La pagina del vangelo che la chiesa oggi ci propone è“la carta costituzionale del Regno di Dio” che va sotto il nome di discorso della montagna. E’ un discorso a cui non è possibile fare sconti, contiene il nocciolo di tutto l’insegnamento di Gesù. Dobbiamo capirlo bene. Ci introduce all’ascolto il profeta Geremia che ce ne offre la chiave di lettura “Maledetto l’uomo che confida nell’uomo. Benedetto l’uomo che confida nel Signore e il Signore è sua fiducia”. Ora ascoltiamo cosa ci dice Gesù: “Beati i poveri perché di essi è il Regno dei cieli. Guai a voi ricchi perché avete la vostra consolazione”. Chi sono i poveri e chi sono i ricchi.
Papa Francesco ha caratterizzato il suo ministero dall’attenzione ai poveri: niente di più evangelico. Nella distinzione tra poveri e ricchi, sembra strano, ma il denaro non c’entra se non di traverso. Ricco non è il miliardario che amministra un’enormità di beni dando da lavorare a decine di migliaia di persone e per questo, necessariamente usa l’aereo, anziché il treno o la macchina, ma colui che confida in sè stesso, colui che si crede un padreterno, colui che ripone la sua fiducia nei suoi capitali anziché nel Signore. Povero è colui che, indipendentemente dal suo conto in banca sa di dipendere dal Signore e ripone in lui la sua fiducia non in sè stesso e nei suoi denari.
Ho conosciuto persone con tanto denaro, capaci di farlo fruttare e di metterlo a disposizione delle proprie attività a servizio del lavoro di tanta gente, con un animo povero, che confidavano davvero nel Signore. E anche loro ho visto in fin di vita sole, con accanto un infermiera che ad orario veniva a fare il, suo servizio come lavoro non certo per puro amore. Nonostante avessero tanto denaro erano davvero i poveri del vangelo a cui il Signore non ha fatto mancare l’esperienza finale di assomigliare a Lui. Siamo tutti poveri, tutti come Gesù ci troveremo nudi su una croce nel letto della nostra agonia, inchiodati a dei macchinari che vivono per noi. E in queste situazioni i ricchi rischiano l’accanimento terapeutico tanto da chiedere l’autorizzazione a farli morire, a concludere la vita nonostante il denaro, mentre chi non lo è finisce all’Hospice, dove speriamo ci sia almeno il prete.
L’uomo è essenzialmente povero, chi si crede ricco è un illuso che addirittura Gesù deride: “Stupido! Non sai che stanotte ti sarà richiesta la tua anima?”. E nessuno creda che verrà un giorno in cui, magari con la rivoluzione evangelica, i poveri diverranno ricchi: falso. La beatitudine si riferisce al Regno dei cieli. Epuloni di qua, lazzari di là. lazzari di qua, epuloni di la. Naturalmente non allo stesso modo. Povero, secondo Gesù è chi confida nel Signore e aspetta tutto da Lui, ricco è colui che confida in se stesso, si sente un padreterno e fa della sua vita la farsa, il carnevale , la “festa dei folii”. Per essere “beati” però non è necessario aspettare di andar di là, no, anche su questa terra si può essere beati ed è proprio questa la grande sfida del cristianesimo: fare della nostra vita una parabola del Regno, cioè anticipare lo stile di vita del Regno di Dio.
Vivere servendoci dei beni materiali per vivere onestamente come ha fatto la famiglia di Nazareth, garantirsi anche quella provvidenza che ci assomiglia alle formiche che mettono da parte l’estate per mangiare d’inverno, perché Dio non ha creato soltanto le cicale, che cantano e poi muoiono, ma anche le formiche che sanno essere provvidenza a sè stesse. Tante sono le oneste e semplici famiglie che ci testimoniano la beatitudine dei Figli di Dio. E con quelli a cui manca il necessario come la mettiamo? La povertà è un valore evangelico, anche Dio è povero, Il Figlio dipende in tutto dal Padre, mentre la miseria non è una virtù ma il frutto del peccato e dell’egoismo degli uomini.
Gesù a Betlemme non aveva la casa ma aveva una famiglia, sulla Croce non aveva un letto ma la Mamma a fianco per morire. Mancare di una casa e di un letto può essere povertà ma mancare di una famiglia per nascere e di una mamma che ti assiste è miseria e questo non è evangelico e la chiesa opera perché sia superata la condizione di miseria esprimendo la sua dottrina sociale. Dio vuole la povertà non la miseria e si serve delle nostre braccia per sollevare i fratelli da questa condizione disumana perché ogni uomo viva nella verità della sua condizione di povero e al mondo sia superata la miseria per realizzare in anticipo quell’immagine di Regno di Dio che dobbiamo anticipare come una parabola…