Nel nostro cammino di attesa dell’avvento del Signore Gesù, siamo ancora accompagnati, in questa terza domenica, dalla figura di Giovanni il Battista e dalla sua parola. Quest’uomo austero e senza compromessi, che ha scelto il deserto arido come sua dimora perché si rivelasse in tutta sua forza l’unica parola che è capace di rendere feconda la vita dell’uomo, continua a parlare anche a noi, ad invitarci a preparare nelle nostre esistenze, nel nostro cuore, la via del Signore perché possiamo vedere la sua salvezza.
Afferrato dalla parola di Dio che è scesa su di lui nel deserto per consacrarlo ad esser profeta del Messia, Giovanni ha sentito con forza tutta la radicalità e l’urgenza di una scelta che sia unicamente per il Signore. E con toni forti e taglienti l’ha proclamata perché ogni uomo potesse prenderne coscienza: la parola infuocata che esce dalle labbra del Battista mette a confronto l’uomo con l’imminente giudizio di Dio e non lascia spazio a compromessi e ipocrisie. A coloro che andavano a fasi battezzare, Giovanni dice.
«Razza di vipere, chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? Fate dunque frutti degni della conversione…. La scure è posta alla radice degli alberi, perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco» (Lc 3,7-9). Dio è ‘Colui che viene’, colui che è immediatamente ‘vicino’ e che chiama l’uomo all’ultima presa di coscienza seria e responsabile. Di fronte a Lui non c’è possibilità di scampo, né in un rito rassicurante (il battesimo), né nella presunzione di possedere già la salvezza («non cominciate a dire fra voi: Abbiamo Abramo per padre…»: cf. v. 8). Non è possibile mascherarsi dietro un rito, svuotandolo del suo contenuto; il battesimo ricevuto, per inverarsi, deve avere come conseguenza un mutamento di vita.
L’attesa del Messia che Giovanni annuncia è infuocata e certamente ciascuno sente il timore di incontrare il volto di giustizia di Colui che viene a portare la salvezza. La radicalità di questa parola profetica, d’altra parte, contrasta con l’annuncio di gioia che questa terza domenica di Avvento ci invita ad accogliere (e forse per questo i vv. 7-9 di Lc 3 sono stati omessi nella lettura liturgica). Le parole di consolazione che risuonano nell’annuncio del profeta Sofonia aprono il cuore di Gerusalemme alla gioia, accogliendo il Signore che viene: «…il tuo Dio in mezzo a te è un salvatore potente.
Gioirà per te, ti rinnoverà con il suo amore, esulterà per te con grida di gioia» (Sof 3,17). E anche per Paolo l’imminente venuta del Signore non può produrre altro che gioia nel cuore del credente: «Siate sempre lieti nel Signore… Il Signore è vicino!» (Fil 4,4-5). La testimonianza del Battista è così estranea a questa gioia? Quale salvezza attendeva il Battista? Che cosa pensava del Messia? Si è sbagliato?
Giovanni non si è sbagliato: il Messia che ha annunciato è quello atteso, ma ogni venuta del Signore ha sempre qualcosa di imprevisto. Giovanni era chiamato a preparare la via e dunque il suo compito era quello di richiamare l’uomo alla sua responsabilità , alla urgenza e alla serietà di una reale conversione. E anche se l’annuncio del Precursore è veramente carico di minaccia, la meta ultima non è il castigo, bensì l’insistente richiamo alla conversione che deve concretizzarsi nei frutti degni (v. 8).
Questo è il compito di Giovanni. Sarebbe toccato poi al Signore Gesù rivelare tutta la gioia che scaturisce dalla compassione e dal perdono di Dio per coloro che riconoscono il loro bisogno di salvezza, per i piccoli e i poveri, per gli affaticati e gli oppressi, per i pubblicani e le prostitute. E il volto di Dio che Gesù ha annunciato non è in contrasto con quello che Giovanni proclamava nel deserto; semplicemente è un volto altro, al di là e sopra ogni giustizia. È il volto della misericordia.
