Sono un frate domenicano. Docente di teologia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose ‘santa Caterina da Siena’ a Firenze. Direttore del Centro Espaces ‘Giorgio La Pira’ a Pistoia.
Socio fondatore Fondazione La Pira – Firenze.
“Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo” (At 1,11)
La narrazione dell’ascensione è un altro modo per esprimere l’evento della Pasqua. Il crocifisso non è rimasto rinchiuso nel buio della morte ma ha vinto la morte con il suo amore ed è vivente in modo nuovo.
La comunità dei suoi discepoli è chiamata a vivere nell’assenza di Gesù, in un vuoto che tuttavia è abitato dalla promessa di un incontro. Verrà: l’umiliato nella morte, tornerà nella gloria. Ma la sua presenza non è solo attesa in vista del ritorno. Si apre sin d’ora la possibilità di vivere un incontro con lui in modo nuovo, nella comunità, nei segni da lui lasciati in sua memoria, nell’operare dello Spirito che anima la missione dei credenti.
Di fronte alle richieste degli apostoli di ‘conoscere i tempi e i momenti’, ossia di dominare il futuro, Gesù invita a non lasciare spazio ad una curiosità che impedisce di guardare al presente e di aprirsi a lui in modo nuovo. Invita per questo ad attendere: è attesa fondata sulla promessa del Padre, sulla sua fedeltà. Ed è attesa di ricevere la forza dello Spirito, fonte della testimonianza. Lo Spirito è il dono di Cristo risorto: il suo agire nella comunità continua per mezzo dello Spirito. Dopo la Pasqua non sarà più possibile incontrare Gesù come prima, ma nella forza dello Spirito.
‘Una nube lo sottrasse al loro sguardo’: la nube nella Bibbia rinvia alle teofanie. La sua presenza è quella di Dio che si fa vicino e chiede uno sguardo rinnovato capace di scorgere i segni che ci ha lasciato: lo Spirito guida nell’esperienza dell’incontro con lui nella fede e rende testimoni della sua risurrezione: ‘voi mi sarete testimoni’.
Ascensione è festa della comunità. Gesù non lascia la sua chiesa, ma dona lo Spirito, presenza-dono che conduce ad entrare nella relazione di amore del Padre e del Figlio. La comunità è coinvolta in questa chiamata ad essere segno della comunione del Padre del Figlio e dello Spirito. Nella chiesa si attua allora una molteplicità di doni e una diversità di servizi, frutto dell’azione dello Spirito; nell’accogliere molteplicità e varietà, la chiesa è chiamata ad offrire testimonianza di unità come comunione:
“Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo” (Ef 4,11-12).
Gesù affida ai suoi il mandato: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura…”. Li invia a continuare quanto egli ha vissuto, l’annuncio della bella notizia del ‘regno’ (cfr Mc 1,12) e la testimonianza di segni di liberazione e di novità di vita (Mc 1,32-34). La Pasqua è evento che compie la signoria di Cristo sulla storia e sul mondo, una signoria particolare perché signoria del servizio e dell’amore fino alla fine. I discepoli sono inviati ad un camminare e operare che li supera e sta dentro a quanto essi vivono: “Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la parola con i segni che l’accompagnavano” (Mc 16,20).
Alessandro Cortesi op