Commento al Vangelo di domenica 17 Maggio 2020 – p. Alessandro Cortesi op

“Filippo, sceso in una città della Samaria, cominciò a predicare loro il Cristo… Frattanto gli apostoli seppero che la Samaria aveva accolto la parola di Dio e vi inviarono Pietro e Giovanni… imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo”.

Nel cammino di Filippo sono da cogliere alcuni aspetti. Innanzitutto il luogo: la Samaria era una regione considerata eretica, abitata da un popolo che si era separato dalla tradizione religiosa giudaica con il suo centro a Gerusalemme. I giudei nutrivano nei confronti di samaritani sentimenti di ostilità (Sir 50,25-26; cfr. Gv 4,9.20). In Samaria infatti si erano spostati cinque popoli pagani con il loro culto idolatrico (cfr. 2 Re 17,24-41; cfr. Gv 4,18). Proprio in Samaria, il territorio pagano ed eretico, la Parola è accolta: ‘imponevano loro le mani e ricevevano lo Spirito Santo’. Il primo messaggio di questa pagina riguarda la libertà dello Spirito, l’abbattimento di ogni barriera di tipo culturale e religioso.

Un secondo elemento: l’agire di Filippo è descritto come un parlare di Gesù: ‘cominciò a predicare loro il Cristo’ (cfr. At 18,5). I primi apostoli parlano di Gesù: è il messia atteso, il liberatore. Filippo indica una via e riprende lo stile di Gesù di farsi accanto e di spiegare la Parola. Segue la spinta dello Spirito quando scenderà sulla strada, salirà sul carro del funzionario etiope, ascolterà le sue domande e lo aiuterà a comprendere quello che leggeva (cfr. At 8,26-40). In Samaria Filippo ‘recava la buona novella del regno di Dio e del nome di Gesù Cristo’. Il vangelo è dono che fa scoprire l’azione dello Spirito già presente nei cuori.

Un terzo elemento: la presenza dello Spirito viene riconosciuta con l’imposizione delle mani, e genera un’esperienza di gioia. ‘E vi fu grande gioia in quella città’ (At 8,8). La predicazione di Filippo e degli altri apostoli apre ad una esperienza ‘gioiosa’. Proprio nei momenti di prova e delusione i discepoli vivevano la paradossale esperienza della gioia e dello Spirito santo (At 13,52; cfr. 1Cor 1,23). Il regno di Dio è infatti ‘pace e gioia nello Spirito Santo’ (Rom 14,17) e la gioia stessa è uno dei frutti dello Spirito (Gal 5,22).

Nella pagina del vangelo Gesù promette lo Spirito e lo indica con due nomi. Egli sarà un altro ‘paraclito’ (consolatore), e lo Spirito di verità. Lo Spirito è presenza che sta accanto e prende le difese, colui che nel tempo della storia guida la comunità all’incontro con Gesù. Lo Spirito è il ‘grande suggeritore’ che ricorda e mantiene la memoria su quanto Gesù ci ha comunicato. La promessa dello Spirito è indicata insieme al dono di uno stare accanto: ‘non vi lascerò orfani’. E’ promessa che apre una speranza. La presenza dello Spirito è un nuovo modo di rimanere accanto di Gesù risorto.

Lo Spirito poi introduce a tutta la verità e glorifica Gesù come Figlio. L’azione dello Spirito sta nel guidare al Figlio come presenza che rivela il Padre e fa spazio ad una comunione nuova. Lo Spirito di verità richiama alla verità vivente che non è un deposito di nozioni ma Gesù stesso. Ma lo Spirito non è solo ripetitore perché guida verso una verità ancora non incontrata pienamente. Con la sua forza interiore accompagna ad attualizzare quanto Gesù ha insegnato. Fa scoprire i modi concreti per tradurre il suo vangelo nel tempo e nei diversi contesti della vita e della storia.

Fonte


p. Alessandro Cortesi op

Sono un frate domenicano. Docente di teologia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose ‘santa Caterina da Siena’ a Firenze. Direttore del Centro Espaces ‘Giorgio La Pira’ a Pistoia. Socio fondatore Fondazione La Pira – Firenze.

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