Giovanni, nel profondo della sua esistenza così simile al deserto nel quale dimorava, ha avuto la grazia di intravedere, come da lontano, questo volto. A quest’uomo così essenziale, tale visione è bastata per riempire di gioia la sua vita (cfr. Gv 3,29) e comprendere che la parola di Dio è certamente giudizio, ma è soprattutto e prima di tutto evangelo, annuncio pieno di gioia. E lo vediamo proprio nei versetti di Luca che seguono l’invito alla conversione (vv. 10-15).
Giovanni nel deserto predica una conversione, e lo fa con toni infuocati. Ma tutta il suo annuncio diventa consolazione e gioiosa notizia. Tutto è riportato alla bellezza dell’evangelo, tutto è in relazione con quella gioiosa parola di salvezza che è Gesù. E anzitutto Giovanni orienta tutta la sua vita a quell’unica parola che salva. La sua persona non ha importanza e la sua voce è solo prestata all’unica parola che dona salvezza: «Viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali» (v. 16).
Il tono di Giovanni allora diventa umile, pacato, pieno dello Spirito consolatore: è come un fratello maggiore che ci prende per mano e ci guida a Gesù: è lui che è il più forte, è lui l’Agnello che prende su di sé il peccato del mondo, è lui che può perdonare. Si potrebbero porre sulle labbra di Giovanni le parole di Sofonia: «Non temere Sion, non lasciarti cadere le braccia! Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente. Gioirà per te…» (Sof 3, 16-17).
E coloro che, forse un po’ spaventati dalle parole dure uscite dalla bocca di Giovanni, domandano: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?» (v. 12), si sentono rivolgere una risposta profondamente semplice ed evangelica, che indica loro un cammino possibile, quotidiano, di conversione. Giovanni non invita gli uomini a fuggire nel deserto, a rivestirsi di peli di cammello e a nutrirsi di miele selvatico e di locuste.
L’itinerario proposto dal Battista per portare frutti degni di conversione è nella linea dei profeti: il luogo della conversione è la vita in cui deve prendere forma la parola di Dio. La solidarietà e la condivisione, la giustizia e la lealtà sono i frutti degni che maturano in una vita che ha accolto seriamente la parola di Dio. In fondo, ciò che Giovanni propone a coloro che domandano – «che cosa dobbiamo fare?» (vv. 10.12.14) – è semplicemente calare la gioia del vangelo, la misericordia e il perdono di Dio, il suo amore, nei gesti che ogni giorno ognuno è chiamato a compiere, nel lavoro che è chiamato a svolgere, nei rapporti che deve intessere, nel mondo in cui vive.
Ognuno vedrà la salvezza di Dio se la sua vita, nelle dimensioni più semplice e quotidiane, si convertirà alla novità e alla gioia che il Messia dona con la sua venuta. E, in fondo, così è anche vissuto Giovanni il Battista, quest’uomo così austero e senza compromessi. La gioia è diventata il tono profondo della sua vita. Anche se il suo volto e la sua parola erano dure e infuocate, il suo cuore viveva costantemente immerso nella gioia.
Anzi la gioia è stato il frutto maturo della sua vita radicalmente donata e affidata alla parola di Dio, una vita per questo essenziale, dura e allo stesso tempo umile e gioiosa. Da una parte l’umiltà di Giovanni è quasi drammatica; ma proprio per questo riesce già a camminare nella luce della gioia evangelica. E questa umiltà trasforma la violenza e la durezza del suo linguaggio in consolazione ed evangelo:
«Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava i popolo» (v. 18). Quella gioia a cui oggi anche la liturgia ci invita, è stata, a dispetto di tutto, la vocazione di Giovanni.
Fonte: Monastero Dumenza
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III DOMENICA DI AVVENTO – ANNO C
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- Colore liturgico: Viola
- Sof 3, 14-18; Sal.Is 12; Fil 4, 4-7; Lc 3, 10-18
Lc 3,10-18
In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».
Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».
Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.
- 09 – 15 Dicembre 2018
- Tempo di Avvento II
- Colore Viola
- Lezionario: Ciclo C
- Anno: III
- Salterio: sett. 3
Fonte: LaSacraBibbia.net
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