E’ finita. L’era del Tempio è finita, chiusa per sempre. L’orgoglio di un unico Tempio per l’unico Dio di un’unica nazione si frantumerà. Il sogno proibito di Davide1, realizzato da Salomone, già distrutto un tempo dai Babilonesi, ricostruito dagli esiliati reduci, appena restaurato e reso splendido da Erode il Grande, il simbolo identitario di Israele chiuderà con la sua rovina un ciclo storico e teologico insieme.
Distrutta dai Romani Gerusalemme, la Giudea sarà cancellata e il popolo di Israele vivrà il rischio di frammentazione e scomparsa insieme al senso acuto di colpa, una colpa sentita inspiegabile…perché Signore? si chiederanno i devoti. Se il primo tempio era stato distrutto, nella loro interpretazione di fede, perché “anche tutti i capi di Giuda, i sacerdoti e il popolo moltiplicarono le loro infedeltà,… e contaminarono il tempio” (2Cr 36,14) a buon diritto il Signore aveva compiuto quanto minacciato nel patto. Ma per il secondo tempio, si diranno i rabbini, quale fu la colpa, “se tutti si occupavano della Torah, dei comandamenti e delle opere buone?” Da allora un lamento: “Signore del mondo , quando sarà ricostruito il Santuario?”2.
Eppure così la religione verrà a sbarazzarsi del sistema arcaico sacrificale e dell’intera classe sacerdotale. Scomparirà con essa una forma di vivere il rapporto con il Signore primitivamente viziato dall’immagine di un Dio esattore, mediato da un culto mercantile, basato su un do ut des. A partire dalla distruzione del Tempio il culto giudaico si concentrerà finalmente sulla Scrittura, indagata, pregata, tenacemente amata. Ecco, la lettura apocalittica dei segni vuole svelare dietro la facciata degli avvenimenti il senso ultimo di essi. A fronte dell’approssimarsi della fine il negativo della storia, lo straripare del male paiono soverchiare e angosciare l’orizzonte, ma il lettore è invitato ad avere coraggio, a credere fermamente che niente sarà abbandonato al caos.
Anche Gesù aveva pianto su questa distruzione che ha presagito, giunto in vista di Gerusalemme, e ne aveva dato la sua lettura: “Se avessi compreso anche tu, in questo giorno la via della pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi. Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee,… e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata” (19, 44-43). Subito dopo, entrato nel Tempio ha cacciato i venditori di animali per i sacrifici3, accusando il sistema di averne “fatto un covo di ladri“, e ratificando così la sua condanna a morte.
Le due vicende storiche, quella di una prestigiosa istituzione millenaria e quella di un oscuro rabbì della emarginata provincia, portatore di una pretesa di salvezza, si intersecano quindi nel loro approssimarsi alla fine, in un duello ideale di cui i vangeli riportano il senso (Mc 14, 58). Perché la sua rovina era già iscritta nell’incarnazione del Signore. Il Dio isolato e perimetrato nel Tempio, inavvicinabile e temibile nella sua santità/separatezza aveva scelto di irrompere tra gli uomini e farsi vicino nella carne di Gesù di Nazaret, destinata al macello. Il corpo umano vulnerabile è il nuovo tempio, mentre l’immagine di Dio Padre, che Gesù è venuto a condividere con i suoi, risulta incompatibile con un culto che parta dagli uomini e dai loro sforzi per blandirlo e condizionarlo, in una sostanziale autosalvezza.
Ora, al contrario, una iniziativa ci precede: Dio, anzi il Padre, è per primo appassionatamente alla ricerca di uomini che vogliano porsi dinanzi a lui in Spirito e verità.4 In Spirito, nell’accoglienza di un dono che li avvolge e li inserisce nella comunione tra lui e il Figlio. Nella verità, che è Gesù stesso, il verbo incarnato, trasparenza della fedeltà del Padre.
Se la prima metà del brano (1-11) che apre il discorso escatologico del capitolo 21, focalizza la distruzione del Tempio, la seconda metà (12-18) ci porta un altro segno, l’annuncio della persecuzione dei discepoli. Anche qui c’è in filigrana una sovrapposizione di piani: la predizione del trattamento loro riservato ricalca la prossima vicenda personale di Gesù di Nazaret, con in comune termini e vicende. “Beati voi – aveva già dichiarato agli esordi della predicazione – quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. (6,22-23).
