Atti degli Apostoli oggi, la comunità dei cristiani resterà unita e salda nella fede solo se continuerà a fondarsi sull’amore. Ma quale amore?
Gesù si propone come modello di un amore totalizzante, libero, gratuito e capace di ridonare vita e gioia. Se davvero vogliamo essere suoi discepoli, siamo chiamati ad imitarlo cercando di essere amorevoli con tutti, senza fare preferenze né aspettandoci qualcosa in cambio. So quanto sia difficile amare l’altro. Nonostante tutta la nostra buona volontà, spesso non possiamo evitare di disprezzare o addirittura odiare qualcuno perché, diciamoci la verità, a volte l’altro è proprio insopportabile! Ma sulle lacrime, sulle sofferenze che ci provocano gli altri deve sempre vincere l’amore: «da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri». La nostra testimonianza sta tutta qui. Il Signore potrebbe farci incontrare chi, nonostante il suo caratteraccio, ha bisogno della nostra riserva di amore. D’altronde è facile amare chi già ci corrisponde; è più complicato (ma evangelico), invece, amare chi ci ha offeso, chi ci ha deluso, chi ci ha fatto un torto.
Il Vangelo di oggi può sembrare difficile da applicare alla nostra vita, ma, per ritornare all’immagine iniziale, quante volte i nostri genitori ci hanno chiesto cose che ci sembravano impossibili, o hanno preteso rinunce dolorose che al momento non abbiamo compreso però poi, alla fine, si sono rivelate necessarie per il nostro bene. Anche Gesù ci ha detto queste cose perché la sua gioia sia in noi e questa gioia sia piena, cioè sia eterna.
Perciò, comanda al tuo cuore di amare come Gesù ci ha amato e troverai la gioia che cerchi!
Buon cammino, insieme!
don Ivan Licinio – il suo blog