“Il regno dei cieli è simile ad un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo”. Dopo la parabola del seminatore altre parabole sulla semina: quella del seme e della zizzania che crescono insieme nel campo altre, quella del seme di senapa e infine una breve parabola del lievito.
Le parabole costituiscono un linguaggio proprio di Gesù. Parlano di vicende quotidiane che potevano essere vissute da chiunque lo ascoltava. Ed in esse c’è sempre rinvio ad una realtà nuova, la vicinanza di Dio che cambia la storia prendendo le parti dei poveri e chiamando ad una trasformazione dei rapporti. Dio apre ad un futuro di liberazione e salvezza.
Gesù annuncia che è iniziato un tempo nuovo, in cui Dio interviene per adempiere la promesse dei profeti: ‘Egli ha preso le nostre infermità e si è addossato le nostre malattie’ (Is 53,4; cfr.Mt 8,17). E’ dono di speranza e di incontro per tutti, che non pone confini di appartenenza culturale e religiosa che richiede solamente fiducia in lui (cfr Mt 8,5-17).
Le parabole rivelano una prima attitudine di Gesù nei confronti delle persone: il suo parlare toccava la vita, richiamava all’esperienza umana, invitava ad uno sguardo profondo sulle cose di tutti i giorni, sulle realtà semplici e ordinarie lontane dalla sfera della religione. Con ciò indicava che nell’esperienza di tutti i giorni è racchiuso un tesoro, vi è qualcosa da cercare: è la presenza del Dio vicino, liberatore.
Le parabole sono anche una chiamata: parlano sempre del ‘regno di Dio’: nella quotidianità è già presente il dono di una vita nuova. Le parabole nel loro essere racconti e paragoni richiamano a questa ‘novità’ e ad un impegno da accogliere.
Le tre parabole di questa pagina richiamano alcuni tratti del ‘regno dei cieli’. In primo luogo il regno non si afferma senza fatica e senza lotta; esige pazienza e attesa. Non risponde alle esigenze del magico e dell’immediato; richiede invece uno sguardo che si lasci formare allo stile di Dio. Grano e zizzania crescono insieme: il regno cresce ma ci sono elementi che possono soffocare il grano buono.
C’è chi vorrebbe subito fare chiarezza, mietere con violenza, separare i buoni dai cattivi. La parabola presenta la novità del regno: lo stile di Dio è la fiducia nella crescita, la pazienza dell’attesa, lo sguardo dei tempi lunghi. Il sogno di Dio è che alla fine anche la zizzania possa diventare grano perché il Padre non vuole che nessuno vada perduto.
E’ una parola su Dio. Ed è anche una chiamata ad essere responsabili del proprio ambiente: il regno cresce in mezzo a fatiche e lotte, nella difficoltà, ma la fiducia va riposta nella fecondità del seme buono gettato. Gesù presenta lo stile di Dio, non del freddo giudizio ma della cura appassionata.
Una seconda caratteristica del regno è la sproporzione: la parabola del seme di senapa presenta la differenza tra la piccolezza del seme di senape e la grandezza spropositata dell’albero. Il regno non si impone con mezzi grandiosi, ma è presente in realtà minuscole e che non attirano attenzione: Dio sceglie ciò che è debole, piccolo e disprezzato. A partire da quel seme quasi invisibile cresce un albero molto grande.
Una terza caratteristica del regno è la sua forza che fa crescere dall’interno: l’azione del lievito nella pasta, la fa levare con la sua energia nascosta. Gesù indica l’azione quotidiana dell’impastare. Seguire lui è intendere la propria vita come il lievito, in un movimento al servizio di una realtà più grande: nella pasta della storia e dell’umanità c’è un servizio da compiere per la crescita di una realtà più grande. Nascosto nella pasta il lievito si perde ma fa crescere la vita e offre la sua forza per una crescita di qualcosa di più grande.
Gesù indica anche uno stile: non la separazione, la contrapposizione nella condanna dell’altro, ma la silenziosa azione, la condivisione che fa crescere piano piano, non cercando il proprio interesse ma perdendosi all’interno della realtà. Questo è il modo di agire di Dio, che lascia spazio, condivide e scende. Questo dovrebbe essere lo stile dei discepoli, lievito nella pasta della vita e della storia.
Sono un frate domenicano. Docente di teologia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose ‘santa Caterina da Siena’ a Firenze. Direttore del Centro Espaces ‘Giorgio La Pira’ a Pistoia.
Socio fondatore Fondazione La Pira – Firenze.