Infatti come gli annunci della passione del Cristo si concludono nella sua resurrezione, la persecuzione dei discepoli si lega alla sua venuta ultima, al risuonare di un “risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina” (21,28). Si rinnova la sconfinata fiducia che il Signore, pur non intervenendo nella storia, ne tiene i capi e la sostiene sino al suo esito finale di salvezza. L’attesa della seconda venuta di Cristo non costituirà disimpegno dalle vicende della vita5, ma sollecitazione alla costruzione del Regno, ai discepoli affidata. Tutto nella forza dello spirito. Luca vi insiste: riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra” (At 1,8).
Conclusione: “Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita”. Così simile al già detto “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà” (9,23-24), posto dopo il primo annuncio di passione a tracciare la strada del discepolo, nella condivisione della riprovazione sociale, che è il senso della croce da sostenere, per riavere in dono la vita che si è disposti a cedere come lui, Gesù; in quella perseveranza, la upomène, il restare saldi, che è insieme pazienza passiva e resistenza attiva, nella speranza.
Raffaela
Comunità Kairòs
- 1 “Durante tutto il tempo in cui ho camminato insieme con tutti gli Israeliti, ho forse mai detto ad alcuno dei giudici d’Israele, a cui avevo comandato di pascere il mio popolo Israele: Perché non mi avete edificato una casa di cedro?”. 2Samuele 7, 7
- 2 Midrashim. Fatti e personaggi biblici, a cura di R. Pacifici, p.175-176.
- 3 Memore di: “l’amore voglio e non il sacrificio, la conoscenza di Dio più degli olocausti”(Os 6,6).
- 4 Gv 4,23
- 5 Cfr “Sentiamo infatti che alcuni fra voi vivono una vita disordinata, senza fare nulla e sempre in agitazione. A questi tali, esortandoli nel Signore Gesù Cristo, ordiniamo di guadagnarsi il pane lavorando con tranquillità” (2Tes 3,11-12).
Letture della
XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C
Prima Lettura
Sorgerà per voi il sole di giustizia.
Dal libro del profeta Malachìa
Ml 3,19-20a
Ecco: sta per venire il giorno rovente come un forno.
Allora tutti i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia saranno come paglia; quel giorno, venendo, li brucerà – dice il Signore degli eserciti – fino a non lasciar loro né radice né germoglio.
Per voi, che avete timore del mio nome, sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia.
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 97 (98)
R. Il Signore giudicherà il mondo con giustizia.
Cantate inni al Signore con la cetra,
con la cetra e al suono di strumenti a corde;
con le trombe e al suono del corno
acclamate davanti al re, il Signore. R.
Risuoni il mare e quanto racchiude,
il mondo e i suoi abitanti.
I fiumi battano le mani,
esultino insieme le montagne
davanti al Signore che viene a giudicare la terra. R.
Giudicherà il mondo con giustizia
e i popoli con rettitudine. R.
Seconda Lettura
Chi non vuole lavorare, neppure mangi.
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési
2 Ts 3,7-2
Fratelli, sapete in che modo dovete prenderci a modello: noi infatti non siamo rimasti oziosi in mezzo a voi, né abbiamo mangiato gratuitamente il pane di alcuno, ma abbiamo lavorato duramente, notte e giorno, per non essere di peso ad alcuno di voi.
Non che non ne avessimo diritto, ma per darci a voi come modello da imitare. E infatti quando eravamo presso di voi, vi abbiamo sempre dato questa regola: chi non vuole lavorare, neppure mangi.
Sentiamo infatti che alcuni fra voi vivono una vita disordinata, senza fare nulla e sempre in agitazione. A questi tali, esortandoli nel Signore Gesù Cristo, ordiniamo di guadagnarsi il pane lavorando con tranquillità.
Parola di Dio
Vangelo
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 21,5-19
In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».
Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.
Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.
Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».
Parola del Signore
Commento a cura di Vanna
Fonte: Comunità Kairos (Palermo)